di David Zebuloni
La notizia della nomina di Joseph Aoun come nuovo presidente del Libano, è stata accolta in Israele, secondo alcuni, con una gioia sproporzionata.”Rendo omaggio al Libano per la scelta del nuovo presidente dopo una lunga crisi politica. Spero che questa nomina contribuisca a rafforzare la stabilità e un futuro migliore per il Libano, per i suoi abitanti e per i suoi vicini”, ha scritto il ministro degli Esteri Gideon Sa’ar sul suo account X. Tuttavia, svariati analisti e esperti israeliani ritengono che la nomina in questione non porterà reali benefici all’attuale tensione tra i due paesi.
“No, non c’è nessun impatto positivo immediato sulle relazioni tra Libano e Israele”, afferma Tal Be’eri, direttore presso Alma, un centro di ricerca ed educazione sulle sfide della sicurezza di Israele nel nord del paese, in un’intervista a Makor Rishon. “Non c’è dubbio sul fatto che l’elezione di Aoun, con il consenso di 99 membri del parlamento su 128, metta il Libano in una posizione migliore rispetto a quella in cui si trovava fino ad ora. Tuttavia, se parliamo concretamente, quello che interessa a Israele non è tanto il governo libanese, quanto Hezbollah”.
Secondo Be’eri, infatti, il nuovo presidente non ha l’autorità necessaria per permettere all’esercito libanese di reprimere le forze di Hezbollah sul territorio. E non è tutto: nel secondo girone elettorale che si è tenuto quest’oggi, i rappresentanti di Hezbollah hanno votato a favore di Joseph Aoun, e non contro di lui. “È stata una scelta di ripiego”, chiarisce il ricercatore. “Suleiman Frangieh, che Hezbollah ha inizialmente sostenuto, ha ritirato la sua candidatura proprio ieri. Così l’organizzazione terroristica ha capito che doveva sostenere il candidato che riscontrava maggior consenso, sostanzialmente per migliorare la sua immagine all’interno del paese dopo il duro colpo conferitogli da Israele”.
Secondo Be’eri, dunque, la scelta del nuovo presidente non avrà alcun impatto militare su Hezbollah. “Aoun è stato capo maggiore dell’esercito negli ultimi otto anni, e cosa ha fatto per impedire che Hezbollah crescesse e si rafforzasse? Nulla”, spiega il ricercatore. “Anzi, durante la sua cadenza Hezbollah si è preparato a conquistare la Galilea rafforzandosi notevolmente dal punto di vista militare. E cosa ha fatto l’esercito libanese per impedirlo? Proprio nulla. Se colleghiamo tutto ciò alla scelta di Aoun, capiamo che nulla cambierà al confine con Israele”.
Tuttavia, non si può ignorare ciò che il neoeletto Joseph Aoun ha dichiarato nel suo discorso d’insediamento, quando ha sottolineato che si impegnerà affinché l’esercito libanese sia il solo ad avere le armi nel paese. “Beh, in passato ha detto che non intendeva confrontarsi con Hezbollah. A mio avviso, tutte parole vuote”, ribadisce Be’eri. “Anche se Aoun dovesse impiegare tutte le sue forze per cercare di definire una politica militare contro Hezbollah, la sua autorità in merito è molto limitata”.
Simbolicamente e teoricamente, il presidente entrante Joseph Aoun presiede il Consiglio Supremo della Difesa e funge da comandante supremo dell’esercito e delle forze di sicurezza libanesi. Di fatto, però, il suo principale incarico consiste nell’aspetto tecnico-politico dell’approvazione del governo, e non in quello militare. Chi deciderà davvero il destino del paese e dell’intera regione, sarà ancora una volta Hezbollah.
“Se dovesse esserci un ennesimo combattimento tra Israele e Hezbollah, Aoun non potrà fare nulla di concreto per intervenire”, conclude Tal Be’eri. “Certo, potrebbe provare a implorare Hezbollah di fermare la guerra, ma non oltre. E credi che Hezbollah ascolterà le sue suppliche? Probabilmente no, a meno che non serva esclusivamente i suoi interessi”.