Fiamme di odio: l’incendio della Sinagoga di Melbourne e l’antisemitismo in Australia

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di Sofia Tranchina
6 dicembre 2024. Il cielo notturno è ancora scuro, il termometro segna 17 gradi: una mite notte estiva a Melbourne, dove le stagioni sono invertite rispetto all’emisfero settentrionale. Nulla impedisce alla comunità ultraortodossa del quartiere di Ripponlea di recarsi alla sinagoga Adass Israel per le prime preghiere del mattino.

Come al solito, alle 4:00 alcuni fedeli erano già arrivati e avevano iniziato a pregare. Molti altri sarebbero giunti nell’ora successiva, se non fosse stato che, alle 4:10, due uomini mascherati hanno eluso la sicurezza locale, si sono introdotti nell’edificio, hanno sparso un combustibile liquido e appiccato il fuoco prima di fuggire dalle porte posteriori. Una persona ha riportato ustioni alle mani.

«Ci sono stati colpi contro una porta, è stato gettato del liquido all’interno e poi è stato dato fuoco. Le persone presenti all’interno della sinagoga sono scappate dalla porta sul retro, e una di loro si è ustionata. L’intero edificio ha preso fuoco molto rapidamente», ha dichiarato Benjamin Klein, membro del consiglio della sinagoga, all’Australian Broadcasting Corp.

Anche i vigili del fuoco di Fire Rescue Victoria hanno confermato che l’edificio, di 600 metri quadrati, era completamente in fiamme al loro arrivo. Ci sono voluti 40 minuti e 60 vigili del fuoco con 17 camion per domare l’incendio. La sinagoga ha subito danni ingenti, in particolare nella sezione sefardita, dove sono stati distrutti una quantità enorme di libri sacri, rotoli della Torah e mobili.

«Questa sinagoga», spiega Klein, «è stata costruita da sopravvissuti all’Olocausto. È una delle più frequentate d’Australia ed è il cuore della comunità. Che il gioiello della corona venga bruciato in questo modo è orribile».

Nel 1965, la Congregazione Adass Israel commissionò all’architetto viennese Ernest Fooks la progettazione della sinagoga, nota per la sua architettura in mattoni con dettagli che richiamano la forma della menorah. Nel 2016, era stata protagonista del documentario Strictly Jewish: The Secret World of Adass Israel di Danny Ben-Moshe, che ha catturato l’essenziale coesione interna della comunità e la sua dedizione alle tradizioni.

L’Australian Jewish Association si è detta “indignata ma non sorpresa” dall’attacco e ha sottolineato che la comunità ebraica si sente abbandonata sotto l’attuale governo. Questo ha portato Bibi Netanyahu a inveire su X contro l’antisemitismo australiano. Tuttavia, l’Australia, salvo la decisione del 2022 del Primo Ministro Albanese e della Ministra degli Esteri Wong di disconoscere Gerusalemme Ovest come capitale di Israele, ha mantenuto storicamente buone relazioni diplomatiche con Israele, oltre a collaborazioni economiche e culturali, e la comunità ebraica è generalmente integrata nella vita sociale del Paese.

Ciononostante, dall’ottobre 2023, in Australia si sono intensificati gli attacchi antisemiti: vandalismi, graffiti, danneggiamenti a proprietà private, abusi verbali, minacce armate e aggressioni fisiche.

Già il 9 ottobre 2023, due giorni dopo il massacro genocida compiuto da Hamas in Israele, i manifestanti pro-Palestina presso l’Opera House di Sydney hanno intonato cori antisemiti che avrebbero dato il tono del clima dei mesi successivi, tra cui “gas the Jews” (gasate gli ebrei, un riferimento al monossido di carbonio e allo Zyklon B usati dai nazisti nelle camere a gas per sterminare gli ebrei internati nei campi).

