di Roberto Zadik
Sono giornate molto convulse per la scena politica americana, dove si preannuncia sempre più certa la vittoria del Democratico Joe Biden come nuovo presidente americano. Ma cosa sta succedendo nel mondo ebraico, verso il quale Trump si era mostrato tanto favorevole? L’autorevole sito del Times of Israel ha dedicato sia mercoledì che oggi, ampio spazio a queste intense elezioni. Mercoledì mattina è uscita la notizia che negli exit poll, gli ebrei americani preferirebbero Biden a Trump. Questo sarebbe emerso dai dati del sondaggio effettuato dall’istituto di ricerche americano GBAO per conto di J Street, gruppo ebraico liberale che al suo interno ha sostenuto il candidato Democratico, con 800 membri che hanno espresso la loro preferenza verso di lui. Stando allo studio, grazie al loro supporto egli ha superato con 45 punti di vantaggio Hillary Clinton che nel 2016 era stata sconfitta da Trump.
Non si tratta solo di un dato isolato, ma di una tendenza elettorale a quanto pare piuttosto radicata nel mondo ebraico statunitense. Infatti il Times of Israel ha sottolineato come anche lo scorso ottobre un Comitato ebraico americano mostrasse la stessa preferenza verso Biden, con il 75 percento dei voti dei suoi membri mentre Trump aveva ottenuto solamente il 22 percento delle preferenze. Ma come mai? Stando ai sondaggi il sostegno ad Israele non sarebbe più in cima alle priorità per gli ebrei americani, crollando al 5 percento delle risposte mentre nel 2016 era al 9% mentre altri problemi detengono i primi posti nei sondaggi. Primo fra tutti la pandemia del Covid, seguita dalla sanità e dall’economia.
Come ha detto il presidente del gruppo J Street promotore di questa ricerca, Jeremy Ben-Ami “in queste elezioni gli ebrei americani hanno totalmente ripudiato Trump e i Repubblicani catalizzatori in questi anni di idee destrorse e xenofobe. Mentre Trump incitava gli ebrei a un abbandono di massa dal partito Democratico abbiamo invece assistito a un cedimento del già scarso sostegno ebraico verso i Repubblicani”. “La loro mentalità” ha continuato “basata sul mito che i voti ebraici possano venire sopraffatti dalla politica rapace di Israele è destinata a fallire. Gli ebrei americani hanno dimostrato di essere fra i membri più liberali dell’elettorato americano con una visione di Israele diplomatica e pacifista”.
La ricerca, inoltre, ha evidenziato anche altri elementi , come il conflitto fra israeliani e palestinesi. Riguardo a questo spinoso argomento, sebbene il 90 % si sia dimostrato critico verso la politica israeliana, anche se nonostante questo l’89% ha condannato qualsiasi boicottaggio di Israele. La maggioranza degli interpellati, circa il 72 percento, sarebbe invece favorevole alla soluzione pacifista dei “due popoli due stati” o con uno stato a due popoli mentre il 15 % appoggerebbe la restituzione dei territori permettendo ai palestinesi il voto alle elezioni municipali ma non a quelle nazionali. Sempre secondo questo studio, il 74 percento si è dichiarato favorevole a un rientro degli Usa negli accordi sul nucleare con l’Iran che Trump aveva bloccato dal 2018.
In Israele la preoccupazione del Likud
Sempre il Times of Israel, giovedì 5 novembre, ha pubblicato un articolo che esprime la tensione all’interno dello staff della Destra israeliana e del Partito del Likud, riguardo a una possibile vittoria di Joe Biden e del Partito Democratico alla Casa Bianca. Citando la fonte della notizia, Zman Israel, versione ebraica del sito, ci sarebbe grande agitazione all’interno dello schieramento dell’attuale premier Netanyahu, vista la sua relazione molto stretta del Likud coi Repubblicani e il presidente uscente Trump e un probabile sovvertimento degli attuali accordi internazionali da lui stipulati con le Nazioni Unite. Stando all’articolo un membro di punta del Likud, che ha scelto l’anonimato, ha espresso la propria amarezza “Ora diranno a Netanyahu: il tuo amico se n’è andato, così anche tu dovrai andartene”. “Criticheranno Netanyahu” ha proseguito “ per aver rotto i rapporti coi democratici e parleranno del prezzo pagheremo e di lui, che l’America la conosce meglio di chiunque altro, che ha scommesso sul cavallo sbagliato”.
Il Times of Israel e il Likud si interrogano, dunque, sulle conseguenze della vittoria di Biden per Israele e riguardo all’atteggiamento degli Stati Uniti verso Israele. Infatti la “vittoria di Trump avrebbe portato a elezioni in Israele mentre ora Netanyahu ha meno desiderio di ricandidarsi” ha detto un altro esponente anonimo. Un parlamentare del Likud ha detto “abbiamo preso un colpo, non abbiamo più persone come Nikki Haley, ambasciatrice alle Nazioni Unite nota per le sue posizioni filoisraeliane e Israele dovrà prepararsi a un nuovo scenario nei rapporti internazionali.” “I Democratici “ ha ricordato il membro del Likud, “hanno idee con cui l’attuale Governo potrebbe scontrarsi. Il partito Democratico americano è composto da alcune frange estremamente radicali che nemmeno la sinistra israeliana riesce a accettare”. A questo si aggiunge il fatto che l’attuale ambasciatore israeliano negli Usa Ron Dermer ha stretti rapporti coi Repubblicani mentre i leader del Likud temono che l’amministrazione Biden abbandoni il piano di pace di Trump ponendosi radicalmente in opposizione ad esso con la soluzione dei “due popoli, due stati”. Oltre a questo il Times of Israel ha concluso rievocando la freddezza di rapporti fra Netanyahu e Obama e il grande affiatamento della Destra Israeliana con l’amministrazione Repubblicana che da ora rischia di venire soppiantato da un clima decisamente più faticoso.