Elezioni in Sud Africa, quale futuro per gli ebrei?

Mondo

di Jonathan Misrachi

Una manifestazione pro-Israele a Johannesburg del 2004, durante la guerra a Gaza
Una manifestazione pro-Israele a Johannesburg del 2004, durante la guerra a Gaza

“Se ti trovi in una cena di shabbat, tutti stanno parlando di un “Piano B”… Girando attorno alla questione se rimanere o andarsene”.
Succede in Sud Africa, un paese che sta attraversando uno dei periodi più difficili dell’epoca post-apartheid. Mentre il Premier israeliano Bibi Netanyahu ha recentemente

dichiarato che “Israele sta tornando in Africa” dopo la sua visita nei paesi africani sub-sahariani, i 70,000 ebrei che si dividono maggiormente fra Johannesburg e Cape Town si stanno interrogando sulle sorti del loro futuro.
Ne parla Times Of Israel in un’inchiesta che parte dall’analisi della situazione socio-politica sudafricana per capire meglio le intenzioni del microcosmo ebraico, e più in generale della popolazione “bianca”.

Settimana prossima si terranno le elezioni municipali per le quali stanno correndo l’ANC (Congresso Nazionale Africano, partito che fu di Nelson Mandela e dell’attuale Presidente Zuma) e la Democratic Alliance tra gli altri partiti, quest’ultimo è il più appoggiato dai cittadini di religione ebraica.
L’economia è paralizzata, la disoccupazione è al 26%, quella giovanile è quasi al 50%; Zuma, il presidente, è coinvolto in più di 800 casi di corruzione. Il contesto, come detto, non è dei migliori ma secondo il giudice dell’alta Corte di Giustizia di Cape Town e membro della comunità ebraica Dennis Davis, “la corruzione non è nulla di nuovo in Sud Africa: oggi la stampa e l’informazione sono libere e tutto cio è più esposto. La cultura della corruzione può svanire solo tramite una più competitiva politica nazionale”.

Numerosi ebrei erano politicamente attivi contro il regime durante gli anni dell’apartheid, mentre oggi la partecipazione di questi nella vita politica è praticamente assente. L’influenza di Nelson Mandela è ancora molto accesa, anche all’interno della comunità ebraica, tant’è che ispirati a lui e al concetto di “rainbow nation” stanno nascendo diversi progetti sociali. Reeva Forman, per esempio, vuole trasformare una storica e antica sinagoga, il Temple Israel, in un centro di attivismo ebraico per l’accoglienza e l’inserimento sociale delle nuove comunità migranti. Altro esempio è l’Afrika Tikkun, un’organizzazione fondata circa vent’anni fa dal rabbino capo Cyril Harris, nonché amico di Mandela. Questi lavorano per combattere la povertá delle comunitá nere, offrendo lavoro e assistenza sociale dall’infanzia all’etá adulta, sempre ispirati dai principi ebraici.

“Saranno Afrika Tikkun e Temple Israel i simboli dei giovani ebrei sudafricani che non lasceranno? Le elezioni di settimana prossima ci daranno un’indicazione di quale sará la direzione del vento che sta soffiando”.

@jonnyMisra