In Libano e in Egitto

Mondo

Escono dall’oblio le grandi sinagoghe. Sono notizie importanti per il mondo ebraico quelle che arrivano da Libano ed Egitto, Paesi in cui fino a qualche decennio fa vivevano floride e vivaci comunità ebraiche, oggi invece ridotte a poche unità.
A Beirut è in corso un restauro radicale della sinagoga Maghen Abraham, una delle più antiche del mondo arabo, tra le ultime vestigia del millenario ebraismo libanese (la presenza degli ebrei nel Paese risale a duemila anni fa), oggi caduta nell’oblio. Nella sinagoga, inaugurata nel 1926 nell’area soprannominata ‘Wadi al Yahud’ (la Valle degli Ebrei), è ancora visibile qualche traccia di quello che fu l’ufficio del rabbino(lasciò il paese nel 1977, dopo l’inizio della guerra civile). Prima di questa data, nel Paese vivevano 22.000 ebrei, che si sono ridotti drasticamente fino ad arrivare a essere oggi solo 300 (secondo stime non ufficiali).
È dopo la guerra del Libano del 1982 che la presenza ebraica è considerevolmente diminuita. E proprio durante il conflitto, la sinagoga è stata distrutta e saccheggiata di tutto: banchi, piastrelle, vetrate e perfino l’imponente altare di marmo.

I lavori di ristrutturazione, la cui cifra ammonterebbe ad almeno un milione di dollari, sono al momento sostenuti in gran parte dal Consiglio comunale ebraico di Beirut, che ha lanciato un appello per fare donazioni. Hanno già risposto gli ebrei libanesi espatriati a Milano e nel mondo, contributi sostanziosi già in viaggio per il Libano.

Oltre alla sinagoga, è in fase di ristrutturazione anche il cimitero ebraico, mentre le altre sinagoghe del Paese (quella di Saida, al sud, o quella del 1870 di Aley, a sud-est di Beirut), saranno rimesse a posto solo dopo il termine dei lavori a Maghen Abraham, previsto fra meno di un anno. Al momento sembra che nessuna comunità religiosa o partito politico, compreso Hezbollah, abbia espresso riserve nei confronti di questi progetti.
Un altro importante luogo ebraico in via di restauro è la sinagoga Moses Ben Maimon al Cairo, costruita nell’area chiamata un tempo Haret al Yahud (il quartiere ebraico), e oggi conosciuta come El Gamalia. Dichiarata patrimonio di antichità nel 1986 in virtù della sua architettura e della sua importanza religiosa, la singagoga ha subito negli anni importanti danni a causa di terremoti e di infiltrazioni di acqua.
Il restauro, iniziato a metà giugno e che durerà circa un anno, include un piano di ricostruzione dei muri danneggiati e degli interni.