di Roberto Zadik
Nota per la sua neutralità e imparzialità, oltre che per igiene, puntualità e precisione, la Svizzera sembra essersi tristemente omologata all’ondata europea antisraeliana. Infatti secondo l’autorevole “Jerusalem Post”, il Ministro degli Esteri Didier Burkhalter avrebbe recentemente incontrato alcuni membri di Hamas.
Ovviamente, l’iniziativa è stata accolta da un coro di polemiche. Stando a quanto afferma il giornale svizzero Blick, Burkhalter avrebbe avviato la proposta di un “dialogo con Hamas” trasformando questa temibile organizzazione terroristica e violenta in un normale interlocutore politico.
Fra le reazioni suscitate da queste dichiarazioni, indignazione e costernazione sono state espresse dal deputato conservatore e esperto di politica estera, Alfred Heer, che le ha definite “un inaccettabile tentativo di sostegno di Hamas da parte del Dipartimento degli Affari Esteri”. Heer ha invitato Birkhalter a spiegare in maniera plausibile le motivazioni per le quali “la Svizzera dovrebbe sostenere organizzazioni notoriamente criminali come Hamas il cui unico obbiettivo è la distruzione di Israele”.
Da segnalare anche l’intervento dell’ambasciatore israeliano in Svizzera, Jacob Keidar, che ha sottolineato che “Israele stia cercando di persuadere le autorità svizzere e internazionali a classificare Hezbollah e Hamas come gruppi terroristici. Nonostante la Svizzera non sia membro dell’UE, si è distaccata da essa anni luce, sostenendo i terroristi”.
Sconcertato anche il segretario della Comunità ebraica svizzera, Jonathan Kreutner, che in questi giorni ha detto al Jerusalem Post: “Siamo molto scettici che il contatto con Hamas possa essere produttivo. Abbiamo sempre pensato che il Liberale Burkhalter,fosse nemico di Israele”. Dubbioso sull’utilità di una relazione con Hamas, anche Yves Kugelman, caporedattore del magazine ebraico elvetico Tachles che ha ricordato come lo scorso dicembre il governo svizzero avessero speso assieme alla Finlandia quasi 85mila dollari per ospitare un workshop a Ginevra che riuniva membri di Hamas e di Al Fatah. Come se non bastasse, ha sottolineato Kugelman indignato, nel 2012 “il Parlamento svizzero, Bundeshaus, aveva invitato il portavoce di Hamas Mushir al Masri”.
Un clima incandescente dove anche l’ambasciatore israeliano ad interim Shalom Cohen ha affermato “Non siamo per niente contenti di questi sviluppi e ne parleremo con le autorità locali. E’ stato un terribile errore invitare un membro di Hamas riconosciuti come terroristi dalla comunità internazionale”.
Del resto il Ministro Burkhalter non è nuovo a queste “simpatie” propalestinesi. Tempo fa era stato già tacciato di antisemitismo e di boicottaggio antisraeliano e in tema di politica filopalestinese della Svizzera, il direttore del giornale Basler Zeitung, Dominik Feusi, ha ricordato come il governo nel 2013 avesse dato 700mila dollari a sostegno di un uficio per i diritti umani con sede a Ramallah. In conclusione è intervenuto anche l’esponente dell’Agenzia di Difesa dell’Unione Europea, Pierre Alain Eltschinge, che ha rilasciato un’ambigua dichiarazione in difesa della Svizzera. “Esso” ha ricordato “ è sempre stato un Paese neutrale e umanitario e per questo esso promuove il dialogo fra le diverse parti e non applica le sanzioni europee non classificando Hamas come gruppo “. Riguardo al rapporto col mondo ebraico, egli ha specificato come “il Paese si occupa da sempre di Shoah e condanna qualsiasi fenomeno di violenza e razzismo”.