Corte di Giustizia Internazionale: Israele rigetta l’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica

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di Giovanni Panzeri
Dopo aver dato modo al Sudafrica di presentare il suo caso, la Corte di Giustizia dell’Aja ha ascoltato, nel corso della mattinata di venerdì 12  gennaio, la difesa Israeliana dall’accusa di genocidio contro la popolazione di Gaza, in violazione della Convenzione sul genocidio del 1948, di cui Israele è firmatario.

Il consigliere legale del Ministero degli Esteri israeliano, Tal Becker, ha introdotto le tesi della difesa accusando il Sudafrica di “mantenere strette relazioni con Hamas” e affermando  che “ ha presentato alla corte una visione profondamente distorta della questione, a livello fattuale e legale. Questo caso nella sua interezza si basa su una visione delle ostilità completamente decontestualizzata e manipolata”.

Becker ha inoltre addossato ad Hamas la responsabilità diretta e indiretta delle vittime civili palestinesi e dei danni alle infrastrutture, descrivendo poi davanti alla Corte gli atti “ di massacro totale, mutilazione, stupro e rapimento” compiuti da Hamas il 7 ottobre.

“Se un genocidio è stato perpetrato- ha affermato Becker- è stato perpetrato contro Israele”.

Intenzionalità e plausibilità

La delegazione si è inoltre concentrata sul negare le asserzioni dell’accusa riguardanti l’‘intenzionalità’ di perpetrare un genocidio da parte del governo israeliano, e la ‘plausibilità’ delle accuse sudafricane presso la corte.

Il primo elemento, l’intenzionalità, è infatti necessario per poter giudicare un genocidio come tale dal punto di vista legale. Il secondo invece permetterebbe alla Corte di adottare entro poche settimane misure provvisorie che potrebbero danneggiare gravemente la posizione di Israele a livello internazionale.

In particolare se la Corte adottasse in toto o in larga misura le misure provvisorie richieste dal Sudafrica, renderebbe nei fatti impossibile la continuazione delle operazioni militari a Gaza nel rispetto del diritto internazionale.

“Queste misure impedirebbero ad Israele di difendere i suoi cittadini- ha dichiarato il dottor Christopher Staker– se fossero garantite permetterebbero a terzi di impedire a uno stato di difendersi dagli attacchi di gruppi terroristici”.

Per quanto riguarda l’intenzionalità la delegazione israeliana ha affermato che molte delle dichiarazioni di membri importanti del governo Israeliano riportate dall’accusa, tra cui quelle del Primo Ministro Netanyahu, sono riportate solo in parte o estrapolate dal contesto.

In altri casi la delegazione afferma che si tratta di affermazioni non rilevanti in quanto pronunciate da parlamentari o ministri del governo che non fanno parte del consiglio di sicurezza o del gabinetto di guerra, le istituzioni che conducono le operazioni a Gaza.

“Alcuni commenti mostrati dal Sudafrica sono chiaramente retorici- ha dichiarato il professor Malcolm Shaw– commessi in seguito ad un evento traumatico, che non possono essere giudicati come incitazioni al genocidio”.

La delegazione ha poi accusato il Sudafrica di giudicare l’evacuazione della popolazione come una prova di genocidio, quando invece costituirebbe un atto umanitario volto a limitare il numero di vittime e ha argomentato che questo e altri atti compiuti da Israele, tra cui la distribuzione di aiuti, testimonierebbero l’assenza dell’intenzionalità di commettere un genocidio.

Ha inoltre affermato che il danneggiamento di ospedali e altre strutture civili avviene solo quando queste strutture vengono utilizzate per fini militari da Hamas.

Al termine dell’udienza la Corte si è ritirata, annunciando la possibilità di ulteriori consultazioni con le due parti.

La reazione del Sudafrica

Come riportato dal Guardian, il ministro della Giustizia Sudafricano, e componente della delegazione all’Aja, Ronald Lamola ha dichiarato che il suo stato, contrariamente da quanto affermato da Israele, ha condannato gli attacchi del 7 ottobre da parte di Hamas e chiesto l’immediata liberazione degli ostaggi.

“Tuttavia, quali che siano gli atti commessi da individui palestinesi o quale che sia la gravità della minaccia verso i cittadini israeliani- ha affermato il ministro- questi non possono giustificare un attacco genocida contro tutta Gaza, volto a distruggerli”.