di Paolo Castellano
L’UNESCO ha premiato il principale museo ebraico di Mosca per l’intenso impegno nella promozione degli ideali di tolleranza. La cerimonia di premiazione è avvenuta il 16 novembre presso il quartier generale UNESCO di Parigi.
Il museo ebraico e il Centro per la tolleranza, istituzioni nate a Mosca nel 2012 e costate circa 50 milioni di dollari, la scorsa settimana hanno ricevuto il Madanjeet Singh Prize dell’UNESCO, un riconoscimento per la promozione della pace e della non violenza, ha riportato il sito JTA News.
Rav Alexander Boroda, il presidente della Federazione delle comunità ebraiche in Russia e direttore generale del museo, ha accettato il premio, intitolato ad un pittore indiano che lavorò presso l’Unesco.
Il rabbino capo russo, Rav Berel Lazar, ha dichiarato in un comunicato che “la sensibilizzazione della tolleranza è assolutamente una cosa necessaria per la Russia”, in cui la comunità ebraica “è coinvolta più di quanto sembri, specialmente dopo l’apertura del museo ebraico”.
Negli ultimi mesi l’Unesco è stata molto criticata riguardo all’approvazione di diverse risoluzioni ,chiaramente politiche, sui monumenti sacri di Gerusalemme. Si è infatti deciso che il patrimonio ebraico avrà una nomenclatura araba. Rav Lazar, che ha rapporti d’amicizia con il presidente Vladimir Putin, ha energicamente criticato il supporto russo durante la votazione di ottobre.
«È veramente molto strano che la Russia, la quale ha con impegno scovato tutti i tipi di falsificazione storica, abbia accondisceso a una sfacciata falsificazione della storia», queste le parole di Rav Lazar all’interno di un messaggio diffuso a seguito del voto del mese scorso.
Israele, la cui neutralità nel presente conflitto tra Ucraina e Russia non era stata messa in discussione, dopo il voto UNESCO, ha votato a favore della risoluzione proposta dalle Nazione Unite che condanna l’annessione della Crimea da parte della Russia.
Israele ha inoltre protestato a gran voce contro la decisione UNESCO e per un breve periodo ha richiamato in patria i suoi ambasciatori, ciò è avvenuto anche in Russia. Una mossa che il ministro degli Esteri russo, Gennady Gatilov, ha definito “sproporzionata e troppo emotiva”.
«Il testo della risoluzione afferma che i luoghi sacri presenti a Gerusalemme appartengano alle tre religioni: quella ebraica, cristiana e musulmana», ha così chiarito Gatilov un mese fa.
Durante una recente visita in Israele, il primo ministro russo Dmitry Medvedev, ha dichiarato che il suo Paese “non violerà i diritti di Israele e del popolo ebraico a Gerusalemme sul Monte del Tempio e sul Muro del Pianto.