di Paolo Castellano
Una storica notizia per gli ebrei islandesi. Il governo d’Islanda ha riconosciuto legalmente l’ebraismo. La comunicazione ufficiale è arrivata l’8 marzo e ha richiesto più di un anno di sforzi per inserire la confessione ebraica all’interno della legge civile islandese. È la prima volta che accade e il merito è della movimento Chabad Lubavitch che nel 2018 ha creato la prima comunità ebraica dell’isola.
Come riporta il Jerusalem Post, al momento la comunità islandese ha un solo rabbino. Rav Avi Feldman ha dichiarato che in Islanda ci sono 300 ebrei. La maggior parte vive nella capitale Reykjavík, gli altri invece si sono trasferiti nelle città di Akureyri e Vestfirðir. Alcuni risiedono addirittura nei villaggi periferici abitati in prevalenza da pescatori. Nel 2018, rav Feldman ha persino installato per la prima volta in Islanda una channukiah pubblica per Chanukkah. Mentre nel 2020, l’Islanda ha ospitato l’evento per la Giornata della Memoria. Una novità senza precedenti per il piccolo popolo nordico.
Approvata la richiesta del riconoscimento ufficiale dell’ebraismo, la comunità islandese potrà pagare le tasse per le sue istituzioni ebraiche e, cosa più importante, saranno legali i matrimoni, i nomi dei bambini e i funerali che seguono i dettami della tradizione religiosa.
Nonostante la sua lontana posizione, negli ultimi anni diverse persone hanno deciso di trasferirsi in Islanda. In passato, i flussi migratori hanno interessato anche la comunità ebraica europea: prima e durante la seconda guerra mondiale alcuni ebrei si trasferirono sull’isola. Tuttavia, non nacque mai una comunità ebraica, fino al recente arrivo degli emissari del movimento Chabad Lubavitch.
«Per l’Islanda il riconoscimento formale della religione più antica del mondo è di per sé molto significativo», ha commentato rav Feldman. «Aiuterà la vita ebraica di qui a crescere e a diventare ancora più attiva».