L’orrore della prigionia.
Ci siamo commossi vedendo Ingrid Betancourt che all’aeroporto militare di Bogotà abbracciava i suoi figli dopo sei anni di prigionia. Ci siamo commossi e abbiamo sperato di vedere un’identica conclusione per la prigionia dei soldati israeliani Ghil Shalit, Ehud Goldwasser e Eldad Regev. Abbiamo sperato che anche per loro l’audacia di un governo e il sostegno dell’opinione pubblica mondiale possano portare allo stesso lieto fine.
E abbiamo ricordato, insieme a Ghil Shalit, Ehud Goldwasser e Eldad Regev, anche Ron Arad e gli altri rapiti e prigionieri di guerra israeliani che per l’Europa e il Mondo non hanno nome né volto, perché il loro essere israeliani li mette fuori dalle angosce condivise e li lascia soli nei nostri cuori.
Soli nell’orrore delle parole dello sceicco Nasrallah che pubblicizza la sua macelleria: “Abbiamo braccia, gambe, un tronco…” degli israeliani rapiti.
Ne Il signore degli anelli l’esercito degli Orchi ha fatto prigionieri e ne restituisce le teste catapultandole dietro i bastioni del nemico. “Alleviamo il loro dolore. Restituiamo i prigionieri!”, grida sarcastico l’Orco più brutto e cattivo di tutti. Restituiamo i prigionieri. A pezzi.
Gli Orchi fanno questo.
Noi ci sforziamo di non “disumanizzare” il nemico, anzi cerchiamo, con le parole di Amos Oz, di “metterci nei suoi panni”, di vedere le cose anche dal suo punto di vista per arrivare a quel compromesso che è il solo capace di far intravedere la fine del conflitto.
Ma di fronte al mercante di carne umana da barattare con il corpo vivo di qualche assassino, sentiamo solo le parole dell’orco di Sauron: “Il tempo degli Uomini è finito”.
Ma Ingrid Betancourt è libera, abbraccia i suoi figli. E dobbiamo continuare a sperare anche per Ghil Shalit, Ehud Goldwasser e Eldad Regev.