Sarà Israele il Paese ospite d’onore della 14° edizione della Fiera internazionale del Libro 2008, che si svolgerà a Torino dall8 al 12 maggio. In occasione della ricorrenza del 60° anniversario della sua fondazione, Israele sarà infatti presente allevento culturale torinese dove potrà far conoscere la propria identità culturale. Tra gli scrittori previsti vi saranno Amos Oz, Aron Appelfeld, Etgar Keret, Abraham Yehoshua, David Grossman.
La decisione degli organizzatori di dare ampio spazio alla presenza israeliana ha suscitato immediate reazioni sia in Italia sia allestero, in particolare da parte dei paesi arabi che, non riuscendo a far annullare la presenza israeliana, hanno ottenuto quella dsi scrittori palestinesi.
Ernesto Ferrero, direttore editoriale della Fiera di Torino, ha posto fine alle discussioni chiarendo che, quando si dice che un Paese (in questo caso Israele) sarà ospite alla manifestazione, si intende che vengono invitati i suoi scrittori, saggisti, storici, scienziati, poeti, musicisti e tutti coloro che concorrono a definire l’immagine della cultura di un Paese nelle sue varie componenti e sfumature. Sarà così anche per Israele, ha detto, che possiede una libera cultura, che ha dimostrato di saper essere indipendente da condizionamenti governativi. Questa cultura, da anni nota in tutto il mondo e apprezzata anche in Italia, si è sempre distinta per l’atteggiamento critico e per la disponibilità al dialogo e alla ricerca.
Mi sembra, ha continuato Ferrero, davvero singolare e paradossale che degli scrittori, siano essi giordani o altri, chiedano di negare la parola ad altri scrittori in una sede di libero confronto. Voglio credere che si tratti di un equivoco o di un malinteso, perché se così non fosse bisognerebbe concludere che questi sedicenti scrittori usurpano la qualifica. Se invece sono proprio degli scrittori, che vengano a Torino a dire la loro: a fermarli non sarà certo una Fiera che si è sempre distinta per la pluralità delle voci che ospita.
Sono convinto, ha concluso, che la vera letteratura, cioè l’attività cognitiva per eccellenza, non appartenga a questo o a quel Paese, a questa o a quella bandiera, ma sia sopranazionale: un patrimonio dell’umanità, per così dire. L’unica strada che ci resta, in un’epoca segnata dall’ingiustizia e dalla violenza, resta quella del confronto, del dialogo e della ricerca comune. Tutto quello che va contro questesigenza primaria va semplicemente contro l’uomo, e concorre a preparare nuovi disastri.