La Corte penale internazionale equipara Israele a Hamas

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di Anna Balestrieri
Il pubblico ministero presso la Corte penale internazionale (CPI) chiede mandati di arresto per esponenti di spicco di Hamas e israeliani con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per gli attacchi del 7 ottobre contro Israele e la successiva guerra a Gaza.

Se approvati da una giuria, i mandati di arresto verrebbero emessi per tre alti funzionari di Hamas, il leader Yahya Sinwar, il capo politico Ismail Haniyeh e il leader del braccio armato Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, meglio conosciuto come Mohammed Deif e per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant.

Il procuratore Karim Khan e la Corte Penale Internazionale

La Corte penale internazionale (CPI) chiede mandati di arresto per il leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu con l’accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità per gli attacchi del 7 ottobre contro Israele e la successiva guerra a Gaza, ha annunciato il procuratore della corte Karim Khan in un’intervista esclusiva alla giornalista della CNN Christiane Amanpour lunedì 20 maggio.

Il procuratore capo della CPI Karim Khan ha specificato che stava anche “presentando richieste di mandati di arresto” per altre figure di spicco israeliane e palestinesi che hanno svolto un ruolo chiave nella guerra in corso a Gaza.

L’intervento del procuratore Karim Khan 

Nonostante sia improbabile che i leader israeliani e di Hamas presi di mira vengano perseguiti, i mandati di arresto potrebbero rendere loro difficile viaggiare all’estero e un processo in tribunale sarebbe particolarmente imbarazzante per il governo israeliano, dicono gli esperti.

Khan ha aggiunto che la procura della Corte penale internazionale sta perseguendo mandati anche per il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant, così come per altri due massimi leader di Hamas: Mohammed Diab Ibrahim al-Masri, il leader delle Brigate Al Qassem, meglio conosciuto come Mohammed Deif, e Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas.

Le accuse a Hamas

Le accuse della Corte contro Sinwar, Haniyeh e al-Masri includono “sterminio, omicidio, presa di ostaggi, stupro e violenza sessuale durante la detenzione.”

Parallelamente, i tre leader di Hamas sono accusati di aver commesso una serie di crimini contro l’umanità: “sterminio, stupro e altri atti di violenza sessuale, tortura e altri atti disumani”. E “presa di ostaggi, stupro, trattamenti crudeli e oltraggi alla dignità personale,” che costituiscono crimini di guerra.

“Il mondo è rimasto scioccato il 7 ottobre quando le persone sono state strappate dalle loro camere da letto, dalle loro case, dai diversi kibbutz in Israele”, ha detto Khan ad Amanpour, aggiungendo che “le persone hanno sofferto enormemente”.

Il 7 ottobre i militanti guidati da Hamas hanno ucciso circa 1.200 persone in diverse località del sud di Israele e hanno preso circa 250 ostaggi a Gaza. Molti degli ostaggi sono ancora tenuti a Gaza – ha ricordato Khan nell’intervista, ciò significa che continuano a essere commessi crimini contro “così tanti israeliani innocenti… che sono tenuti in ostaggio da Hamas e verso le famiglie che aspettano il loro ritorno.”

Khan ha detto ad Amanpour che la sua squadra ha una “varietà di prove” a sostegno della richiesta di mandati di arresto contro Sinwar, Haniyeh e al-Masri, comprese riprese video e fotografie autenticate degli attacchi, nonché prove di testimoni oculari e sopravvissuti.

Khan ha affermato che Israele ha “tutto il diritto e l’obbligo di riavere gli ostaggi, ma è necessario farlo rispettando la legge”.

La risposta di Hamas

Rispondendo alle dichiarazioni di Khan, Hamas ha affermato in un comunicato che “condanna fermamente i tentativi del procuratore della Corte penale internazionale di equiparare le vittime agli aggressori emettendo mandati di arresto contro un certo numero di leader della resistenza palestinese senza base legale”.  Ha anche aggiunto che le richieste di mandato per Netanyahu e Gallant sono arrivate “con sette mesi di ritardo”, riferendosi alla durata della guerra di Israele a Gaza.

 

Le accuse ad Israele

Le accuse contro Netanyahu e Gallant includono “aver causato lo sterminio, aver causato la fame come metodo di guerra, inclusa la negazione degli aiuti umanitari, preso di mira deliberatamente i civili in conflitto.” Anche il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant tra gli imputati, mentre continuano le pressioni su Israele in patria e all’estero affinché interrompa la sua offensiva militare a Gaza e assicuri un accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi con Hamas.

