di Roberto Zadik
Domenica 6 dicembre, con queste ultime elezioni politiche, il Venezuela sembra proprio aver concluso un’epoca cupa e violenta, con la sconfitta del socialismo filoiraniano e apertamente antisemita dell’ex leader Maduro e il trionfo dell’opposizione, chiamata Tavolo dell’Unità Democratica (MUD).
Il sito Ynet ha recentemente pubblicato la notizia annotando accuratamente le reazioni degli ebrei venezuelani nel Paese e specialmente in Israele dove molti di loro vivono da tempo. Formata da vari partiti che vanno dal centrosinistra fino alla destra più conservatrice, la compagine politica ha guadagnato la maggioranza dei voti presso gli elettori venezuelani che sono accorsi in massa alle urne. Si cambia scenario, dunque e dopo 17 lunghi anni segnati dalle pesanti forme governative dell’ex premier Nicolas Maduro e, prima, dalla dittatura del temibile Hugo Chavez, noto per il suo tremendo autoritarismo e il vistoso antisemitismo che ne ha caratterizzato la politica, provocando una consistente aliyah. A causa della politica e della crisi in cui il dittatore portò il suo Paese, 1.500 ebrei venezuelani hanno lasciato il Paese e vivono nello Stato ebraico, in varie città, da Tel Aviv, a Herzlia, a Kfar Saba.
E così 99 seggi parlamentari sono stati assegnati alla nuova coalizione che ricorda un po’ la “Grosse Koalition” tedesca della Merkel e solo 46 seggi all’ex partito socialista egemone.
Subito sia a Caracas, la capitale, che in Israele grande festa nelle strade e fra la gente, dopo i risultati delle votazioni e l’ammissione della sconfitta da parte di Nicolas Maduro che ha sottolineato come “nonostante tutto, la democrazia nel Paese ha trionfato”. Fuochi d’artificio, striscioni e canti di gioia dopo che Tibisay Lucena, presidente del Consiglio Elettorale Nazionale ha annunciato la vittoria dell’opposizione. E anche in Israele ci sono state grandi celebrazioni.
Ma il mondo ebraico venezuelano come ha commentato la notizia? Grande soddisfazione è stata espressa da Bianca Sitzer, ebrea venezuelana che da tempo vive in Israele. Interpellata dal sito Ynet, la donna ha sottolineato: “la mia famiglia ha votato per questa opposizione perché il mio Paese si trova in un pessimo stato. Non ci sono mai stati grandi sostenitori del governo di Maduro, ma le cose sono peggiorate sempre di più fino a precipitare. Non era più una questione politica o elettorale ma di vita o di morte. Penso che questo trionfo rifletta la volontà popolare e anche il governo sta cominciando a capirlo.” La donna ha proseguito così “abbiamo bisogno di un futuro migliore e c’è una sorta di risveglio e una nuova speranza di un miglioramento della situazione”.
Molto contento anche Alan Cohen, un altro venezuelano che abita in Israele: “Il nuovo mese sarà un esame per il Paese, ora la gente ha ritrovato la speranza e c’è un senso di euforia”.
Ma ora cosa succederà? Maduro per ora anche se molto indebolito resiste ancora al governo, anche se la sua vita non sarà più così facile e il suo mandato scade nel 2019 e verrà ostacolato dall’opposizione che ha vinto domenica scorsa. Gli ebrei venezuelani sembrano aver ritrovato un po’ di ottimismo e la maggioranza assieme alla Suprema Corte di Giustizia, fra le nuove leggi essa ha deciso di riscrivere la Costituzione di Chavez e di modificarne gli orientamenti antisemiti e filopalestinesi.
Nonostante questa nuova atmosfera in questi anni, per colpa dell’antisemitismo di Chavez molti dei membri della comunità ebraica locale hanno lasciato il Paese alla volta degli Stati Uniti e di Israele. I numeri parlano più chiaramente di tante parole. Nel 1998 c’erano 25mila ebrei e oggi ce ne sono solamente meno di 8mila mentre 1.500 vivono in Israele. “La dittatura di Chavez ha lasciato pesanti conseguenze portando con sé un nuovo fenomeno di ostilità e odio antiebraico e per questo molti hanno deciso di fuggire. Senza l’ambasciata di Israele nel Paese ci sentivamo molto vulnerabili” ha ricordato Sheryl Camper, che risiede nello Stato ebraico dal lontano 1993.
