di Nathan Greppi
Mercoledì 4 agosto è stato annunciato che la Corea del Sud è diventata il primo paese asiatico ad adottare la definizione di antisemitismo dell’IHRA. La prima volta che tale decisione è emersa è stato quando il Ministro degli Esteri sudcoreano Chung Eui-yong (nella foto) lo ha riferito alla sua controparte israeliana Yair Lapid nel corso di una loro telefonata. Nello stesso giorno, l’ambasciatore israeliano in Corea del Sud Akiva Tor lo ha annunciato pubblicamente sul proprio profilo Twitter.
Secondo l’EJ Press, i due ministri hanno anche discusso di progetti comuni per contrastare il coronavirus, nonché di un nuovo trattato di libero scambio tra i due paesi siglato a maggio.
I due paesi hanno instaurato relazioni diplomatiche sin dal 1962, e già durante la Guerra di Corea, negli anni ’50, Israele inviò aiuti al governo sudcoreano contro il nord comunista. Le relazioni si sono temporaneamente interrotte a partire dagli anni ’70, quando a seguito delle crisi per il prezzo del greggio il governo di Seul preferì favorire gli scambi con i paesi arabi, per via del loro petrolio; i rapporti con lo Stato Ebraico si sono riallacciati del tutto nel 1992. Nel luglio di quest’anno, Israele ha siglato un accordo con i sudcoreani per inviare loro 700.000 dosi di vaccino Pfizer.
Attualmente, aggiungendo la Corea del Sud, sono 35 i paesi che hanno aderito a tutti gli effetti alla definizione di antisemitismo dell’IHRA, tra i quali figura anche l’Italia.