Il peccato dell’indifferenza. L’Europa e i perseguitati di oggi e di ieri

Mondo

di Roberto Zadik

Da sinistra:  Ferruccio de Bortoli, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, il Senatore Manconi, Seble Woldeghiorghis, Liliana Segre, testimone della Shoah, e Gad Lerner.
Da sinistra: Ferruccio de Bortoli, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, il Senatore Manconi, Seble Woldeghiorghis, Liliana Segre, testimone della Shoah, e Gad Lerner.

È sempre complesso combattere la passività di chi ignora le tragedie storiche o semplicemente di chi non considera i problemi del prossimo. Nella storia questo atteggiamento ha permesso che accedessero indisturbate atrocità, del passato e del presente. Comprese le deportazioni del periodo nazifascista e i naufragi dei migranti, nel silenzio dell’Europa di oggi. Questo argomento è stato al centro dell’interessante convegno “Il peccato dell’indifferenza. L’Europa dei perseguitati di oggi e di ieri” che si è svolto il 23 giugno al Memoriale della Shoah.

L’iniziativa, su proposta del senatore Luigi Manconi, presidente della Commissione Straordinaria per la Tutela e la Promozione dei Diritti umani, è stata organizzata dalla Fondazione Memoriale della Shoah.  Sul palco dell’Auditorium “Nissim”  sono intervenuti il senatore Manconi, Ferruccio de Bortoli, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano, il giornalista Gad Lerner, Liliana Segre, testimone della Shoah e presidentessa dell’associazione Figli della Shoah, Seble Woldeghiorghis, assessore comunale alle Politiche Sociali e alla Cultura della Salute e don Virginio Colmegna, sacerdote e presidente della Casa della Carità. Presente alla serata, Roberto Jarach, vicepresidente del Memoriale della Shoah e dell’Ucei.

Un dibattito coinvolgente e pieno di spunti interessanti, che ha mischiato storia e memoria del passato e della Shoah e questioni di attualità come l’arrivo dei migranti (in questi giorni il Memoriale ne sta ospitando a centinaia), in fuga dalle guerre, dalla fame e dalle  peripezie che devono affrontare prima di approdare nel nostro Paese.  Ma esistono  elementi comuni, fra due questioni storiche tanto diverse, come l’indifferenza europea verso gli ebrei perseguitati durante la Shoah e l’atteggiamento riguardo agli sbarchi in massa di emigranti sulle nostre coste? Cosa è cambiato a settant’anni di distanza?

Tutto  è cominciato coi ringraziamenti del senatore Manconi e con una riflessione di De Bortoli sulla scritta “Indifferenza” voluta da Liliana Segre che campeggia scolpita a caratteri cubitali all’ingresso del Memoriale. A questo proposito il presidente della Fondazione Memoriale si è soffermato sui pericoli dell’indifferenza «in cui settant’anni fa avvenivano le deportazioni verso i campi di concentramento».
«Tante persone che giravano lo sguardo altrove e fingevano di non vedere e di non sapere e questo è inaccettabile. Ma oggi siamo migliorati? Io francamente ho qualche dubbio. Basti pensare – ha specificato De Bortoli – ai recenti fenomeni europei di intolleranza, xenofobia, razzismo e alla nostra spesso ingiustificabile paura degli altri. Voglio comunque sperare che alla fine prevalgano saggezza e umanità e non cinismo, ostilità e indifferenza e che si affermi una solidarietà responsabile che dia un segno della nostra civiltà».

Tanti gli argomenti e gli interventi. Manconi, citando una recente intervista della Segre, ha sottolineato l’importanza della memoria storica e di mantenersi sempre vigili contro indifferenza e razzismo. «Bisogna stare molto attenti – ha detto Manconi. – Ho voluto dare un tono istituzionale a questa serata – ha proseguito il senatore e chiedo a Seble di leggere i comunicati del presidente della Camera Laura Boldrini e del presidente del Senato, Pietro Grasso».

Cominciando da quest’ultimo, nel comunicato egli ha espresso la sua soddisfazione per l’iniziativa. «Questo convegno che si collega con quanto avvenuto a Roma un mese fa, rappresenta una lezione morale molto significativa in un luogo come il Binario 21. Ricordare ciò che è stato è necessario per sapere cosa faremo per difendere la dignità di tutti gli uomini. Grazie a Liliana Segre per la sua forza, il suo coraggio e l’eccezionale impegno civile che ha dimostrato».

