di Redazione
Tre quarti degli ebrei europei ora nascondono la loro identità in pubblico, e l’80% afferma che il razzismo nei loro confronti è aumentato negli ultimi cinque anni. È l’allarme lanciato da un sondaggio e ripreso dai media, tra cui il Jewish Chronicle, evidenziando una crescente paura tra gli ebrei della diaspora globale, costretti a nascondersi per evitare persecuzioni. Da quel terribile 7 ottobre, la situazione è precipitata.
Le violenze antisemite sono aumentate del 400% solo in Europa. Dodici organizzazioni denunciano un clima di terrore diffuso, dove gli ebrei, per proteggersi, si sentono costretti a celare la propria identità. Gli odiatori, un tempo nascosti, ora sferzano attacchi senza freni sui social media come Instagram e TikTok, mentre nelle università occidentali si levano slogan violenti.
La comunità ebraica è sotto assedio, colpita da un’ondata di odio che non conosce confini. Online e offline, le molestie si moltiplicano, trasformando la vita quotidiana in un campo minato di pregiudizio e violenza. È una realtà amara, dove la connessione digitale amplifica l’odio invece di costruire ponti.
Secondo l’Agenzia per i diritti fondamentali dell’UE (FRA), l’Europa stava già assistendo a un’ondata di antisemitismo prima degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e della risposta militare di Israele a Gaza. Nel nuovo rapporto sono stati interrogati oltre 8.000 ebrei dai 16 anni in tutta Europa nella prima metà del 2023, prima di consultare 11 organismi ebraici nazionali dopo l’attacco di Hamas.
L’indagine ha interessato Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Germania, Ungheria, Italia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Spagna e Svezia – Paesi dove vive circa il 96% della popolazione ebraica stimata dell’UE. In Italia, benché il problema si sia aggravato come in tutti i Paesi, il 73% degli intervistati dichiara un peggioramento della situazione negli ultimi 5 anni rispetto a una media dell’80%.
Prima del 7 ottobre, il 56% degli intervistati aveva incontrato episodi di antisemitismo offline da parte di persone che conosceva, mentre il 90% aveva sperimentato intolleranza antiebraica online. Il 51% aveva avuto testimonianza di antisemitismo sui media, e il 37% era stato molestato l’anno precedente perché ebreo, la maggior parte più volte.
Oltre tre quarti degli ebrei europei hanno dichiarato di aver nascosto la propria identità ebraica «almeno occasionalmente», mentre il 34% evita eventi o luoghi ebraici per sentirsi al sicuro. Un quarto evita di pubblicare online contenuti che potrebbero identificarli come ebrei, e oltre la metà continua a preoccuparsi per la propria sicurezza e quella della propria famiglia. Il 75% ritiene che le persone li considerino responsabili delle azioni del governo israeliano perché sono ebrei.
Dopo l’attacco di Hamas contro Israele, che ha causato l’uccisione di centinaia di civili e ha innescato la campagna delle IDF a Gaza, tutti i Paesi europei esaminati hanno assistito a una «forte ondata» di odio verso gli ebrei. Secondo il rapporto, «l’antisemitismo online e gli episodi antisemiti in pubblico, nelle scuole e nelle università sono aumentati drasticamente. Questo influisce negativamente sulla percezione di sicurezza degli ebrei e sulla loro capacità di vivere apertamente la propria identità».
Il rapporto aggiunge: «Legami e connessioni con leader politici e altri gruppi religiosi si sono spesso indeboliti o sono scomparsi dopo gli attacchi di Hamas. Ciò ha lasciato le comunità ebraiche isolate e non supportate».
Come riporta The Jewish Chronicle, la direttrice del FRA, Sirpa Rautio, ha affermato: «L’Europa sta assistendo a un’ondata di antisemitismo, in parte causata dal conflitto in Medio Oriente. Ciò limita gravemente la capacità del popolo ebraico di vivere in sicurezza e con dignità. Dobbiamo basarci sulle leggi e strategie esistenti per proteggere le comunità da ogni forma di odio e intolleranza, sia online che offline. In una società sempre più polarizzata, abbiamo urgente bisogno di diffondere il messaggio di tolleranza e garantire il rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti».