di Paolo Castellano
La Lombardia è stata una delle regioni italiane più colpite dal Covid-19. Il focolaio lombardo di Coronavirus è stato scoperto il 21 febbraio a Codogno in provincia di Lodi. Da quel momento la Comunità ebraica di Milano ha dovuto affrontare la pandemia mobilitando i suoi iscritti e facendo i conti con la potenza distruttrice della malattia.
Il caso milanese è stato osservato e tenuto in considerazione dai media ebraici e israeliani, interessati allo sviluppo della pandemia in Italia. Jewish Telegraph Agency, Tablet Magazine, The Times of Israel, Jerusalem Post, Moment e altri, hanno pubblicato articoli sugli ebrei milanesi che hanno visto cambiare radicalmente le proprie abitudini e stili di vita con l’arrivo del Coronavirus.
A dimostrare grande interesse per le vicende della Comunità ebraica di Milano durante l’emergenza Covid-19 è stato Cnaan Liphshiz, giornalista della popolare agenzia stampa ebraica Jewish Telegraph Agency (JTA).
Il 24 febbraio Liphshiz ha intervistato Claudia Bagnarelli, ex coordinatrice di infanzia e primaria della scuola ebraica di Milano, chiedendo un commento sulle iniziali precauzioni per arginare il contagio: «Le scuole sono chiuse, compresa la nostra. Le sinagoghe non sono attive, non c’è nessuna attività». «Sembrano misure eccessive ma suppongo che abbiano l’obiettivo di fermare la diffusione del virus», aveva aggiunto la Bagnarelli.
Il contatto tra la Comunità ebraica di milano (CEM) e il mondo ebraico internazionale è continuato facendosi più intenso per tutto il mese di marzo. In questo arco temporale la stampa estera ha dato la notizia della scomparsa di due membri della CEM: Michele Sciama e Giorgio Sinigaglia.
I cronisti della stampa estera si sono soffermati soprattutto sui numerosi messaggi di cordoglio comparsi sulla nostra testata online. Poi non sono mancate le interviste al rabbino capo di Milano Rav Alfonso Arbib e al presidente della CEM Milo Hasbani.
Recentemente, Fiona Diwan, direttrice dei media della CEM, ha descritto al magazine Moment l’attuale condizione degli ebrei milanesi. Diwan ha infatti spiegato ai lettori stranieri che l’ebraismo milanese è stato messo a dura prova durante il picco dei contagi e che ora è in attesa di un allentamento delle precauzioni per tornare a sperare e ad abbracciare i propri cari.
«Il Covid-19 ha causato molti danni a Milano e molte persone sono morte. Siamo fisicamente ed emotivamente isolati. Il nostro dovere come media ebraico è di costituire e trasmettere un senso di comunità in tempi difficili e aiutare le persone che hanno perso i loro padri, nonni e nonne, sentendosi più soli», ha sottolineato Diwan. Sempre all’interno dell’articolo di Moment, lo storico Gadi Luzzato Voghera ha invece illustrato le attività educative online della comunità e il costante lavoro del CDEC.