Una Pasqua nel cuore della spiritualità occidentale, ma anche di intensa attività diplomatica quelli che il presidente del Consiglio italiano Mario Monti ha trascorso in Israele. La messa di Pasqua al Santo Sepolcro, e poi l’incontro con i rappresentanti della comunità italiana in Israele e con l’Ambasciatore, Luigi Mattiolo; il colloquio con il premier Benjamin Netanyahu, con il leader dell’Anp Abu Mazen, e poi il ricevimento offerto dal presidente Shimon Peres.
Monti è stato in Israele domenica 8 e lunedì 9 aprile nell’ambito di un viaggio in Medio Oriente che lo ha portato prima in Libano – dove ha incontrato i militari italiani della missione dell’Onu Unifil; e poi in Egitto, dove è stato accolto dall’ambasciatore, Claudio Pacifico e dove ha incontrato il premier El Ganzouri.
Due giorni intensi segnati anche dalla visita al museo di Yad Vashem che il premier ha definito “commovente e sconvolgente”. A Yad Vashem Monti si è fermato alla “Tenda della Rimembranza” dove ha ravvivato la ‘fiamma perpetua’ della memoria e deposto una corona di fiori con il tricolore. Sul libro d’onore degli ospiti del memoriale della Shoah, Monti ha lasciato scritto il rinnovo dell’ “impegno a tener viva, nella società civile, la consapevolezza contro ogni insorgere di antisemitismo”. “Ho reso omaggio con profonda emozione e rispetto alla forza e al coraggio del popolo ebraico e alla sua storia millenaria. E in particolare – ha aggiunto Monti – alla tragedia inumana dell’Olocausto”: “la memoria parli anche alle nuove generazioni affinché tragedie di questo tipo non si ripetano mai più”.
In serata, nel corso del ricevimento all’Hotel King David di Gerusalemme, il presidente Shimon Peres ha detto rivolgendosi a Monti: “lei ispira fiducia nella gente che sente di essere nelle mani di un uomo onesto”.
Nei due giorni trascorsi in Israele, Mario Monti ha incontrato anche il premier Benjamin Netanyahu, a Cesarea, e il leader palestinese Abu Mazen. Con il primo ha condiviso “la viva preoccupazione per il programma nucleare iraniano”; con il secondo, a Ramallah, ha ricordato che Roma non riconosce alcuna modifica dei confini rispetto a quelli del 1967″.
L’Italia ha aggiunto, sostiene la soluzione di «due Stati» per Israeliani e palestinesi «in pace l’uno accanto all’altro». Una pace, ha aggiunto, da raggiungersi attraverso «il negoziato» al quale «non ci sono alternative per la soluzione del conflitto».