Khan ha dichiarato che la sua squadra ritiene che Netanyahu e Gallant abbiano la responsabilità penale per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, inclusa la fame di civili, la causa intenzionale di grandi sofferenze, l’uccisione intenzionale, l’attacco intenzionale contro una popolazione civile, lo sterminio e/o l’omicidio, la persecuzione e altri atti disumani, affermando di aver raccolto prove tra cui testimonianze di sopravvissuti e testimoni e video autenticati che “dimostrano che Israele ha intenzionalmente e sistematicamente privato la popolazione civile in tutte le parti di Gaza di oggetti indispensabili alla sopravvivenza umana.” “Riteniamo che i crimini contro l’umanità imputati siano stati commessi come parte di un attacco diffuso e sistematico contro la popolazione civile palestinese in linea con la politica dello Stato,” si legge nella dichiarazione della Corte penale internazionale. “Questi crimini, secondo la nostra valutazione, continuano ancora oggi.”

Funzionari sanitari nel territorio palestinese controllato da Hamas affermano che l’operazione aerea e terrestre di Israele a Gaza dal 7 ottobre ha ucciso più di 35000 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini. Netanyahu ha riconosciuto un bilancio delle vittime a Gaza di 30000 persone, ma afferma che circa la metà delle persone uccise fossero militanti.

I mandati contro i politici israeliani segnano la prima volta che la CPI prende di mira il leader di uno stretto alleato degli Stati Uniti. La decisione mette Netanyahu in compagnia del presidente russo Vladimir Putin, per il quale la CPI ha emesso un mandato di arresto per la guerra di Mosca all’Ucraina, e del libico Moammar Gheddafi, che stava affrontando un mandato di arresto della CPI per presunti crimini contro l’umanità a il momento della sua cattura e uccisione nell’ottobre 2011.

Critiche super partes hanno commentato la notizia, poiché pone un’organizzazione terroristica e un governo eletto su un piano di parità. Sarà ora compito di una giuria di giudici della Corte penale internazionale esaminare la richiesta di Khan per i mandati di arresto.

La reazione del premier israeliano

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato la mossa del pubblico ministero per i crimini di guerra di chiederne l’arresto come una “vergogna” e un attacco all’esercito israeliano e a tutto Israele, pur ribadendo l’”impegno incrollabile verso la legge internazionale” da parte dello stato ebraico. Netanyahu ha ricordato come il tribunale sia nato con l’intento di punire i criminali colpevoli dell’Olocausto e si sia trasformato invece in un organo di demonizzazione del popolo ebraico, che non fa che alimentare i venti d’odio che già soffiano sui campus americani e sulle capitali europee.

La risposta di Netanyahu 

In una dichiarazione separata, il premier ha anche promesso di portare avanti la guerra di Israele contro i militanti di Hamas. “Come primo ministro israeliano, respingo con disgusto il paragone del procuratore dell’Aja tra l’Israele democratico e gli omicidi di massa di Hamas,” ha detto. “Nessuna pressione e nessuna decisione in nessun forum internazionale ci impedirà di colpire coloro che cercano di distruggerci.”

Le reazioni all’interno di Israele

Immediata la condanna dei politici israeliani alla mossa dell’Aja, non solo da parte degli alleati della coalizione di governo.

Il primo a condannare pubblicamente l’annuncio della Corte penale internazionale è stato il membro del gabinetto di guerra israeliano Benny Gantz, rivale politico di Netanyahu, che recentemente ha minacciato di dimettersi dal governo se non si fosse adottato un nuovo piano di guerra a Gaza. “Mettere i leader di un Paese che è andato in battaglia per proteggere i suoi cittadini sullo stesso piano di terroristi assetati di sangue è cecità morale e una violazione del suo dovere e della sua capacità di proteggere i suoi cittadini,” ha scritto in un post su X.

https://x.com/gantzbe/status/1792601083170238923

 

Il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha definito il processo “un completo fallimento morale” e ha affermato che Israele “non può accettare lo scandaloso paragone tra Netanyahu e Sinwar.”

Il ministro per la Sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, ha accusato la Corte penale internazionale di antisemitismo, mentre il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich ha affermato: “Non abbiamo mai visto una tale dimostrazione di ipocrisia e di odio verso gli ebrei come quello del Tribunale dell’Aja dai tempi della propaganda nazista”

Il presidente Herzog ha definito la mossa di Khan “oltraggiosa,” mentre secondo il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz è stata un “assalto frontale sfrenato” alle vittime degli attacchi del 7 ottobre e una “disgrazia storica che sarà ricordata per sempre.”

