Il dado è tratto: le elezioni per il parlamento europeo del 25 maggio saranno ricordate per una crescita esponenziale dei partiti euroscettici e di estrema destra in molti Paesi d’Europa, che triplicano la propria presenza nel Parlamento europeo.
Parallelamente, si assiste anche in alcuni Paesi alla vittoria di alcune forze di estrema sinistra, anch’esse su posizioni euroscettiche e populiste.
Da segnalare invece i risultati di Italia, che ha visto il trionfo del Pd (40%) e un risultato deludente del M5S, che ottiene comunque 17 seggi ed entra a Strasburgo. Invariata anche la situazione in Germania, dove la Cdu/Csu di Angela Merkel è data per vincente (36%).
In sostanza, i gruppi anti-Ue – più i nuovi entrati che appartengono in gran parte a movimenti contrari all’integrazione – otterrebbero tra i 130 e i 150 seggi, contro i 64 del 2009.
Il terremoto dell’estrema destra
A fare parlare tutti i media internazionali di “terremoto” è la Francia, dove il Front National di Marine Le Pen, con il 25% dei voti, è senza dubbio il primo partito, scelto da 4 milioni di francesi. Trionfante, la Le Pen ha parlato di “inizio di una nuova marcia per la libertà” e ha chiesto al presidente Hollande di procedere allo scioglimento dell’Assemblea nazionale, chiamando a raccolta tutti gli euroscettici d’Europa e Grillo.
Clamoroso anche il risultato che si prospetterebbe nel Regno Unito: secondo le prime proiezioni il movimento antieuropeo dell’Ukip sarebbe in testa con il 29,7%, segue il Labour al 29,6%, solo terzi i Tories del premier David Cameron con il 20,4. I liberaldemocratici del vicepremier Nick Clegg al 6,2 sarebbero superati dai Verdi con il 6,3%. Nigel Farage, leader dell’Ukip, ha parlato di “terremoto politico” e si è detto pronto ad “incontrare Beppe Grillo e discutere con lui delle nostre politiche che hanno molto in comune”.
Cresce enormemente anche il partito separatista fiammingo in Belgio. L’’Alliance Néoflamande (NVA) di Bart De Wever, con il 18,5% dei voti, dovrebbe ottenere il numero più alto dei seggi.
In Austria le proiezioni elettorali consegnano all’estrema destra, ai verdi e ai liberali un consistente successo elettorale. Il centrodestra del Partito del popolo resta avanti, ma con un calo dei consensi dal 30% al 27,5%. I socialdemocratici raccolgono quasi il 23,8% dei consensi, mentre la destra nazionalista e populista del Partito della libertà aumenta i consensi del 6,8% e arriva a quota 19,5%.
Anche la Danimarca non fa eccezione al trend euroscettico: secondo gli exit poll l’estrema destra del Danish People Party sarebbe primo partito con il 23,1% (+3 deputati rispetto al 2009 quando presero il 15%), secondi i socialisti con il 20,5%, terzi i liberali con il 17,2%.
Nessuna sorpresa, invece, in Ungheria dove il partito Fidesz del premier Viktor Orban ha vinto con oltre il 50% dei consensi. Secondi, stando alle prime proiezioni, gli estremisti antisemiti di Jobbik con il 15% (che alle nazionali hanno però superato il 20). In calo i socialisti all’11%.
Da segnalare, invece, la frenata del partito della Libertà di Geert Wilders, che passa al quarto posto.
Cresce anche l’estrema sinistra
In Spagna arretrano il Partido Popular e il PSOE, mentre si rivela un’autentica sorpresa la nuova formazione “Podemos”, movimento di sinistra nato nei mesi scorsi e guidato dal 36enne Pablo Iglesias, professore di scienze politiche all’Università di Madrid che al loro esordio avrebbero conquistato 5 eurodeputati con 1,2 milioni di voti.
In Grecia, invece, si assiste da un lato alla crescita del partito di estrema sinistra Syriza di Alexis Tsipras (26% delle preferenze); dall’altro però, cresce anche la formazione neonazista Alba Dorata, intorno al 9%.