di Paolo Castellano
Dal 8 febbraio sono iniziati i colloqui tra le diverse fazioni palestinesi nella capitale dell’Egitto, Il Cario, con lo scopo di trovare un fronte comune per organizzare le nuove elezioni. Un obiettivo alquanto difficile dopo 14 anni di tentativi che hanno annullato qualsiasi modalità di voto a Gaza e nei territori dell’Autorità Palestinese.
Il nodo principale riguarda la reciproca avversione tra il gruppo nazionalista al-Fatah, guidato dal presidente Mahmoud Abbas, e il movimento armato e terrorista Hamas, che è categoricamente contrario a qualsiasi accordo con Israele. Oltre a questi protagonisti, ci sarebbero anche una dozzina di altre piccole fazioni palestinesi che sono state invitate al meeting egiziano. Tra i partecipanti anche la fazione filoiraniana Jihad Islamica che tra il 1996 e il 2006 ha boicottato le elezioni palestinesi.
Come riporta Ynet News, le future discussioni verteranno sulla sorveglianza presso i seggi elettorali e su come i tribunali affronteranno le controversie elettorali. Tuttavia, non si è percepito un concreto ottimismo. «Ci sono le stesse possibilità di successo e fallimento», ha dichiarato Hani Al-Masri, analista politico in Cisgiordania, che sta partecipando ai colloqui in quanto rappresentante indipendente.
Parecchi palestinesi ritengono che gli incontri in Egitto siano soltanto una manovra politica di Abbas per dimostrare buona volontà verso gli Stati Uniti con lo scopo di ottenere più transigenza e aiuto economico dall’Amministrazione Biden.
L’Autorità Palestinese, che ha un controllo limitato in Cisgiordania, vorrebbe andare alle elezioni parlamentari il 22 maggio e a quelle presidenziali il 31 luglio. Nelle ultime elezioni del 2006 c’è stata la vittoria a sorpresa di Hamas, alla sua prima candidatura. Ciò ha scatenato un’aspra lotta per il potere con al-Fatah.