di Paolo Castellano
Dopo il recente rifiuto dell’Inghilterra di partecipare al ventesimo anniversario della Conferenza mondiale sul razzismo di Durban, anche Austria, Repubblica Ceca e Olanda rinunceranno alle celebrazioni che si terranno a settembre nella sede ONU di New York.
Il 12 luglio, Jakub Kulhanek, ministro degli Esteri della Repubblica Ceca, ha detto che il suo paese non prederà parte all’evento: «La Repubblica Ceca non parteciperà alle celebrazioni a causa delle preoccupazioni storiche riguardanti l’antisemitismo e l’uso improprio della piattaforma di Durban per attaccare Israele».
«Continueremo a combattere il razzismo e la discriminazione, promuovendo i diritti umani», ha sottolineato il ministro ceco.
Come riporta JNS, sulle medesime posizioni l’ambasciata dell’Austria che il 16 luglio ha rilasciato una nota in merito ai giornali : «L’Austria sostiene gli sforzi per combattere il razzismo in tutto il mondo e respinge il metodo improprio della Conferenza di Durban che punta e prende di mira ingiustamente Israele. Pertanto l’Austria si è astenuta dal voto per organizzare una conferenza a New York per commemorare il ventesimo anniversario della Conferenza di Durban. Non ci sarà partecipazione a livello politico».
Infine, il 6 luglio, il ministro degli Esteri olandese Stef Blok ha dichiarato al parlamento olandese che “l’Olanda non intende partecipare alla conferenza“.
«Questa decisione è stata presa a causa della storia della Conferenza di Durban, del rischio che questa piattaforma venga nuovamente utilizzata in modo improprio per diffondere espressioni antisemite e causare un’attenzione sproporzionata e unilaterale su Israele, come è accaduto nella passata dichiarazione di Durban», ha evidenziato il ministro olandese.
Dunque, tre paesi europei si uniscono al gruppo di nazioni – Stati Uniti, Inghilterra, Israele, Australia, Ungheria e Canada – che non presenzieranno all’evento internazionale dedicato alla Conferenza contro il razzismo di Durban.
La Conferenza mondiale di Durban del 2001 fu contestata e criticata da diverse nazioni occidentali per aver strumentalizzato la promozione dei diritti umani con lo scopo di organizzare un attacco ideologico contro lo Stato ebraico nel quadro del conflitto israelo-palestinese, dimenticandosi delle ingiustizie in altre parti del mondo.