Molto filopalestinese, Chavez, si insediò al potere come leader autoritario autoeleggendosi e imponendosi come fermo oppositore di Israele in nome dei diritti dei palestinesi e contro il colonialismo occidentale e dello stesso orientamento era anche Maduro, suo successore che ha dichiarato il suo supporto sanitario e politico al popolo palestinese definendosi commosso per le sue sofferenze. Fra le reazioni non sono mancate anche le istituzioni ebraiche venezuelane. Come ha riportato il sito in spagnolo “Iton Gadol” due esponenti comunitari come Fred Pressner e David Bittan Obadia, ex presidenti della Confederazione delle Associazioni Ebraiche Venezuelane che si sono definiti molto soddisfatti. “C’è stata una grande mobilitazione politica con l’elezione di un nuovo Parlamento, con una partecipazione alle urne veramente molto elevata. Quasi il 75 % della popolazione è andata a votare e questo è un dato impressionante” ha specificato Pressner che attualmente è Consigliere dell’Istituto Latinoamericano del Comitato ebraico Americano. “Speriamo che tutto proceda in un ambiente pacifico e sereno. Le aspettative sono le stesse di sempre, siamo una minoranza e ci sentiamo di qui, nati qui, cresciuti qui e viviamo qui con il nostro lavoro. Speriamo che questo torni ad essere un Paese prospero e piena di prospettive per tutti.” Pressner ha aggiunto “uno dei temi centrali per la comunità ebraica qui è il ristabilimento delle relazioni diplomatiche fra il Venezuela e Israele e queste decisioni dipendono dalle condizioni politiche del momento e spero che la nostra solitudine come ebrei, il nostro desiderio e i nostri intenti siano ben visti a prescindere dai governi perché negli ultimi mesi abbiamo visto numerosi episodi tragici susseguirsi, dall’attentato di Parigi, a quelli di Beirut e in Israele. Spero che questo serva a sensibilizzare l’opinione pubblica e che la ragionevolezza prevalga sul resto e sulle ideologie e che la bandiera israeliana, nella sede diplomatica di Caracas torni finalmente a sventolare come in passato”.
David Bittan Obadia, ha invece affermato che “queste elezioni arrivano in uno dei momenti più difficili per il nostro Paese perché il sistema elettorale creato da Chavez è stato progettato, secondo alcuni analisti, per garantire la continuità del regime attualmente al potere”. In aggiunta a questo Bittan ha ricordato come la regolamentazione politica venezuelana fosse spesso vista con sospetto dai media internazionali e non esista nessun sistema di controllo o supervisione esterno per la salvaguardia della democrazia. A questo proposito egli ha detto poi: “ il popolo desidera il ritorno della democrazia e il risultato di questi risultati rappresentano un segnale molto positivo per milioni di venezuelani che hanno detto basta. Il popolo desidera la fine di un sistema politico stanco, della violenza e della dittatura e la fine di questa crisi ecomomica e valoriale”. La strada però sarà in salita e tante sono le difficoltà che attendono la nuova maggioranza politica che si insedierà nel Parlamento venezuelano dal prossimo 5 gennaio. “Questo” ha concluso Bittman “rinfrescherà questo Paese e la sua geopolitica e comincerà un nuovo cammino di relazioni diplomatiche con Israele e con gli altri Paesi rivedendo la politica internazionale e il tema dell’immigrazione. Spero che finiscano gli attacchi ingiustificati a Israele, molte volte per ignoranza. Tutti noi confidiamo in questa nuova assemblea. Non smetto di pensarci e di sognare di vedere un giorno seduti allo stesso tavolo l’ambasciatore d’Israele e i nostri politici in qualche incontro politico. Channukkà è certamente il tempo della speranza e mi auguro che la luce cominci a illuminare questo bel Paese”.