di Pietro Baragiola
Mercoledì 15 novembre l’emittente pubblica britannica BBC si è pubblicamente scusata dopo che un suo collaboratore ha citato in maniera errata un rapporto di Reuters, dichiarando che l’IDF stava “prendendo di mira” anziché “collaborando con” il personale medico e i civili arabi all’interno dell’ospedale Al Shifa di Gaza.
Questo è stato solo uno dei numerosi errori mediatici che la BBC ha compiuto dall’inizio del conflitto tra Gaza e Israele, scoppiato il 7 ottobre, venendo accusata di “aver ripetuto a pappagallo la propaganda di Hamas e di aver mostrato una mancanza di chiarezza morale” come dichiarato dall’ex primo ministro britannico Naftali Bennett.
“Educare, informare e intrattenere” è questo l’obiettivo affidato all’emittente britannica dal suo padre fondatore, John Reith, ma molti oggi ritengono che questo scopo sia stato fuorviato da parzialità religiose e dalla tendenza nel preferire la celerità della pubblicazione alla ricerca della verità. Questo fatto è oltremodo allarmante, specialmente dopo che nel 2023 una ricerca ha stabilito che la BBC raggiunge ogni settimana circa 447 milioni di spettatori da ogni angolo del mondo.
Persino il principale programma satirico israeliano “Eretz Nehederet” non si è trattenuto dal mettere in ridicolo la copertura della BBC del conflitto tra Hamas e Israele, mostrando l’emittente con toni eccessivamente comprensivi nei confronti dei terroristi: “un giovane ostaggio israeliano ti sta torturando continuando a piangere e privandoti così del sonno? È una cosa troppo ingiusta!” commentano sarcasticamente i presentatori del programma.
Nonostante molti corrispondenti della BBC abbiano cercato di difendere il network dai numerosi commenti satirici e dalle accuse di comportamenti antisemiti, non hanno convinto le comunità ebraiche coinvolte e le proteste continuano tutt’ora.
Il termine “terrorista”
Una delle principali controversie rivolte contro la BBC riguarda la ferma determinazione del network nel non etichettare Hamas come “terrorista” e preferire la parola “militanti” per i seguaci che hanno causato la morte di 1400 civili israeliani.
Questa presa di posizione dell’emittente le ha attirato forti critiche da parte di ogni angolo del governo, culminando il 16 ottobre in una manifestazione della campagna contro l’antisemitismo proprio davanti ai suoi studi televisivi.
In seguito a questi eventi i portavoce della BBC hanno spiegato che le loro linee guida editoriali, aggiornate nel 2019, sostengono che il termine “terrorista” e i suoi derivati abbiano troppe sfumature politiche ed è obbligo dei loro giornalisti rimanere obiettivi e imparziali.
“’Terrorismo’ è una parola densa di significato” ha sostenuto il redattore di affari mondiali della BBC News John Simpson. “Non è compito della nostra emittente dire alla gente chi deve sostenere e chi condannare, chi sono i buoni e chi i cattivi. Per questo motivo ai giornalisti viene consigliato di descrivere gli autori di questi crimini con termini come ‘bombarolo’, ‘attentatore’, ‘uomo armato’ e ‘militante’”.
Nonostante questa linea di difesa sembrasse inizialmente valida è stata rapidamente smontata dalle prove di numerosi casi recenti in cui l’emittente ha usato il termine “terrorista” senza la minima esitazione: gli attacchi dell’11 settembre, gli attentati di Londra del 2005 e l’attacco al teatro Bataclan di Parigi del 2015 sono stati definiti “terroristici”.
In risposta a questi fatti, alla fine di ottobre, l’emittente ha confermato che avrebbe abbandonato il termine “militanti” come descrizione predefinita e avrebbe fatto riferimento ad Hamas come un gruppo “proscritto come organizzazione terroristica dal governo britannico e da altri”.
L’attacco all’ospedale Al-Ahli
La BBC è entrata nell’occhio del ciclone degli errori mediatici a causa della sua copertura dell’attacco all’ospedale Al-Ahli di Gaza del 17 ottobre quando ha pubblicato la notizia senza prima verificare l’attendibilità delle sue fonti.
“Si teme che centinaia di persone siano morte o ferite in un attacco aereo israeliano contro un ospedale di Gaza, dicono i funzionari palestinesi” ha dichiarato la BBC, senza precisare che per “funzionari palestinesi” si intendeva Hamas.
Questa notizia ha fatto rapidamente il giro del mondo, accusando apertamente l’esercito israeliano e venendo condivisa da molti personaggi importanti tra cui l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby.
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Il comportamento della BBC nei suoi programmi di informazione ha peggiorato ulteriormente la situazione quando un corrispondente del network ha dichiarato in diretta che “l’esercito israeliano ha invitato alla cautela su quelle che ha definito le affermazioni non verificate di un’organizzazione terroristica. Questa dichiarazione però non verrà creduta dai palestinesi e da milioni di altre persone in Medio Oriente”.