Il Forum dei familiari degli ostaggi ha “respinto la proposta di parità tra i leader israeliani e i terroristi di Hamas,” evidenziando che “il modo per dimostrare al mondo che i due non sono la stessa cosa è avviare immediatamente un negoziato che porterà al rilascio degli ostaggi”. Shelly Aviv Yeini, capo del dipartimento di diritto internazionale presso il Forum israeliano sugli ostaggi e le famiglie scomparse, ha affermato che la Corte penale internazionale potrebbe rendere Hamas responsabile dei crimini anche se lo Stato di Israele non riconoscesse l’autorità del tribunale.

“Siamo una ONG, un’entità privata,” ha dichiarato in precedenza Yeini alla CNN, mentre le famiglie degli ostaggi tenuti a Gaza si riunivano per presentare una denuncia contro Hamas alla Corte penale internazionale. “Possiamo avanzare una richiesta di risarcimento a nome degli ostaggi anche se lo Stato (Israele) non riconosce la sua giurisdizione [della Corte penale internazionale].”

Le reazioni degli alleati di Israele

Secondo il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani, le accuse della CPI sono “inaccettabili.” In un’intervista televisiva, ha dichiarato: “È una richiesta e non è una decisione ma mi pare inaccettabile che si equipari un governo legittimamente eletto dal popolo in modo democratico con una organizzazione terroristica che è la causa di tutto ciò che sta accadendo.”

Il presidente americano Joe Biden ha definito “scandalose” le accuse. “Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”, ha aggiunto Biden.

Funzionari statunitensi hanno affermato di “opporsi fermamente” all’indagine della Corte penale internazionale sul conflitto israelo-palestinese. Leader repubblicani alla Camera starebbero valutando una potenziale risposta legislativa alla decisione della Corte penale internazionale.

Il ruolo dell’organo internazionale

“Oggi sottolineiamo ancora una volta che il diritto internazionale e le leggi sui conflitti armati si applicano a tutti,” ha dichiarato Khan in un comunicato. “Nessun soldato, comandante o leader civile può agire impunemente. Nulla può giustificare la privazione volontaria ad esseri umani, comprese molte donne e bambini, delle necessità fondamentali per la vita. Nulla può giustificare la presa di ostaggi o l’attacco ai civili.” Tra i consulenti del magistrato anche Amal Alamuddin, moglie dell’attore George Clooney.

La Corte penale internazionale (CPI), con sede all’Aja nei Paesi Bassi, è stata fondata nel 2002 per perseguire individui accusati di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra. Diversamente dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ), la CPI non è un organo delle Nazioni Unite e non persegue gli Stati. Sebbene la CPI sia indipendente dalle Nazioni Unite, è approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite e mantiene un accordo di cooperazione con l’ONU. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite può deferire casi alla CPI, concedendole la giurisdizione quando essa non sarebbe altrimenti competente. La Corte può indagare su crimini commessi sul territorio o da cittadini di Stati che hanno accettato la sua giurisdizione firmando lo Statuto di Roma, il trattato che ha istituito la CPI. Qualsiasi Stato membro può chiedere al procuratore della CPI di avviare un’indagine. La Corte ha già emesso mandati di arresto contro figure di spicco, tra cui l’ex presidente sudanese Omar al-Bashir, Saif Gheddafi ( figlio del defunto leader libico) e, più recentemente, il presidente russo Vladimir Putin. Gli Stati firmatari sono obbligati ad arrestare coloro che hanno mandati di arresto, ma i leader spesso cercano di eluderli, limitando la loro libertà di movimento. La CPI non dispone di un proprio meccanismo di controllo e fa affidamento sul sostegno dei paesi per gli arresti. Le azioni di Israele a Gaza sono state deferite alla CPI da cinque paesi – Sud Africa, Bangladesh, Bolivia, Comore e Gibuti – a novembre, chiedendo alla Corte di indagare su possibili crimini di genocidio, crimini contro l’umanità e crimini di guerra nei territori palestinesi e di determinare se “una o più persone specifiche debbano essere accusate.”

