di Paolo Castellano
In Afghanistan non si ferma l’opera di sottomissione dei talebani contro i nemici del loro credo. Non soltanto i collaboratori dell’Occidente nel mirino, ma anche le vestigia di un ebraismo vilipeso e devastato a partire dagli anni Trenta del Novecento.
Infatti come riporta il 29 agosto Israel Valley, il sito ufficiale della Camera di commercio Francia-Israele, i talebani hanno saccheggiato l’unica sinagoga di Kabul, strappando libri ebraici e frantumando menorah.
Inoltre, negli anni Novanta i talebani avevano rubato un’antica Torah del XV secolo che sarebbe stata venduta al mercato nero. Lo riporta JTA.
In questo modo, sono state eliminate definitivamente le tracce ebraiche nella capitale dell’Afghanistan. Rimane soltanto una sinagoga ad Herat che però è stata trasformata in una scuola.
Forse molti non sanno che gli ebrei vivono in Afghanistan da oltre 2500 anni. In passato risiedevano circa 40mila ebrei all’interno del paese mediorientale. Gran parte si trovava a Kabul e ad Herat, importante città lungo l’antica rotta commerciale della Via della Seta.
Nel 1933 l’antisemitismo dilagò. La comunità ebraica afgana venne perseguitata e molti ebrei furono esiliati a causa dell’influsso dell’ideologia nazista, del sostegno alla causa palestinese e dei sospetti sugli ebrei sovietici accusati di essere “agenti bolscevichi”.
Dunque intorno al 1950 la presenza ebraica era crollata in Afghanistan attestandosi intorno alle 5mila presenze. Un numero destinato a diminuire con l’avvento dei talebani al potere nel 1996. Oggi è rimasto soltanto un ebreo afgano, Zebulon Simentov.