di Nathan Greppi
Quando, il 7 ottobre 2023, Hamas ha fatto irruzione oltre il confine israeliano per compiere massacri e rapimenti, Angelyn Aguirre, badante filippina di 32 anni, è rimasta fino alla fine al fianco dell’anziana donna della quale si prendeva cura nel kibbutz Kfar Aza, Nira Ronen, con la quale ha tentato senza successo di nascondersi nella stanza blindata della casa, prima che fossero entrambe uccise dai terroristi.
La Aguirre, che era sposata da appena un anno ed era rientrata in Israele per lavorare pochi giorni prima dell’attacco, è tra i 4 cittadini filippini che il 7 ottobre sono stati uccisi da Hamas; altri due erano stati rapiti e portati a Gaza, per poi essere liberati a novembre.
In Israele risiedono circa 30.000 lavoratori filippini, impiegati principalmente come badanti e nel settore alberghiero. Quando, venerdì 9 agosto, l’Ambasciata israeliana nelle Filippine ha celebrato il 67° anniversario delle relazioni tra i due paesi, piantando degli alberi nel cortile della San Francisco High School di Quezon City, 4 alberi sono stati dedicati a ciascuna delle vittime.
Sin da quel tragico giorno, l’attuale presidente filippino Ferdinand Marcos Jr. si è fortemente schierato al fianco d’Israele, condannando senza ambiguità l’operato di Hamas. Una relazione, quella tra Manila e Gerusalemme, che è dettata anche da interessi comuni nel settore della difesa; è notizia recente che la Forza Aerea delle Filippine ha acquistato dall’azienda israeliana Elbit Systems dei velivoli da pattugliamento a lungo raggio, a causa di recenti tensioni con la Cina nel Mar Cinese Meridionale. Mentre le Israel Shipyards Industries hanno recentemente venduto alla Marina militare filippina due navi da pattugliamento dotate di lanciamissili.
Per capire meglio come si sono evolute le relazioni tra i due paesi, abbiamo parlato con l’imprenditore ed economista filippino Andrew James Masigan, editorialista del quotidiano The Philippine Star e consigliere del MEMRI (Middle East Media Research Institute).
Quali erano i rapporti tra le Filippine e Israele prima del 7 ottobre?
Le relazioni sono sempre state buone. Siccome le Filippine sono, oltre a Timor Est, l’unica nazione a maggioranza cattolica in Asia, abbiamo sempre sentito di avere un legame con il popolo ebraico. E già negli anni ‘30, sotto la guida dell’allora presidente Manuel Quezon il nostro paese accolse circa 1.300 rifugiati ebrei in fuga dall’Europa, quando nessun’altro paese asiatico era disposto a farlo. Alcuni loro discendenti vivono tuttora qui. E quando, nel 1947, alle Nazioni Unite venne messo ai voti il Piano di partizione della Palestina, le Filippine votarono a favore della nascita di uno Stato Ebraico.
Il resto, come si suol dire, è storia; sin dal 1957 abbiamo ottime relazioni diplomatiche con Israele, trasformatesi nel corso del tempo in una vera e propria amicizia.
Come sono schierati i politici e l’opinione pubblica filippina in merito alla guerra in corso?
Innanzitutto, occorre fare una precisazione; essendo Israele un paese geograficamente lontano, alcune fasce della società filippina non conoscono bene la situazione. Detto ciò, le Filippine sono l’unico paese nel sud-est asiatico ad aver dichiarato apertamente il suo appoggio a Israele. Non solo i politici, ma anche la società nel suo complesso sta con Israele, e non coltiva nessun sentimento di odio o pregiudizi antiebraici.
Personalmente, posso testimoniare questa solidarietà con Israele anche sulla base della mia esperienza; ho scritto diversi articoli sulla reazione israeliana dopo il 7 ottobre per il quotidiano filippino The Philippine Star, uno dei più letti nel paese, e ogni giorno ricevo centinaia di mail da parte dei lettori. Su un centinaio di commenti ai miei articoli su Israele, direi che solo 4 o 5 sono filopalestinesi, mentre tutti gli altri sono generalmente filoisraeliani.
Le Filippine ospitano una consistente minoranza musulmana, in particolare sull’isola di Mindanao. Come sono schierati sull’argomento rispetto alla maggioranza cattolica?
