di Ilaria Myr
Dopo un mese di processo, è stato condannato a 20 anni di prigione dalla corte d’assise di Parigi per associazione per delinquere a scopo terroristico Abdelkader Merah, fratello del terrorista Mohamed Merah che nel marzo del 2012 uccise a Tolosa sette persone, fra le quali tre bambini ebrei e un insegnante davanti a una scuola ebraica.
L’imputato è stato però assolto dall’imputazione di complicità con il fratello, per la quale l’accusa aveva chiesto trent’anni, cioè il massimo della pena. Secondo il giudice, infatti, Mohammed è stato “sempre da solo” mentre commetteva i crimini, l’11, il 15 e il 19 marzo, a Tolosa e Montauban. Nonostante sia stato riconosciuto come colpevole di avere partecipato a “un furto collettivo” dello scooter che è servito a Mohamed Merah, la corte ritiene che “alcun elemento della procedura dimostra che Abdelkader conoscesse gli obiettivi e i crimini commessi dal fratello”.
Dal canto suo, Abdelkader ha ammesso che il fratello aveva «bisogno di fare dei furti per andare in viaggio a trovare una rete per soccorrere la causa di dio», ma ha dichiarato di «ignorare che stava per passare immediatamente in azione».
L’influenza radicale di Abdelkader Merah sul fratello
Indubbia la cattiva influenza di Abdelkader, radicalizzatosi nel tempo, sul fratello Mohammed durante l’adolescenza, ma non considerata dai giudici «un elemento di complicità punibile». Eppure, un altro fratello Merah, Abdelghani Merah, ha dichiarato durante il processo che «Abdelkader ha influenzato Mohamed. E’diventato terrorista attraverso il suo esempio, i suoi propositi, il suo odio. Avevo detto: “un giorno o l’altro uno dei due farà un attentato”», ha aggiunto, sostenendo che Mohamed voleva provare di essere più forte di Abdelkader.
La reazione degli ebrei
“Abdelkader Merah resta totalmente colpevole agli occhi del dolore delle famiglie e dell’orrore del crimine commesso da suo fratello, che aveva radicalizzati e strumentalizzato come braccio armato della sua ideologia mortifera”, ha dichiarato in un comunicato stampa Francis Kalifat, presidente del Crif, deluso che la giustizia non sia andata fino in fondo – all’accusa di complicità – quando gli elementi lo giustificavano e timoroso che i terroristi islamici vedano in questo verdetto un segno di debolezza.