L’ambasciatore bulgaro in Francia, Irina Bokova, è il nuovo direttore generale dell’Unesco. Ma la vera notizia è chi direttore non è riuscito a diventarlo: Farouk Hosni, ex ministro della Cultura egiziano, che si è guadagnato la notorietà con il suo vivido antisemitismo. Con un profilo fatto di libri israeliani che andrebbero messi al rogo e odio per Israele bevuto nel latte materno , Hosni aveva le carte in regola per guidare un consesso politicamente corretto come quello dell’Unesco e fino a ieri le dichiarazioni di voto gli assicuravano 32 preferenze su un totale di 58. La reputazione di Hosni è peggiorata, se possibile, quando ha rivelato di aver protetto i terroristi palestinesi dell’Achille Lauro. Ieri sera a Parigi tutte queste cose hanno contribuito a sovvertire il pronostico. La procedura di elezione prevede una serie di sessioni a scrutinio segreto con il vincolo di una maggioranza qualificata che via via si alleggerisce. Più si va avanti, più i voti dei delegati pesano. Dei nove candidati originari, al momento del voto sette avevano abbandonato l’aspirazione a dirigere l’organo culturale delle Nazioni Unite, lasciando che si giocassero la sfida Hosni, favorito da tutti i pronostici, e l’ex ministro degli Esteri di Sofia. Nei primi scrutini la situazione si era stabilizzata su un pareggio: 29 a 29. Nella quinta votazione l’ultima prima che il bizzarro regolamento dell’Unesco affidi tutto al lancio della moneta due delegati hanno cambiato voto, passando dalla parte di Bokova.