di Francesco Paolo La Bionda
Israele potrebbe revocare l’allerta straordinaria emessa il 13 giugno scorso con cui aveva messo in guardia i propri cittadini dal recarsi in Turchia, dopo che era stato sventato un complotto ordito da una cellula iraniana a Istanbul. Funzionari diplomatici di entrambi i paesi avevano già pubblicamente espresso la volontà di revocare la misura restrittiva in previsione dell’alta stagione estiva, essendo il paese anatolico un’importante meta turistica per gli abitanti dello Stato ebraico.
Alti funzionari di Gerusalemme avevano avvertito il 17 giugno dell’esistenza di “serie” minacce iraniane all’incolumità dei cittadini israeliani presenti in Turchia, circa 2.000 a quella data, e alla comunità ebraica locale, in particolare per coloro che si trovavano a Istanbul. I turisti erano stati esortati a lasciare il paese o almeno a rimanere nei propri alberghi.
Era stato quindi il primo ministro Naftali Bennett a rivelare il 20 giugno che gli apparati di sicurezza israeliani e turchi avevano lavorato insieme per sventare gli attacchi terroristici, ringraziando anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan per la collaborazione dei suoi ufficiali.
Giovedì 23 giugno ulteriori informazioni sono state fornite dal ministro degli Esteri israeliano Yair Lapid, volato ad Ankara per dei colloqui diplomatici nell’ambito del riavvicinamento diplomatico che, pur con alcuni ostacoli, si sta verificando tra i due paesi negli ultimi mesi.
Lapid, che potrebbe succedere a Bennet come primo ministro a causa della crisi di governo israeliana, ha rimarcato di essere fiducioso che il governo turco saprà rispondere a tutti i tentativi iraniani di colpire i cittadini israeliani sul suolo anatolico.
Durante la sua permanenza ad Ankara, Lapid avrebbe incontrato anche Hakan Fidan, il capo dei servizi segreti turchi, considerato vicino al presidente Erdogan. Secondo i media israeliani, i due hanno discusso di misure concrete per sventare altri possibili piani di attacco iraniani.
Le cellule iraniane in Turchia
Lo stesso giorno della visita di Lapid è stato anche annunciato l’arresto delle tre cellule iraniane che avevano progettato gli attacchi. La prima progettava di rapire e uccidere l’ambasciatore israeliano e sua moglie; la seconda aveva puntato un gruppo di israeliani nel quartiere Beyoğlu di instanbul, mentre la terza si era messa alla ricerca di obiettivi da colpire presso le principali attrazioni turistiche dell’antica capitale ottomana.
Gli arrestati avrebbero, secondo quanto riportato, confessato di aver ricevuto ordini dall’apparato di intelligence del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica, meglio noti come i pasdaran, e dal suo comandante, Hossein Taib. Quest’ultimo è stato rimosso dalla sua carica dopo gli arresti, probabilmente perché considerato responsabile della debacle.
Le operazioni sarebbero state decise come vendetta per l’uccisione, il 22 maggio scorso, del colonnello dei pasdaran Hassan Sayyad Khodaei, assassinato da sicari in moto per le strade di Teheran. Un delitto non rivendicato ma per il quale il regime iraniano ha accusato Israele e Stati Uniti, a cui imputa anche la morte di una serie di figure chiave del suo programma nucleare, assassinate nel corso degli ultimi anni.
Ufficialmente, Teheran ha negato qualsiasi accusa e il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha già annunciato che si recherà anch’esso in visita in Turchia nelle prossime settimane.