Foxman (ADL): “Libertà e sicurezza, un equilibrio necessario per gli ebrei d’Europa”

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di Ilaria Ester Ramazzotti

a-foxmanGERUSALEMME – “Il futuro della vita ebraica in Europa dipenderà in gran parte dal modo in cui i leader nazionali risponderanno agli attacchi alle libertà”, ha detto al  del 10 maggio scorso Abraham Foxman, direttore dell’organizzazione americana ADL, Anti-Defamation League, organizzazione autrice, tra le altre cose, del report Violence and vitriol sulla crescita dell’antisemitismo in Europa.

Secondo Foxman, andato a Gerusalemme per la biennale Global Forum sull’antisemitismo, gli europei hanno bisogno di valutare il giusto equilibrio tra libertà e sicurezza, come hanno fatto gli americani in seguito agli attacchi dell’11 settembre quattordici anni fa, e “devono cambiare il modo in cui stanno gestendo e monitorando la società di tutti i giorni”.

Dopo l’11 settembre gli americani “sono stati disposti a fare sacrifici su alcune libertà fondamentali”, inaugurando l’uso della sorveglianza di massa, del profiling e di altre misure controverse la cui correttezza e legittimità oggi sono ancora in fase di discussione, mentre l’esatto equilibrio tra sicurezza e libertà è una questione ancora aperta, ha sottolineato.

Ma l’Europa sa riconoscere i rischi legati all’estremismo islamico, fautore di antisemitismo? “Se non si è disposti a riconoscere il nemico per quello che è, e nominarlo” – ha continuato a questo proposito -,  sarà difficile combatterne le minacce”. Così, quando il presidente francese Francois “Hollande ha detto”, dopo il massacro di gennaio alla sede di Parigi della rivista satirica Charlie Hebdo, “che questo crimine non aveva nulla a che fare con l’Islam, con chi allora aveva a che fare”? Tuttavia, nonostante alcune miopie e ipersensibilità, i governi di Francia e Belgio “stanno affrontando il problema, ma non sono disposti a dirlo”  e, ha aggiunto, “non si sentono a loro agio nel dichiarare pubblicamente che stanno sorvegliando moschee”.

Alla domanda se crede che gli europei abbiano fatto abbastanza per proteggere le minoranze ebraiche, Foxman ha risposto che dal punto di vista di chi è in pericolo quasi nulla è mai abbastanza, sostenendo tuttavia che i governi abbiano fatto molta strada da quando, una decina di anni fa, veniva negato che antisemitismo stesse aumentando. Adesso ci sono invece una risposta più chiara, il riconoscimento del problema e il dispiegamento di forze di sicurezza per proteggere le istituzioni ebraiche, ha detto infine Foxman lodando i progressi che sono stati compiuti.