di Anna Balestrieri
“Se le tendenze attuali continueranno, calerà il sipario sulla possibilità di condurre una vita ebraica in Occidente: indossare una stella di David, frequentare sinagoghe e centri comunitari, mandare i figli in scuole ebraiche, frequentare un club ebraico nel campus o parlare ebraico”.
Giunge in una serata dolorosa, l’erev Yom ha-Shoah, dedicata al ricordo delle vittime dell’Olocausto, la notizia della pubblicazione del Rapporto Mondiale sull’Antisemitismo per il 2023. I dati sono tutt’altro che rassicuranti e segnalano un aumento degli episodi di antisemitismo in tutto il mondo, in particolare nei Paesi occidentali, con incrementi significativi rilevati in vari paesi, tra cui Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Argentina, Germania, Brasile, Sudafrica, Messico, Paesi Bassi, Italia e Austria.
Questa impennata è da attribuirsi solo in parte alla guerra in risposta al pogrom del 7 ottobre. La maggior parte dei paesi con una significativa popolazione ebraica ha registrato un aumento del numero di incidenti di matrice antisemita già nei primi nove mesi del 2023, prima dell’inizio della guerra. Secondo il report, “il 7 ottobre ha contribuito a diffondere un incendio che era già fuori controllo.”
Il Rapporto, di 150 pagine, comprende saggi approfonditi su diversi Paesi e uno studio sui profili dei diffusori di contenuti antisemiti sui social media. Sottolinea come i discorsi d’odio si articolassero già prima che Israele lanciasse la sua campagna a Gaza, anche nei principali campus universitari, e invita quindi a non considerare la recente ondata di antisemitismo come una risposta emotiva alla guerra. La politica di alcuni aggressori antisemiti di dichiarare che “il loro problema è con Israele, non con gli ebrei, per poi attaccare gli ebrei e le istituzioni ebraiche” dovrebbe essere smascherata.
L’antisemitismo negli USA
Va sottolineato che la minaccia non proviene solo dalle “fonti convenzionali” dell’odio antiebraico degli ultimi decenni, ossia gli attivisti dell’estrema sinistra. Un Rapporto dell’Università di Tel Aviv sull’antisemitismo negli Stati Uniti afferma che “Contrariamente alla saggezza convenzionale, gli incidenti del dopo 7 ottobre sono stati guidati anche dall’estrema destra americana. Neonazisti, suprematisti bianchi e altri hanno glorificato Hamas e hanno usato la guerra per diffondere propaganda antisemita e teorie cospirative, secondo le quali la crisi farà avanzare la sostituzione della maggioranza bianca in Occidente con i migranti provenienti dal Medio Oriente. Negli Stati Uniti le frange stanno invadendo il centro politico sia da destra che da sinistra, rendendo molto più difficile la lotta all’antisemitismo.”
Secondo il Rapporto dell’Anti-Defamation League, a New York, la città con la più grande popolazione ebraica al mondo, la Polizia ha registrato 325 crimini di odio antiebraico nel 2023 rispetto ai 261 registrati nel 2022, la Polizia di Los Angeles ne ha registrati 165 rispetto a 86, e la Polizia di Los Angeles ne ha registrati 50 rispetto a 39. L’ADL ha registrato 7.523 incidenti nel 2023 rispetto ai 3.697 del 2022 (e secondo una definizione più ampia, 8.873); il numero di aggressioni è passato dalle 111 nel 2022 alle 161 nel 2023 e quello degli atti vandalici da 1.288 a 2.106. Le università si sono attrezzate con uno speciale kit per la denuncia online di episodi antisemiti alle autorità competenti.
L’antisemitismo in altri paesi con significative comunità ebraiche
Anche in altri Paesi si è assistito a un drammatico aumento del numero di attacchi antisemiti, secondo i dati raccolti dal Rapporto da agenzie governative, autorità di polizia, organizzazioni ebraiche, media e ricerche sul campo.
È da segnalare l’impossibilità di tracciare episodi di violenza in paesi come la Federazione Russa.
La mancanza di misure efficaci contro il diffondersi dell’antisemitismo
Secondo il Prof. Uriya Shavit, responsabile del “Centro per lo Studio dell’Ebraismo Europeo Contemporaneo” e dell'”Irwin Cotler Institute”, se le tendenze attuali continueranno, la vita ebraica in Occidente potrebbe essere gravemente compromessa. Critica la mancanza di misure efficaci contro l’antisemitismo e suggerisce di delegare la responsabilità di combatterlo al Ministero degli Affari Esteri.
“Non siamo nel 1938 e nemmeno nel 1933”, ricorda Shavit. “Eppure, se le tendenze attuali continueranno, calerà il sipario sulla possibilità di condurre una vita ebraica in Occidente: indossare una stella di David, frequentare sinagoghe e centri comunitari, mandare i figli in scuole ebraiche, frequentare un club ebraico nel campus o parlare ebraico”. Shavit rivolge il suo “j’accuse” e le sue critiche al Ministero per gli Affari della Diaspora e la Lotta all’Antisemitismo, definendolo “ridondante”: “un piccolo esempio di quanto lo sia: qualche mese fa, in un altro rapporto, abbiamo notato che il link fornito sul loro sito web in inglese per la segnalazione di incidenti antisemiti porta a una pagina vuota. La cosa ha fatto notizia sui media. E cosa è successo? Niente. Nessuno si è preoccupato di risolvere il problema. La pagina continua a essere vuota. Non ci sono limiti alla negligenza e alla mancanza di professionalità”.
L’allarme dell’Anti-Defamation League: è l’anno più cupo della nostra storia
Jonathan Greenblatt dell’ADL descrive l’impennata di incidenti antisemiti come uno “tsunami di odio” dopo il pogrom del 7 ottobre, sottolineando la necessità di agire per affrontare questa minaccia.
I numeri del rapporto sono impressionanti e segnano l’anno più cupo nella storia dell’Anti-Defamation League, che opera da più di un secolo e si occupa di questo audit da 45 anni.