L’arcipelago delle Filippine è composto principalmente da tre grandi regioni: l’isola di Luzon a nord, le isole Visayas al centro e Mindanao a sud. Se Luzon e Visayas sono prevalentemente cristiane, a Mindanao è molto presente la componente musulmana. Ed è nelle zone musulmane che si sono tenuti cortei pro-Palestina. Ma anche in quel caso, è poca cosa in confronto a quello che si può vedere in paesi vicini come la Malaysia e l’Indonesia, dove l’odio antiebraico e le posizioni filopalestinesi sono palpabili. Da noi i musulmani sono appena il 6% della popolazione, pochi in confronto ai 200 milioni di musulmani in Indonesia, perlopiù schierati contro Israele.
In una sua analisi pubblicata a maggio sul sito del MEMRI, sosteneva che le Filippine stanno cercando di opporsi all’espansionismo cinese nell’Oceano Pacifico. Quanto pesa questo fattore nella cooperazione militare con Israele?
Le Filippine hanno accordi di cooperazione militare solo con una cerchia ristretta di paesi. Israele ha aperto un proprio ufficio per gli scambi militari a Manila nel 2020, e ha esteso la propria rete diplomatica; oltre all’ambasciata a Manila, ha aperto anche due consolati nelle regioni di Visayas e Mindanao.
Israele è un nostro importante fornitore di armi e munizioni da molto tempo. Nell’ultimo periodo, a causa della minaccia cinese, le relazioni si sono rafforzate; l’azienda israeliana Elbit Systems ci ha fornito aerei da pattugliamento, ma a parte quello Israele ci procura pistole, proiettili, tute mimetiche ed elmetti. Inoltre, cooperiamo con loro anche negli addestramenti militari.
Oltre alla difesa e alle forze armate, in quali altri settori vi è una collaborazione proficua?
Abbiamo molti programmi per gli scambi tecnologici, di cui il più proficuo è quello nel settore agricolo: ogni anno, mandiamo tra i 300 e i 400 filippini in Israele affinché studino le loro innovazioni nell’agricoltura e le portino qui da noi. Inoltre, ci sono diverse joint venture attive, per cui aziende filippine cooperano con quelle israeliane nel settore agricolo.
Per fare un esempio, grazie all’utilizzo di tecnologie israeliane, la Metro Pacific Agro Ventures Inc., uno dei più grandi conglomerati aziendali delle Filippine, sta costruendo quello che sarà il più grande caseificio del paese e di tutta l’Asia. Servirà a produrre 6 milioni di litri di latte all’anno, e l’apertura è prevista per novembre. Hanno inoltre investito un miliardo di pesos filippini (circa 15,9 milioni di euro, ndr) per costruire una serra dove poter coltivare 1.600 tonnellate di verdure all’anno.
A parte l’agricoltura, esistono collaborazioni proficue tra Israele e le Filippine anche nel settore informatico, per lo sviluppo di start-up e nuove tecnologie. Nel complesso, abbiamo ottimi rapporti con Israele, anche se rimangono ancora degli aspetti che presentano margini di miglioramento.
Quali aspetti potrebbero essere migliorati?
Gli scambi commerciali per adesso non sono consistenti, e anche il turismo tra i due paesi non ha ancora raggiunto livelli significativi. Su quest’ultimo fronte, c’è da dire che per implementare i viaggi turistici in questo momento sono in corso delle trattative affinché la compagnia aerea Philippine Airlines possa compiere dei voli diretti a Tel Aviv e a Gerusalemme. I negoziati si erano interrotti dopo il 7 ottobre, ma in seguito sono ripresi.
In ogni caso, quando uno dei due paesi ha bisogno di aiuto, l’altro c’è: per fare un esempio, Mashav, l’agenzia internazionale per la cooperazione e lo sviluppo del Ministero degli Affari Esteri israeliano, attribuisce alle Filippine lo status di nazione prioritaria, il più alto. Per questo, vi è una cooperazione in vari ambiti tra i due paesi, ad esempio quando si verificano catastrofi naturali: in questi casi, Israele ci manda sempre aiuti alimentari, donazioni di sangue, medici professionisti. E anche durante la pandemia da Covid-19, Israele ci ha consentito di vaccinare decine di migliaia di nostri connazionali.