A dicembre 2023 si è registrato nel Paese un aumento del 591% degli incidenti antisemiti rispetto all’anno precedente, e a settembre 2024 un ulteriore 316%: tre uomini si sono recati davanti al Museo Ebraico a fare il saluto nazista col braccio teso; 25 membri del National Socialist Network hanno marciato e distribuito materiale neonazista presso la stazione ferroviaria di Flinders Street; una panetteria di proprietà ebraica è stata vandalizzata con la scritta “beware” e un triangolo rosso invertito, un simbolo storico utilizzato dai nazisti durante il regime del Terzo Reich per identificare i prigionieri politici nei campi di concentramento.

Oggi, l’incendio doloso della sinagoga di Melbourne sottolinea la necessità di una vigilanza continua e di un impegno collettivo per combattere l’antisemitismo e promuovere la tolleranza e il rispetto tra le diverse comunità in Australia.

Le reazioni

Il Primo Ministro australiano, Anthony Albanese, ha condannato fermamente gli aggressori: «Attaccare un luogo di culto è un attacco ai valori australiani. Attaccare una sinagoga è un atto di antisemitismo, è un attacco al diritto che tutti gli australiani dovrebbero avere di praticare la propria fede in pace e sicurezza». Ha sottolineato che non c’è spazio in Australia per tali atti di odio e ha assicurato che le autorità lavoreranno per portare i responsabili davanti alla giustizia.

Il Premier dello stato di Victoria, Jacinta Allan, ha offerto un contributo di 100.000 dollari australiani per le riparazioni della sinagoga e ha promesso un aumento della presenza di polizia nella zona.

Le forze dell’ordine stanno attivamente cercando i responsabili dell’attacco. Al momento non sono stati identificati sospetti né è stato chiarito il movente specifico, anche se l’atto è considerato di natura antisemita. La polizia dello stato di Victoria sta collaborando con le unità antiterrorismo per approfondire le indagini e garantire la sicurezza della comunità. Ha inoltre lanciato un appello a chiunque disponga di riprese dashcam o CCTV nell’area di Glen Eira Avenue di farsi avanti.

Leader e membri della comunità ebraica hanno espresso profonda preoccupazione e dolore per l’attacco. Daniel Aghion, presidente dell’Executive Council of Australian Jewry, ha inoltre chiesto alla società australiana di non restare indifferente e di condannare l’attacco: «Stamattina ho ricevuto telefonate dalla comunità induista e da altre brave persone pronte a farsi avanti. Questo è il mio messaggio all’Australia: non lasciate indietro il popolo ebraico. Non isolateci. Non lasciateci esposti al rischio di attacchi alle nostre istituzioni religiose e comunitarie. State con noi. State contro questo odio».

Antisemitismo in crescita nel mondo

La piromania antisemita ha già visto ampia espressione nel corso dell’ultimo anno. Già il 18 ottobre 2023, due bombe molotov sono state lanciate contro una sinagoga a Berlino. In Francia, due algerini hanno lanciato una bomba incendiaria all’interno della sinagoga di Rouen e hanno incendiato due automobili parcheggiate davanti alla sinagoga di Beth Yaacov. In Canada sono state lanciate molotov contro il Centro comunitario ebraico del Consiglio della Comunità Ebraica di Montreal, ed è stato sventato un tentativo di incendio doloso della Sinagoga Congregation Beth Tikvah. Questa moda incendiaria riprende una pratica nazista che ricorda l’incendio della sinagoga maggiore di Francoforte sul Meno, l’incendio della sinagoga di Heilbronn e, soprattutto, l’incendio della grande sinagoga di Riga del 1941, in cui vennero intrappolati all’interno dell’edificio molti ebrei, causando numerose vittime.

Mentre il sole sorge su Melbourne, illuminando le ferite lasciate dall’incendio alla sinagoga Adass Israel, l’odore acre di fumo e antisemitismo aleggia tra i volti spaventati dei fedeli. Tuttavia, il rabbino Gabi Kaltmann ha esortato la comunità a non cedere alla paura e a riunirsi per lo Shabbat imminente, riaffermando con forza il diritto di pregare, vivere e prosperare in pace.

 

(Foto: NT News)