di Davide Zebuloni, da Tel Aviv
Energie rinnovabili: nel 2019, lo Stato ebraico ha registrato un nuovo record per l’utilizzo di alternative al fossile: eolico, solare, idroelettrico
Da quando Greta Thunberg ha gridato “vergogna” a Trump e ha invitato il mondo a svegliarsi, tutti sembrano essersi ricordati del problema climatico. Movimenti che condannano l’uso e l’abuso della plastica e campagne volte a sensibilizzare i consumatori verso un giusto utilizzo della raccolta differenziata, sono ormai all’ordine del giorno. I primi brevetti delle cannucce fatte di cartone spopolano e diventano il trend dell’estate nei bar e nei locali di tutto il mondo.
Anche in Israele il tema ecologico diventa fulcro di dibattiti e discussioni, in Parlamento e nelle strade. Come sopravvivere se non con le risorse tradizionali? Come garantire ai cittadini una qualità di vita elevata senza distruggere il pianeta?
«Entro il 2025 Israele non farà più uso di carbone», ha dichiarato Yuval Steinitz, ministro dell’Energia israeliano. E ancora, il primo gennaio del 2020 il ministero delle Energie e il ministero della Sicurezza hanno stanziato un budget comune di 250 milioni di shekel volto a finanziare lo sviluppo tecnologico che consentirà la creazione di un parco eolico nelle alture del Golan. I dati non mentono: nel 2019 Israele ha registrato un nuovo record per l’utilizzo di energie rinnovabili. Scopriamo che il 16,4 per cento dell’elettricità consumata nel paese proviene appunto da quelle fonti energetiche definite “sostenibili”, ovvero quelle fonti che per loro natura non sono “esauribili” sulla scala dei tempi umani.
Gli esempi più comuni sono l’energia idroelettrica, l’energia eolica e l’energia solare. A proposito dell’energia solare dicono gli esperti: “Israele non è solo una potenza tecnologica mondiale, ma anche una potenza solare mondiale”.
Proprio così, Israele vanta un clima estivo per quasi tutta la durata dell’anno. Un clima problematico sotto certi punti di vista, responsabile ad esempio del grave problema della siccità che caratterizza il territorio, ma che per altri aspetti ha incentivato lo sviluppo di quelle tecnologie che nel tempo hanno reso Israele un punto di riferimento mondiale nel settore delle energie solari. Basti pensare alla città di Eilat, dove il 75 per cento dell’elettricità consumata viene generata dai pannelli solari installati sopra ogni abitazione e persino alle fermate degli autobus. In un’altra epoca, in un altro paese, c’è chi avrebbe detto: “Se non hanno più pane, che mangino brioches”. E gli israeliani le brioches se le sono fatte da soli, reinventandosi a dovere, data la scarsa presenza di fonti energetiche sotto il suolo. Ad Emek Heffer, per esempio, un terreno abbandonato è diventato nel 2019 un parcheggio pubblico con cinquanta posti auto muniti di pannello solare a fare da tettuccio. Si tratta del “parcheggio solare” più grande del paese, ma non l’unico.
Capiamo dunque che la questione climatica in Israele è all’ordine del giorno prima ancora dell’avvento di Greta nelle nostre vite, ma una domanda tormenta comunque le nostre coscienze: stiamo davvero facendo il massimo per evitare un disastro ambientale senza precedenti?
Nel Negev la più alta torre solare del mondo. Sorge ad Ashalim ed è stata inaugurata nel 2018, sfrutta la sua altezza per occupare poco territorio e utilizza la tecnologia del solare termodinamico per produrre energia elettrica. Rivestita in acciaio inox, la torre è visibile da decine di chilometri di distanza. La centrale, che oggi è il più grande impianto di energia rinnovabile d’Israele, è formata dalla sua torre centrale, alta 250 metri, e da 50 mila specchi (eliostati) movibili su due assi, posizionati nel terreno circostante. I pannelli riflettono la luce solare indirizzandola verso la vetta della torre, dove si trova una caldaia che porta uno speciale fluido a temperature molto elevate. Questo fluido trasforma l’acqua in vapore, che alimenta le turbine che fanno girare gli alternatori e producono elettricità. Rispetto alla tradizionale tecnologia del fotovoltaico, che usa la luce per produrre corrente elettrica attraverso i pannelli fotovoltaici, il solare termodinamico ha il vantaggio di funzionare anche nelle ore notturne, senza luce. (I. E. R.)