di Roberto Zadik
Da Tel Aviv a Londra: manifestazioni ed eventi hanno coinvolto migliaia di persone nelle piazze, unite dal grido “Riportate a casa gli ostaggi”. Discorsi, eventi ed emozioni da sabato sera, 13 gennaio fino a domenica sera.
Da anni non si vedeva una mobilitazione tanto imponente: per un giorno intero, dalla sera di sabato 13 a tutta la giornata di domenica 14 gennaio, la vitale Tel Aviv è stata invasa da una folla di migliaia di persone, oltre 120.000 (ma secondo alcune fonti erano 300.000), che dopo cento giorni di guerra hanno deciso di far sentire la “voce del Paese”.
“Riportateli a casa, adesso” è stato lo slogan centrale di uno dei presidi più importanti della recente storia di Israele, avvenuto nel centro della città in quella che è stata chiamata Kikar Hahatufim (Piazza degli ostaggi). Stando all’articolo uscito sul Times of Israel, realizzato dai giornalisti dell’autorevole redazione israeliana, dopo la conclusione dell’evento, la manifestazione ha ospitato una serie di interventi istituzionali sia di personalità politiche nazionali e internazionali ma anche coinvolgenti esibizioni musicali.
Fra gli eventi, da segnalare non solo il sentito discorso del presidente Isaac Herzog, ma anche il live del cantante Omer Adam, una delle star più popolari specialmente fra i giovani dello Stato ebraico, che ha emozionato il pubblico con il brano Il dolore del guerriero scritto dall’attore, star della serie Fauda, Idan Amedi , attualmente ricoverato all’ospedale in seguito alle ferite riportate combattendo a Gaza.
Da mesi non si vedeva una tale unità d’intenti e di stati d’animo, molto emozionante dopo le proteste che, nei mesi precedenti il 7 ottobre, avevano spaccato in due il Paese; tutti hanno invocato a gran voce la liberazione dei 136 ostaggi ancora nelle mani dei terroristi di Hamas.
“Sono stati cento giorni terribili – ha affermato Herzog – in cui ancora oggi, donne, anziani, bambini e uomini, feriti e malati sono tenuti prigionieri e vengono trattati con diabolica crudeltà. Tenuti al buio, nascosti nei tunnel, vivono terribili sofferenze”. Intendendo risvegliare la consapevolezza non solo fra la folla ma anche internazionalmente egli si è poi rivolto personalmente agli ostaggi, proseguendo “nostri fratelli e sorelle, siamo con voi e non vi abbandoneremo né vi abbiamo dimenticato. Stiamo lavorando qui in Israele e nel mondo ogni giorno incessantemente per riportarvi a casa”. Prevedibilmente le reazioni sono state svariate e c’erano applausi ma anche boati e fischi talmente forti da indurre il presidente israeliano a chiedere silenzio ripetutamente per permettergli di continuare il proprio intervento. “Mi rivolgo anche alle nazioni del mondo – ha proseguito – affinché ci sostengano in questa battaglia che non è solo la nostra ma deve essere una sfida universale contro la violenza e l’odio e in nome della libertà, della vita e della democrazia. State con noi e i nostri ostaggi, dateci la forza per riportare i nostri figli a casa strappandoli dalle mani di questo nemico disumano”.
Momenti particolarmente toccanti sono stati quando il presidente e la moglie Michal assieme alla folla hanno intonato l’inno nazionale Ha Tikwa e la testimonianza di Yuval Or, il cui figlio Dror è stato catturato dai terroristi e la cui cognata Yonat è stata uccisa durante l’attacco del 7 ottobre.
La manifestazione a Londra
Stando a un articolo della BBC e firmato dai due giornalisti Aruna Iyengar e Chris Cooney, in contemporanea a quanto stava accadendo in Israele, domenica a Londra nella centralissima Trafalgar Square, migliaia di persone si sono riunite tenendo bandiere israeliane e cartelloni con le foto di alcuni dei centotrentadue ostaggi. Sul grande schermo in diretta il discorso del presidente Herzog che ha annunciato “questa battaglia appartiene a tutto il mondo libero” e la folla che ha prontamente risposto entusiasta a quelle parole. Soprattutto quando in collegamento Herzog ha ringraziato il Re, il Primo Ministro Rishi Sunak e il leader laburista Keir Starmer per il loro sostegno dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Londra e Tel Aviv sono state più che mai “gemellate” fra loro e fra i discorsi ci sono stati quello dell’ambasciatrice israeliana nel Regno Unito, Tzipi Hotovely e quello del portavoce del governo israeliano Eylon Levy. Uno degli organizzatori del presidio londinese ha detto “non siamo mai stati così orgogliosi di essere ebrei”. All’evento hanno partecipato una serie di personalità politiche inglesi, come il deputato conservatore Lord Pickles, inviato speciale per le questioni post Shoah che ha detto che solo se “riportassimo gli ostaggi a casa, Gaza potrebbe essere ricostruita e la pace tornerebbe in Medio Oriente” mentre la parlamentare Suella Braverman, che ha ricoperto due volte l’incarico di Segretario agli Interni, ha espresso la propria “totale solidarietà a Israele”.
Foto in alto: Kikar Hahatufim (immagine wikicommons)