Israele non riconosce la giurisdizione della CPI poiché non ha firmato lo Statuto di Roma, ma i suoi cittadini possono comunque essere perseguiti dal Tribunale. La CPI aveva già indagato su possibili crimini commessi da Israele dal 2014 a Gaza, in Cisgiordania occupata ed a Gerusalemme est. L’indagine, avviata nel marzo 2021 su richiesta dell’Autorità Palestinese, aveva concluso che la CPI avesse giurisdizione sul conflitto e che l’ambito territoriale della sua giurisdizione includesse Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme est. Questa indagine, secondo il procuratore della CPI Karim Khan, “è in corso e si estende all’escalation di ostilità e violenza dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023.” La CPI ha avviato azioni mentre la Corte Internazionale di Giustizia (ICJ) considera il caso presentato dal Sud Africa, che ha accusato Israele di genocidio contro i palestinesi nella Striscia di Gaza.

I leader palestinesi hanno firmato lo Statuto di Roma nel 2015, dando così alla CPI giurisdizione su Gaza e gli altri territori palestinesi. Il procuratore della CPI, Khan, ha confermato che i presunti crimini commessi da Israele a Gaza o da Hamas in Israele rientrano nella giurisdizione della corte. Ciò significa che la Corte può incriminare i leader di Hamas per possibili crimini commessi contro israeliani e palestinesi nella Striscia di Gaza.

Khan ha dichiarato lunedì che sta richiedendo i mandati “sulla base delle prove raccolte ed esaminate dal mio ufficio” ed ha ringraziato le famiglie degli ostaggi “per il loro coraggio nel farsi avanti per fornire le loro testimonianze.” Secondo l’articolo 15 dello Statuto di Roma della CPI, qualsiasi individuo, gruppo o organizzazione può presentare denunce di potenziali crimini al tribunale. Un membro dell’ufficio politico di Hamas, Muhammad Nazzal, dichiarò alla CNN a febbraio che rivolgersi alla CPI fu “un errore” che avrebbe bloccato i negoziati per la restituzione degli ostaggi.

Le conseguenze e il rischio di incriminazione

La decisione di richiedere un mandato d’arresto non implica immediatamente la colpevolezza dell’individuo, ma rappresenta la prima fase di un processo che potrebbe sfociare in un lungo procedimento giudiziario. Se il tribunale trovasse prove sufficienti dei reati, potrebbe invitare l’indagato a comparire volontariamente. Inoltre, il tribunale potrebbe emettere un mandato d’arresto, affidandosi ai paesi membri per arrestare e trasferire il sospettato alla CPI. Qualora il sospettato si presenti davanti al tribunale, verrebbe condotta un’istruttoria per stabilire se esistano prove sufficienti per procedere al processo. Successivamente, il processo si svolgerebbe davanti a tre giudici della CPI: l’accusa dovrebbe dimostrare “oltre ogni ragionevole dubbio” la colpevolezza dell’individuo.

Se venisse emesso un verdetto di colpevolezza, l’accusato potrebbe essere condannato fino a 30 anni di carcere, o in circostanze eccezionali, all’ergastolo. Finora, la Corte penale internazionale ha emesso mandati di arresto contro 42 persone, 21 delle quali sono state detenute con l’aiuto degli Stati membri. “Il problema immediato per i funzionari israeliani sotto qualsiasi mandato d’arresto della CPI sarebbe che i 124 stati membri della corte avrebbero l’obbligo legale di arrestare tali funzionari se si recassero in uno di quei 124 paesi,” ha scritto Chile Eboe-Osuji, ex presidente della CPI, sulla rivista Foreign Policy. Ha sottolineato che “tale obbligo non dovrebbe essere sottovalutato,” citando come esempio Vladimir Putin, che ha annullato i suoi piani di partecipare al vertice dei BRICS in Sud Africa per via dell’obbligo di Pretoria di arrestarlo.

Per i leader di Hamas per i quali si chiedono mandati di arresto, si ritiene che due – Sinwar e Deif – siano a Gaza, mentre Haniyah risiede in Qatar, che non è uno dei paesi firmatari dello Statuto di Roma. Se la Camera preliminare del Tribunale dell’Aja convalidasse i mandati di arresto, i 123 paesi firmatari dello Statuto di Roma dovranno conformarsi alla decisione della Corte penale internazionale e arrestare i colpevoli se si trovano sul loro territorio. Come nel caso di Vladimir Putin, riconosciuto colpevole nel marzo 2023 di crimini di guerra, Netanyahu, una volta emesso il mandato, non potrebbe più muoversi liberamente in Europa. Tuttavia, potrebbe comunque recarsi negli Stati Uniti, che non hanno mai ratificato lo Statuto di Roma fondatore della CPI.