Il presidente Lula non si scusa e accusa nuovamente Israele di genocidio

Mondo

di David Fiorentini

 

Il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva, ha accusato nuovamente Israele di genocidio nei confronti dei palestinesi, dopo aver paragonato la guerra contro Hamas alla Shoah.

“Quello che il governo israeliano sta facendo non è guerra, è genocidio” – ha dichiarato – “stanno uccidendo donne e bambini”.

Come avvenuto nel procedimento legale intentato dal Sudafrica, Israele ha respinto categoricamente le accuse di genocidio, ribadendo che la guerra intrapresa in seguito al massacro del 7 ottobre sia contro il terroristico Hamas, non l’intero popolo palestinese.

Già in seguito alle prime dichiarazioni, lo Stato ebraico ha dichiarato il leader socialista “persona non grata”, convocando l’ambasciatore brasiliano per chiarimenti.

 

“Le parole del presidente del Brasile sono vergognose e allarmanti”, ha tuonato il primo ministro Netanyahu. “Questa è una banalizzazione dell’Olocausto e un tentativo di nuocere al popolo ebraico e al diritto di Israele di difendersi”.

 

Parole di condanna a cui hanno fatto eco le affermazioni persino di Dani Dayan, il presidente di Yad Vashem, il quale ha definito le esternazioni del leader sudamericano come una miscela di antisemitismo e ignoranza.

 

La nuova presa di posizione di Lula giunge alla conclusione di una grandissima protesta popolare a San Paolo, con circa duecento mila partecipanti, organizzata dal suo principale oppositore politico, il conservatore Bolsonaro, invece molto vicino a Israele.