di Anna Lesnevskaya
È stato un anno all’insegna del populismo e di violenti scontri politici che hanno fratturato le società occidentali e liberato una retorica di pancia, talvolta con esito letale: come nel caso della parlamentare inglese anti-Brexit, Jo Cox, uccisa da un simpatizzante di estrema destra. In questo clima diversi soggetti internazionali hanno promosso una serie di iniziative per contrastare l’antisemitismo e soprattutto lo hate speech (l’incitamento all’odio) che, se incontrollato, può portare a delle conseguenze tragiche, come dimostra la storia della Shoah.
“La persecuzione nazista degli ebrei è cominciata con lo hate speech, la discriminazione e la de-umanizzazione del linguaggio. Nel corso degli anni, abbiamo imparato che una società che tollera tali azioni è suscettibile di altre forme del razzismo, dell’odio e dell’oppressione”. A mettere in guardia contro questi rischi è Mihnea Constantinescu, presidente dell’Alleanza Internazionale per la Memoria dell’Olocausto (IHRA). L’ambasciatore rumeno è intervenuto alla tavola rotonda intitolata “Come contrastare l’antisemitismo attraverso l’istruzione, la cultura e i media”, co-organizzata da l’IHRA e UNESCO a Parigi il 6 dicembre scorso.
Il presidente dell’IHRA si è detto preoccupato per “i messaggi antisemiti che si mischiano oggi al discorso dell’estrema destra radicale o a quello negazionista negli spazi pubblici, nei media e sui social”. E ha proposto una via d’uscita: “Educare le giovani generazioni alla denuncia e al rigetto di ogni forma di estremismo, intolleranza, razzismo e antisemitismo è un traguardo necessario per plasmare il futuro. Più educazione per un comportamento più responsabile nell’affrontare questi mali renderà in fin dei conti ogni società più solida”.
L’IHRA è la maggiore rete internazionale, costituitasi nel 1998 e composta da 31 Paesi ,che promuove l’istruzione, la memoria e la ricerca sulla Shoah. Uno degli ultimi traguardi dell’organizzazione è stata l’approvazione della Working Definition of Antisemitism (“definizione pratica dell’antisemitismo”), nel maggio scorso, proprio per evitare che “l’ignoranza possa essere adotta come scusa della mancanza di principi e di fermezza”. Nel 2018 la presidenza dell’IHRA spetterà all’Italia, coincidendo con l’ottantesimo anniversario della promulgazione delle leggi razziali fasciste.
Sempre il 6 dicembre è stato diffuso l’appello alle autorità e alla cittadinanza della Association of Holocaust Organizations, una rete internazionale con sede a New York, che lancia l’allarme sull’aumento dei crimini d’odio. Facendo riferimento soprattutto al contesto americano, il testo dell’appello recita: “Nei mesi recenti c’è stato un intensificarsi del razzismo senza freni e dello hate speech, incluso l’antisemitismo sfacciato e attacchi contro ispanici, musulmani, afroamericani, donne e comunità LGBT”.
I firmatari dell’appello ricordano le parole di Elie Wiesel – “Giuro di non rimanere mai in silenzio di fronte alle sofferenze e umiliazioni cui vengono sottoposti gli esseri umani” – e chiedono alle autorità politiche e religiose di “condannare con forza e esplicitamente l’aumento dello hate speech e ogni tipo di aggressioni contro i nostri principi democratici”. Spetta poi ai media e ai social “di rifiutarsi di fornire un palcoscenico per i gruppi d’odio”.
Proprio in questo spirito il No Hate Speech Movement (Movimento contro lo hate speech), una campagna del Consiglio d’Europa diretta alla partecipazione dei giovani su Internet, ha indetto per il prossimo 10 dicembre una Giornata d’azione per i diritti umani online. “Lo hate speech non è un’opinione”, dice lo slogan dell’iniziativa. Ciascuno potrebbe aderire alla giornata attraverso varie azioni per sostenere la responsabilità in rete e i diritti umani dei gruppi vulnerabili e per smontare la narrazione di chi incita all’odio.