di Ester Moscati
Dopo la decisione del Parlamento olandese di impedire di fatto la macellazione kasher, imponendo lo stordimento degli animali, anche in Italia sembra profilarsi la possibilità che un movimento di opinione spinga i legislatori verso una scelta analoga. Come del resto sta avvenendo in altri paesi europei, e com’è avvenuto già, per esempio in Norvegia.
“Sono vegetariana ma non posso né voglio imporre a nessuno la mia scelta etica. Chi mangia carne deve però essere consapevole, deve sapere in quali terribili condizioni sono allevati, trasportati ed uccisi gli animali di cui si nutre. E deve conoscere quali livelli di sofferenze ed atrocità si nascondano dietro il cibo che quotidianamente consuma”.
Sono le parole del Ministro Michela Vittoria Brambilla, fondatrice con Umberto Veronesi del movimento “La coscienza degli animali”. Sono le stesse parole che ha scritto Jonathan Safran Foer nel suo sconvolgente e documentatissimo libro “Se niente importa” che ha convinto milioni di americani e anche migliaia di europei alla scelta vegetariana. Una scelta, appunto, che non può essere imposta. Una scelta intelligente, etica e salutare. Ma volontaria.
Quello che lo Stato può fare è garantire che in ogni caso gli animali siano trattati in modo conforme alla legge, cioè non sottoposti ad inutili sofferenze.
È quello che si propone il movimento di Brambilla e Veronesi e che è specificato nel Manifesto La coscienza degli animali (www.lacoscienzadeglianimali.it) con parole accorate e in gran parte perfettamente condivisibili.
Tutto bene, dunque? Non proprio, perché in questo manifesto, sottoscritto già da 130.000 persone, c’è una frase che come ebrei ci riguarda direttamente: “Deve essere sempre vietato il feroce sgozzamento degli animali da macello senza stordimento e la conseguente agonia per dissanguamento”.
Ecco dunque, come già in Olanda, sta passando un messaggio fuorviante e falso: che nella macellazione senza stordimento (leggi shechità, macellazione rituale ebraica, o macellazione islamica halal) la morte dell’animale avvenga per dissanguamento, in modo lento e atroce.
La Shechità, invece, nasce proprio per evitare la sofferenza degli animali, come prescritto dalla Torah in Devarim 12,21 “Voi macellerete come Io vi ho comandato”. Il comandamento divino è esposto nella Torah Orale con regolamenti estremamente precisi riguardo l’obiettivo che è quello di avere una recisione rapida dei grandi vasi e della trachea dell’animale. Quest’obiettivo è raggiunto mediante l’utilizzo di un coltello affilato come un rasoio, senza alcuna dentatura che possa rallentare l’esecuzione e provocare sofferenza. Un coltello lungo almeno 14 centimetri, in grado cioè di recidere contemporaneamente l’esofago, la trachea oltre che la vena giugulare. Questo taglio netto non causa alcun dolore, ed il flusso del sangue dal cervello provoca la perdita di coscienza dell’animale nel giro di alcuni secondi. Quest’operazione richiede molta perizia e necessita di particolari accorgimenti per immobilizzare l’animale in una posizione adeguata allo scopo di minimizzare le sue sofferenze. Per questo deve essere eseguito da persona espertissima.
In Italia ci sono 6.000.000 di vegetariani e 600.000 vegani; il manifesto Brambilla/Veronesi è stato firmato da opinion leader come Margherita Hack, Susanna Tamaro, Dacia Maraini, Vittorio Feltri, Don Luigi Lorenzetti, Franco Zeffirelli, Maurizio Costanzo.
Ci sono tutte le condizioni perché questo movimento d’opinione cresca e si diffonda. E si diffonda di conseguenza l’ostilità verso la macellazione kasher.
All’Istituto dei ciechi di via Vivaio a Milano, il 2 luglio, nella terza giornata di approfondimento sul tema promossa dal movimento “La coscienza degli animali”, è stato mostrato un filmato girato all’interno di allevamenti intensivi e macelli di animali da carne, che ha fortemente colpito i presenti. “Immagini come queste – ha commentato Michela Vittoria Brambilla – ci dimostrano come, troppe volte, l’uomo sia veramente l’animale più crudele”. E Margherita Hack ha proposto che i bambini siano portati dalle scuole a visitare macelli e allevamenti intensivi.
Il Manifesto per la Coscienza degli Animali
Il rispetto per la Vita è una delle grandi conquiste dell’uomo, è un segno di civiltà.
E la Vita non è solo la “nostra” Vita, ma anche quella di tutto ciò che ci circonda.
Chi rispetta la Vita deve rispettarne ogni forma.
Chi è crudele con gli animali lo è anche con gli esseri umani.
Gli animali hanno un elevato livello di consapevolezza, coscienza, sensibilità e molti di loro hanno la capacità di sviluppare sentimenti.
Il primo diritto degli animali è il diritto alla vita.
Infliggere loro sofferenze per crudeltà, o peggio per divertimento, è un atto di violenza e un segno di arretratezza morale che non fa parte del mondo civile.
Per questo è necessario porre un freno al massacro degli animali nella stagione venatoria, fino alla totale abolizione della caccia. Non è degno di un Paese civile uccidere per sport, spesso con metodi crudeli, esseri viventi ignari e indifesi.
Per questo va eliminata la inumana detenzione di animali nei circhi e negli zoo.
Per questo va drasticamente vietata l’importazione di animali esotici da altri Paesi e continenti.
Per questo va regolamentato il barbaro trasporto di animali da macello in condizioni vergognose, senza cibo e acqua per giorni, ammassati in spazi invivibili. Anche agli animali presenti negli allevamenti occorre garantire un ambiente sano e che consenta libertà di movimento.
Per questo deve essere sempre vietato il feroce sgozzamento degli animali da macello senza stordimento e la conseguente agonia per dissanguamento.
Per questo va vietata e penalizzata la vivisezione, che è priva di reale validità scientifica.
Va inoltre punito l’abbandono degli animali domestici e la loro detenzione in condizioni degradanti e va promossa un’azione di sensibilizzazione contro l’uccisione di animali per ricavarne capi di abbigliamento, come le pellicce.
Gli animali nascono uguali davanti alla Vita e per questo hanno il diritto di essere rispettati.
Rispettando gli animali, rispettiamo noi stessi, la natura di cui facciamo parte e, soprattutto, rispettiamo il valore della Vita.