di Nathan Greppi
Levan Kogeashvili, un ragazzo israeliano di 22 anni, è rimasto ucciso la sera di venerdì 7 gennaio nel mezzo di una sparatoria scoppiata nella città di Almaty, in Kazakistan, a seguito di proteste dovute alla crisi politica e sociale che il paese sta attraversando.
Come riporta il Times of Israel, Kogeashvili aveva vissuto per diversi anni nel paese. In un comunicato stampa, il Ministero degli Esteri israeliano ha espresso le proprie condoglianze alla famiglia, con la quale ha cooperato per recuperare il corpo in modo da riportarlo in Israele per la sepoltura. Ha aggiunto che, proprio a causa della situazione instabile, già a partire da giovedì era stato emesso un avvertimento per sconsigliare agli israeliani di recarsi in Kazakistan a meno che non fosse assolutamente necessario.
La famiglia ha dichiarato al sito di notizie israeliano Walla che il ragazzo era in macchina diretto al lavoro quando è stato colpito da due proiettili, e che non era coinvolto nelle proteste. Rostislav Edelstein, un amico di famiglia, ha raccontato che lo hanno portato in ospedale nel tentativo di salvarlo, ma era già troppo tardi.
Negli ultimi giorni il Kazakistan ha iniziato ad attraversare una profonda crisi politica, iniziata per un aumento nel prezzo del carburante e che ha portato a diverse proteste sfociate nella violenza. Proprio venerdì la situazione è degenerata ulteriormente dopo che il Presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha autorizzato le forze dell’ordine a sparare contro i manifestanti, dichiarando: “Coloro che non si arrendono saranno eliminati.” Al 10 gennaio il bilancio, almeno stando ai numeri ufficiali, era di 164 morti, 2.200 feriti e 8.000 arresti. Inoltre, anche la Russia ha inviato truppe nel paese a sostegno del governo di Tokayev.
(Foto: autore Esetok, fonte Wikimedia Commons)