Notevole l’intervento di Liliana Segre. «Quando mi invitano a convegni come questo – ha evidenziato la Segre, – non posso che ricordare, a 85 anni, la mia esperienza e l’indifferenza dei miei compagni di classe, la paura dei miei famigliari ai tempi delle leggi razziali. La memoria di questo, il senso di abbandono vissuto da me e dai miei parenti è un cappio al collo che mi sono portata dietro per tutta la vita».
Con grande lucidità, la presidente dell’associazione “Figli della Shoah” ha ricordato l’indifferenza di tanti “italiani, brava gente” che «dieci anni dopo la Shoah, dicevano di non sapere nulla di quello che stava accadendo agli ebrei».  Nel  suo discorso ha parlato anche della situazione attuale «dove c’è meno indifferenza di settant’anni fa e nel dibattito pubblico e istituzionale si continua a parlare di migranti anche se ci sono tante zone d’ombra. Come gli scafisti, individui spietati che si fanno pagare un sacco di soldi. Mi ricordano quello che ci fecero i passatori italiani sul confine svizzero. I passatori – ha continuato la Segre – erano lì a Varese e nelle zone limitrofe, si approfittavano degli ebrei in fuga, chiedendo somme spesso enormi per passare il confine. Qualcuno è riuscito a salvarsi, ma tanti sono stati respinti indietro e poi arrestati e deportati nei lager.
Tutto avveniva nell’indifferenza completa.- ha evidenziato la Segre – Quando questo Memoriale era in costruzione – ha concluso – stavamo pensando a varie parole da esporre all’ingresso. “PaMemoriale della Shoah - Milanoce”, “Libertà”, ma alla fine ho scelto “Indifferenza”. Ho voluto che questa scritta accogliesse le persone che vengono qui in visita e suscitasse lo stupore delle giovani generazioni. Lo stupore è l’unico antidoto contro l’indifferenza».

Molto applauditi sono stati anche gli interventi di Seble Wolderghiorghis, assessore comunale alle Politiche Sociali, del giornalista Gad Lerner e di Don Virginio Colmegna.
Seble Woldeghiorghis, italiana di origini etiopi e eritree si è definita «molto onorata di essere al Memoriale, un luogo importante, che mi ha permesso di conoscere la storia. Siamo un Paese che a volte nasconde le colpe del  passato, che fatica a parlare degli errori e dei soprusi commessi, come i crimini delle truppe italiane in Etiopia e Somalia. Bisogna combattere l’indifferenza – ha continuato l’assessore – essa si trasforma e assume varie maschere nascondendosi, a volte, sotto un finto coinvolgimento che però poi non viene seguito da azioni concrete. Anche questa è indifferenza».

Approfondendo il tema dei migranti, la Woldeghiorghis ha ricordato che «dal 1988, orde di migranti continuano ad arrivare nel nostro Paese, fuggendo da carestie, guerre e sofferenze e vengono spesso etichettati come “disperati” e c’è chi ha il coraggio di definire questi sbarchi una “emergenza”. Nessuno si preoccupa, però di sapere da cosa stanno scappando o cosa stia succedendo di tanto terribile a casa loro».
Subito dopo hanno parlato Gad Lerner e don Colmegna. Il giornalista e conduttore televisivo ha sottolineato «la delicatezza di qualsiasi paragone storico, accostamento e analogia e il pericolo di eventuali manipolazioni e strumentalizzazioni. Non ero sicuro se la Fondazione Memoriale avrebbe acconsentito a questa iniziativa ma alla fine tutto è andato bene».

Lerner ha messo in luce come attualmente rispetto ai migranti, nonostante «ci sia più sensibilità nel dibattito pubblico, permangano atteggiamenti diffidenti verso questi fuggiaschi, sentimenti di ostilità e di indifferenza. Spesso si abusa di alcuni termini. Si parla di “emergenza”, di “degrado” additando queste persone come “furbi che penetrano nella nostra società, come una minaccia” . Questa mentalità mi ricorda quella che si respirava nel 1938 nelle discriminazioni contro gli ebrei, anche se bisogna sempre essere molto prudenti quando si fanno paragoni storici». Lerner ha concluso che «è necessario esprimere solidarietà verso queste persone in fuga da  massacri e da genocidi, riflettendo con civiltà e sensibilità su questi fenomeni».
Nell’ultima parte dell’incontro, il senatore Manconi ha ricordato come in questi 27 anni dal 1988 a oggi siano morti nel “Mare nostrum” oltre 23mila persone. «Le stime – ha proseguito – spesso sono per difetto, perché non si sa in realtà il numero di vittime reali. Invece che cercare di sottrarci dal senso di colpa – ha ribadito poi il senatore – dovremmo ammettere le nostre responsabilità. Dobbiamo compiere una severa autocritica e smettere di reificare le persone, trasformandole in oggetti e di gerarchizzare gli esseri umani, trattando i migranti come dei ‘quasi uomini’».

Successivamente è stato letto anche il discorso della presidente della Camera Boldrini che ha ricordato «l’importanza della Memoria –  invitando i Paesi dell’Unione Europea a – salvare i migranti e a dimostrare il valore e la storia di cui sono rappresentanti».

A concludere il tutto, il discorso di Don Colmegna che si è definito molto commosso dalla vicenda dei migranti, «non piango spesso ma ho pianto quando ho visto i volti delle donne e dei bambini e i segni delle torture. Non bisogna più stare in silenzio davanti a questo, rifiutare qualsiasi forma di rassegnazione e la memoria è fondamentale specialmente per i giovani, per combattere questa globalizzazione dell’indifferenza con la capacità di indignarsi e di reagire».