Il Wiesenthal Center chiede ad Amazon Prime Video di rimuovere il film “Bawaal”: sminuisce la Shoah

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di Michael Soncin
La Shoah è adoperata come metafora per spiegare qualsiasi fenomeno. Un uso che il più delle volte finisce col banalizzarla. È il caso del film indiano Bawaal presente sulla piattaforma di Amazon Prime Video. Ad intervenire per richiederne la rimozione è stato il Simon Wiesenthal Center.

“Siamo tutti un po’ come Hitler, non è vero?”. È una delle frasi che il protagonista dice alla moglie, utilizzando Hitler come metafora dell’avidità umana.

Il film, come scrive il Jerusalem Post, è ambientato in epoca contemporanea e si vede il protagonista, che va nel campo di concentramento polacco di Auschwitz, indossando un pigiama a righe, lo stesso con cui vennero assassinati 6 milioni di persone, per la sola ragione di essere ebrei.

Auschwitz non è una metafora

«Auschwitz non è una metafora. È l’esempio per eccellenza della capacità dell’uomo di essere malvagio. Facendo dichiarare al protagonista di questo film che ‘ogni relazione passa attraverso la sua Auschwitz’, Nitesh Tiwari banalizza e sminuisce la memoria di sei milioni di ebrei assassinati e di milioni di altre persone che hanno sofferto per mano del regime genocida di Hitler». Ad affermalo è stato Rav Abraham Cooper del Centro Wiesenthal (SWC).

Non è la prima vota che il colosso statunitense ospita all’interno della sua piattaforma contenuti discutibili, come quelli a sfondo antisemita. Un esempio è il film Hebrews to Negroes: Wake Up Black America, che è stato condiviso sui social del giocatore di pallacanestro Kyrie Irving, noto per le sue posizioni razziste verso gli ebrei. Nonostante tutto, il film non è stato rimosso e questo ha provocato nel 2022 un forte dissenso, con attivisti che si sono espressi in merito a tale decisione.

Sempre sulla questione del film di produzione indiana Cooper ha detto: «Se l’obiettivo del regista era quello di fare pubbliche relazioni per il suo film girando, secondo quanto riferito, una sequenza di fantasia in un campo di sterminio nazista, ci è riuscito. Amazon Prime dovrebbe smettere di monetizzare Bawaal rimuovendo immediatamente questa banalizzazione della sofferenza e dell’omicidio sistematico di milioni di vittime dell’Olocausto nazista».

È una questione di punti di vista?

A rispondere alle polemiche è intervenuto Amazon stesso, attraverso la voce dell’amministratore delegato Andy Jassy, secondo il quale, seppur discutibili, sarebbe una questione di vedute: «Come rivenditore di contenuti per centinaia di milioni di clienti con molti punti di vista diversi, dobbiamo consentire l’accesso a questi punti di vista, anche se sono discutibili e differiscono dai nostri punti di vista particolari».

Punti di vista o meno è forse l’inconsapevolezza a generare queste distorsioni? La mancanza di tatto? La debole conoscenza della storia? Che altro? Fatto sta, che dal trailer, Bawaal, sembra davvero un film di una pochezza unica, e come direbbe Gillo Dorfles, ‘Kitsch’, per non dire di peggio.