di Anna Lesnevskaya
La vicenda che ha coinvolto giovedì l’ex sindaco di Londra, il laburista Ken Livingstone, avrebbe dei contorni grotteschi, se non fosse così seria. Dopo che Livingstone, fedele alleato del leader laburista Jeremy Corbyn, aveva detto che Hitler era un sionista, si è nascosto nella toilette degli studi televisivi presso Westminster, per scampare all’assalto dei reporter che chiedevano la sua opinione sulla politica della Germania nazista.
In precedenza il politico era stato contestato da un membro del suo stesso partito, il parlamentare John Mann, mentre era in diretta su una radio. La scena in cui Mann rincorre Livingstone di fronte ai Millbank Studios nel cuore del quartiere politico di Londra dandogli dell’apologeta del nazismo, mentre quest’ultimo cerca di rispondere alle domande di un giornalista, al telefono, ha fatto il giro del web e non ha certo contribuito a placare lo scandalo antisemita che ha travolto il Partito Laburista britannico negli ultimi giorni, ma che in realtà covava già da un po’ di tempo. Qualche settimana fa, infatti, il Partito laburista aveva sospeso Aysegul Burguz in seguito alla scoperta di alcune sue vecchie affermazioni affidate alla memoria infinita dei social network.
Circa dieci giorni dopo Mercoledì Jeremy Corbyn ha ceduto alle pressioni all’interno del partito e ha sospeso anche Naz Shah, la parlamentare del collegio elettorale di Bradford Ovest, dopo che sono venuti alla luce alcuni suoi post su Facebook riguardanti Israele. Nel 2014 Shah aveva condiviso un grafico in cui la sagoma di Israele veniva sovrapposta alla mappa degli Usa e il titolo diceva: “Soluzione per il conflitto israelo-palestinese – spostare Israele negli Stati Uniti”. Con un commento sottostante: “Il problema risolto”.
Intervistato dalla BBC Radio Londra il giorno dopo la sospensione della Shah, Ken Livingstone ha detto che le dichiarazioni della parlamentare erano “esagerate”, ma non “antisemite” (per ascoltare l’audio clicca qui). Ha poi continuato, sostenendo che “quando Hitler ha vinto le elezioni nel 1932, la sua politica di allora era quella di deportare gli ebrei in Israele” e che “era un sostenitore del sionismo, prima che impazzisse e finisse per ammazzare 6 milioni di ebrei”. Livingstone ha poi sostenuto che esistesse “una campagna ben orchestra per bollare antisemita chiunque critichi la politica di Israele”.
Poche ore dopo e molto malvolentieri, vista la loro antica amicizia e commilitanza, Corbyn ha sospeso anche la membership laburista di Livingstone, con la motivazione formale legata non alle accuse di antisemitismo, ma al “discredito del partito” in seguito allo scandalo mediatico. In realtà, l’ex sindaco di Londra, soprannominato anche “Ken il Rosso” per le sue politiche di estrema-sinistra mentre amministrava la capitale britannica, era già finito diverse volte nell’occhio del ciclone mediatico in relazione alle accuse antisemite.
Nel 1982, durante la guerra del Libano, quando Linvingstone era alla guida del Consiglio della Grande Londra, sul Labour Weekly, testata di sinistra radicale, di cui era il direttore, apparve una vignetta che ritraeva l’allora primo ministro israeliano, Menachem Begin, vestito con l’uniforme della Gestapo in cima ad una pila di teschi palestinesi. La scritta sotto la vignetta diceva: “Soluzione finale”. Nel 2005 invece Livingstone disse ad un collaboratore ebreo dell’Evening Standard, Oliver Finegold, che: “agiva come una guardia del campo di concentramento”.
Molti sostenitori di Corbyn tra i laburisti, e lui stesso, vedono le accuse di antisemitismo come un tentativo di indebolire la sua leadership. Ma per una fonte interna al partito, citata dal Financial Times, lo scandalo antisemita non è altro che una cartina tornasole della spaccatura nella sinistra inglese, ora sotto gli occhi di tutti. “Vai alla convention del partito, e tutti i rappresentanti dell’ala sinistra sono all’evento degli Amici della Palestina, mentre quelli di destra al brindisi degli Amici dell’Israele”, ha detto la fonte.
“Qualsiasi manifestazione del razzismo nel partito sarà affrontata e sradicata”, ha sostenuto giovedì Jeremy Corbyn. Ma il ministro degli Interni del suo governo ombra, Andy Burnham, ha detto che le accuse di antisemitismo in seno al Partito Laburista non sono state affrontate abbastanza rapidamente. Mentre nell’editoriale del Guardian si chiede a Corbyn di svegliarsi rispetto ai pregiudizi antiebraici nel suo partito e sradicarli con determinazione.
A una settimana dalle elezioni locali nel Regno Unito, dove un parlamentare laburista di religione musulmana, Sadiq Khan – che ha condannato le dichiarazioni di Livingstone – corre per diventare sindaco di Londra, alcuni dei sostenitori del partito hanno detto che non lo voteranno più dopo le ultime vicende. Così, il columnista ebreo del FT, Robert Shrimsley, ha scritto: “Fino ad ora il mio background religioso non ha mai influenzato il mio voto. Ma Mr Corbyn mi ha trasformato in un ebreo politico’”. Shrimsley ha detto che è “chiaramente legittimo opporsi al governo israeliano”, ma bisogna usare “un tono misurato”. E forse è proprio quello che è mancato nelle dichiarazioni di alcuni laburisti britannici.