di Redazione
La Corte Internazionale di Giustizia (CIG) ha reso note, venerdì 26 gennaio, sei misure provvisorie indirizzate ad intervenire con urgenza sulla crisi umanitaria a Gaza, nel contesto della recente contesa giudiziaria tra Israele e Sudafrica.
In breve, il tribunale dell’Aia ha ordinato ad Israele di prendere tutti i provvedimenti necessari ad impedire atti di genocidio verso la popolazione di Gaza, ad impedire la distruzione di eventuali prove, a prevenire e punire l’incitazione verbale al genocidio, e ad assicurare l’arrivo di aiuti umanitari, ordinando infine l’invio di un rapporto sui progressi conseguiti entro un mese.
La Corte ha dunque adottato in larga parte le richieste presentate al tribunale dal Sudafrica lo scorso dicembre, con un’importante eccezione: ha infatti evitato di imporre ad Israele un cessate il fuoco immediato.
La scelta di non ordinare un cessate il fuoco, che avrebbe di fatto reso illegale il proseguimento delle operazioni militari a Gaza, rende in gran parte simbolico il contenuto delle misure provvisorie. Israele infatti sarebbe già tenuto a rispettare queste misure, in quanto sottoscrittore della Convenzione sul Genocidio del 1948. Tuttavia la promulgazione stessa di queste misure è un fatto rilevante e potrebbe avere gravi conseguenze per Israele nel breve e nel lungo termine.
Nel promulgare le misure la Corte ha infatti riconosciuto la plausibilità di “almeno alcune” delle accuse di genocidio rivolte dal Sudafrica ad Israele.
“Questo aspetto- riporta Jeremy Sharon nel Time of Israel– potrebbe avere serie conseguenze per la statura morale di Israele, per la sua reputazione internazionale e per le sue attività diplomatiche (…) e metterebbe il vento in poppa a richieste di sanzioni commerciali e boicottaggi nel rifornimento di armamenti”
Inoltre la Corte ha affermato la validità della propria giurisdizione sul caso presentato dal Sudafrica, rigettando la richiesta di Israele di respingere la denuncia.
Ciò significa che a partire da Venerdì scorso, e prevedibilmente per i prossimi anni, Israele sarà a tutti gli effetti sotto processo per genocidio.
Le motivazioni della Corte
Come riporta il ToI, nel prendere la sua decisione e determinare l’urgenza di queste misure provvisorie il tribunale dell’Aia ha preso in considerazione i rapporti di diversi organi delle Nazioni Unite, che descrivono la situazione disastrosa in cui versano Gaza e i suoi abitanti, oltre alle dichiarazioni di diversi membri del governo israeliano, tra i quali il presidente Herzog e il ministro della Difesa Gallant.
“La corte considera che la popolazione civile nella Striscia di Gaza è al momento estremamente vulnerabile – ha affermato la presidente della Corte, Joan Donoghue – e considera come le operazioni militari portate avanti da Israele dopo il 7 Ottobre 2023 hanno causato, fra le altre cose, decine di migliaia di morti e feriti, la distruzione di case, scuole, ospedali e altre infrastrutture vitali, assieme a dislocamenti di massa”.
“La corte ha inoltre considerato – continua Donoghue – che l’operazione è tuttora in svolgimento e che il primo ministro di Israele ha dichiarato (…) che ‘ci vorranno ancora molti mesi’”.
Le reazioni
Nella sua reazione a caldo, riportata da Haaretz, il primo ministro Netanyahu ha accolto con favore la decisione della Corte di non richiedere un cessate il fuoco, cosa “che avrebbe negato il diritto di Israele a difendersi”.
“Tuttavia – ha continuato – l’accusa di genocidio mossa contro Israele non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della corte di considerarla è un marchio di disgrazia che perdurerà per generazioni.”
Nella conferenza stampa tenuta sabato 27 gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, ha inoltre affermato che “la prontezza della Corte nell’accogliere il ridicolo caso del Sudafrica testimonia che molti non hanno imparato niente dalla Shoah”, accusando il Sudafrica di servire gli interessi del “nuovo nazismo” di Hamas.
“Questa Corte non persegue la giustizia, ma la discriminazione del popolo ebraico – ha affermato il ministro Israeliano per la Sicurezza Nazionale Itamar Ben-Gvir – Le decisioni che mettono in pericolo l’esistenza dello Stato d’Israele non devono essere ascoltate. E dobbiamo continuare a combattere il nemico fino alla vittoria totale”.
Anche il leader dell’opposizione nella Knesset, Yair Lapid, si è scagliato contro la decisione della Corte. “Avrebbe dovuto rigettare la petizione immediatamente – ha affermato – è nostro diritto difenderci dalla brutalità che ha massacrato i nostri civili (…) non abbiamo bisogno di lezioni o linee di comportamento per comportarci come una democrazia nel rispetto della legge internazionale”.
Il Sudafrica, riporta il ToI, ha accolto la decisione della corte come “una vittoria decisiva per il diritto internazionale e un significativo passo avanti verso la giustizia per i Palestinesi”.
“Il serio rischio di un genocidio ai danni del popolo Palestinese a Gaza è ora noto a tutti gli stati – ha scritto il Ministero degli Esteri sudafricano – ciò impone a tutti loro di cessare di supportare o finanziare le azioni militari israeliane, plausibilmente genocide.”
Dal canto suo l’Autorità palestinese si è detta delusa dell’assenza di un cessate il fuoco, ma ha accolto la decisione come un atto importante “che mette Israele sul banco degli imputati”.
“Con questa decisione sono finiti i giorni in cui Israele poteva sperare di restare impunito – ha dichiarato il Primo Ministro Palestinese Mohammad Shtayyeh – e gli Stati che lo supportano saranno costretti a smettere di farlo. Mi aspetto che la Corte vada avanti con il processo e condanni Israele per sterminio e pulizia etnica della nazione Palestinese, un crimine come non se ne vedono dalla II Guerra Mondiale.”
Anche l’organizzazione terroristica Hamas, il cui massacro della popolazione civile israeliana del 7 ottobre ha provocato la reazione di Israele e le operazioni militari nella Striscia, e nel cui Statuto è dichiarato l’intento di distruggere Israele e di uccidere gli ebrei “ovunque si trovino”, secondo il ToI ha commentato la decisione del tribunale dell’Aia. “La decisione della Corte (…) – ha affermato un portavoce – contribuisce ad isolare Israele e ad esporre i suoi crimini a Gaza”.
L’Unione Europea, La Spagna e diversi stati arabi hanno chiesto ad Israele di rispettare e applicare i provvedimenti della Corte. La Germania e gli Stati Uniti hanno fatto la stessa cosa, ribadendo però che considerano l’accusa di genocidio infondata.
Gli Stati Uniti, in particolare hanno aggiunto anche che le decisioni della Corte ricalcano le loro posizioni, facendo notare che il tribunale non ordina un cessate il fuoco e che chiede la liberazione degli ostaggi israeliani.
“Abbiamo sempre detto chiaramente – ha affermato un portavoce del Dipartimento di Stato americano – che Israele deve intraprendere tutte le azioni necessarie a ridurre al minimo le vittime civile, aumentare il flusso di aiuti umanitari ed evitare dichiarazioni disumanizzanti”.
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