Nei giorni seguenti, ulteriori indagini dell’IDF hanno ufficialmente scagionato la responsabilità di Israele nell’attacco all’ospedale, svelando che in realtà il missile responsabile dell’esplosione era stato fatto partire in un luogo vicino alla struttura da alcuni miliziani di Hamas.
Ma ormai il danno era stato fatto: la notizia che accusava come responsabile l’esercito israeliano era già trapelata in molte città del Medio Oriente e diverse capitali europee sono esplose di rabbia con attacchi alle sinagoghe e violente ripercussioni antisemite. A causa di questo clima di tensione l’incontro previsto in Giordania tra il Presidente americano Joe Biden e i leader della comunità araba è stato cancellato.
In seguito la BBC ha ammesso il suo errore e ha dichiarato che farà il possibile per “aumentare l’accuratezza delle proprie notizie”. D’ora in avanti, infatti, i titoli degli articoli adotteranno una nuova formula: inizieranno con la fonte della rivendicazione piuttosto che con la rivendicazione stessa (invece di dire “centinaia di morti, X rivendica”, la notizia riporterà “X sostiene che centinaia di persone sono state uccise”).
L’antisemitismo nel mondo mediatico
Il crescente clima antisemita diffuso in tutto il mondo ha raggiunto anche la redazione della BBC dove, negli ultimi giorni, diversi membri del personale sono stati allontanati per aver pubblicato sui social media messaggi che sembravano sostenere Hamas.
Un corrispondente della BBC di Beirut ha inoltre inviato un’email a Tim Davie, il direttore generale dell’emittente, accusando l’azienda di essere troppo morbida nei confronti di Israele: “parole come ‘massacro’ e ‘atrocità’ vengono usate in modo preponderante quando riferite alle azioni di Hamas ma raramente, o quasi mai, in riferimento alle azioni di Israele”.
Questi pregiudizi anti-israeliani interni alla BBC fanno parte di un quadro che nell’ultimo anno è diventato sempre più preoccupante: solo quattro mesi fa diversi membri della comunità ebraica si sono definiti “inorriditi” dallo scambio di battute tra la presentatrice Anjana Gadgil e l’ex primo ministro Bennett, arrivato in studio per discutere delle operazioni dell’IDF a Jenin. “A quanto pare le forze israeliane sono felici di uccidere i bambini” ha dichiarato Gadgil in risposta alla dichiarazione di Bennett secondo cui tutti i palestinesi uccisi a Jenin erano terroristi. Il commento della presentatrice contrariò notevolmente l’ex primo ministro che rispose in maniera molto decisa: “lei come definirebbe se non con la parola ‘terrorista’ una persona di 17 anni che, armata di fucile, spara e uccide la tua e la sua stessa famiglia?”
Inoltre, la decisione della BBC di invitare nei suoi studi il controverso commentatore Abdel Bari Atwan lo scorso autunno ha portato ad una lettera aperta firmata da 36 parlamentari e personalità pubbliche per criticare il comportamento dell’emittente. Durante i suoi interventi infatti Atwan avrebbe elogiato i terroristi come “martiri”, definendo i loro attacchi come “miracoli”.
Questo evento ha portato ad un’indagine sulla copertura della BBC nei confronti degli ebrei e di Israele: i risultati ottenuti hanno dimostrato che, dall’inizio del 2021, la sede araba della BBC è stata costretta ad emettere più di 130 correzioni riguardanti Israele e argomenti di carattere ebraico.
È importante ricordare però che la BBC non è stata certo l’unica emittente ad essere stata accusata di parzialità anti-israeliana: ITV News è stata costretta a scusarsi dopo aver mostrato un’intervista con una giornalista iraniana che aveva descritto l’attacco di Hamas del 7 ottobre come un “ritorno a casa della resistenza palestinese”. Inoltre anche Sky News e ITN hanno rifiutato di usare la parola “terrorista” etichettando gli attentatori come “militanti” e “combattenti”.
Per contrastare la forte campagna antisemita alcuni dei giornalisti della BBC si sono esposti in prima linea, intervistando con domande scottanti i rappresentanti di Hamas e portando persino l’ex viceministro degli Esteri del gruppo terroristico ad alzarsi bruscamente durante l’intervista dopo che il corrispondente gli chiese “come potesse giustificare l’uccisione di centinaia di persone mentre dormono”.
“I continui attacchi alla BBC stanno avendo riscontri nocivi anche su questi coraggiosi membri della redazione. Il personale piange nei bagni e i freelance sacrificano i loro guadagni non presentandosi al lavoro a causa del disagio collettivo” ha dichiarato alla rivista The Times un corrispondente della BBC, preoccupato per il futuro dell’azienda.