consiglio sicurezza onu vota cessate fuoco a Gaza (UN Photo/Eskinder Debebe)

Gaza: il Consiglio di Sicurezza dell’ONU approva una risoluzione che esige un immediato cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. Gli Stati Uniti non pongono il veto

Mondo

di Giovanni Panzeri
Al suo quinto tentativo il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è riuscito, per la prima volta dallo scoppio della crisi, ad approvare una risoluzione che esige l’immediata cessazione delle ostilità tra Israele e Hamas.

La risoluzione, votata dopo estenuanti negoziati lo scorso Lunedì 25 Marzo, è stata presentata da tutti i membri non permanenti del Consiglio di Sicurezza ed approvata con 14 voti a favore e l’astensione degli Stati Uniti, che per la prima volta hanno scelto di non fare uso del loro diritto di veto.

In particolare la risoluzione “esige un immediato cessate il fuoco per il mese del Ramadan, rispettato da tutte le parti in causa, che porti a una cessazione del conflitto duratura e sostenibile, ed esige il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi, garantendo l’accesso umanitario per assolvere alle loro esigenze mediche e di altro tipo, infine esige che le parti rispettino i loro obblighi ai sensi del diritto internazionale verso tutte le persone da loro detenute”.

Il testo sottolinea inoltre il bisogno di espandere l’afflusso di aiuti umanitari a Gaza, esigendo la rimozione di tutti gli ostacoli all’adempimento tale obiettivo.

La decisione degli Stati Uniti di non porre il veto ha rappresentato un’inversione di strategia rispetto agli ultimi mesi e ha di fatto determinato il successo del voto.

“Certe nostre richieste sono state ignorate, compresa quella di includere una condanna ad Hamas. (…) Per questo non abbiamo potuto votare sì- ha dichiarato l’inviata degli Stati Uniti all’Onu, Linda Thomas Greenfield – Tuttavia supportiamo pienamente alcuni degli obiettivi di questa risoluzione, che non è vincolante”.

 

I negoziati

Buona parte delle discussioni che hanno preceduto la votazione riguardavano la scelta dei termini legali da usare per chiedere un cessate il fuoco.

L’approvazione del testo ha infatti seguito di pochi giorni il rifiuto, per mezzo del veto di Russia e Cina, di una risoluzione proposta dagli Stati Uniti, secondo cui l’Onu invece di “esigere” un cessate il fuoco ne avrebbe “determinato il bisogno imperativo”.

Altri punti pendenti erano la richiesta degli americani di rendere un cessate il fuoco condizionale al rilascio degli ostaggi e di riconoscere i negoziati in corso a Doha, promossi da Qatar, Egitto e Stati Uniti, come il mezzo diplomatico attraverso cui ottenerlo.

Alla fine tuttavia, mentre i negoziati a Doha sono stati menzionati nel testo finale, la risoluzione, pur esigendo il rilascio degli ostaggi, evita di renderlo una condizione necessaria alla dichiarazione di un cessate il fuoco, e lo tratta come una “richiesta parallela”.

Le reazioni

Proprio su quest’ultimo punto il rifiuto degli Stati Uniti di porre il veto ha scatenato quello che il Guardian definisce “il più forte scontro pubblico tra il presidente Usa Joe Biden e il primo ministro Netanyahu dall’inizio del conflitto”.

Le relazioni tra i due, in realtà, non sono mai state idilliache.

In risposta al mancato veto degli Stati Uniti Netanyahu ha inoltre cancellato l’invio programmato di una delegazione alla Casa Bianca, richiesto dal presidente Biden per discutere le possibili alternative al lancio di un’invasione contro la città palestinese di Rafah.

“Questa inversione danneggia sia lo sforzo bellico sia il tentativo di salvare gli ostaggi- ha dichiarato l’ufficio del Primo Ministro israeliano – perché dà a Hamas la speranza di poter ottenere un cessate il fuoco tramite la pressione internazionale, senza rilasciare gli ostaggi”.

Le stesse parole sono state ripetute dal rappresentante israeliano all’Onu, Gilad Erdan, che ha condannato la risoluzione del Consiglio di Sicurezza.

“Da una parte la risoluzione riconosce che prendere civili in ostaggio viola il diritto internazionale- ha dichiarato Erdan- mentre dall’altra, pur sapendo che Hamas non rispetterà mai le vostre richieste, sostenete il cessate il fuoco.”

Hamas, per parte sua, ha accolto la risoluzione dell’Onu e si è detto disposto ad uno scambio immediato di prigionieri e ostaggi. Tuttavia ha rifiutato l’ultimo accordo proposto nei negoziati a Doha, ora in stallo,  affermando che manterrà le sue condizioni originali, che prevedono “un cessate il fuoco permanente, il ritiro completo delle truppe israeliane, e il ritorno dei palestinesi sfollati”. Condizioni che Israele ha già rifiutato, definendole “deliranti”.

Vincolante o no?

Nonostante le dichiarazioni della rappresentante degli Stati Uniti all’Onu, le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza sono generalmente considerate vincolanti per quanto riguarda il diritto internazionale, secondo l’articolo 25 della Carta dell’Onu. L’organizzazione non possiede, tuttavia, mezzi concreti e indipendenti per imporre le sue decisioni che, come scrive il Washington Post, sono regolarmente “considerate aperte ad interpretazioni, difficili da applicare e ignorate”.

Dunque, come riporta il Times of Israel, “se gli Stati Uniti affermano che la risoluzione non è vincolante, è molto improbabile che permetteranno al Consiglio di Sicurezza di imporre sanzioni a Israele in caso non rispetti le misure elencate”.

“Tuttavia- afferma ancora il ToI – rappresenta un colpo simbolico alla posizione internazionale di Israele (…) e segna un peggioramento delle relazioni tra Stati Uniti e Israele”.

 

(Foto: UN Photo/Eskinder Debebe. Sito ONU))