La Curia di Milano contro il Teatro Franco Parenti. La risposta di Andrée Ruth Shammah

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Andrà in scena dal 24 al 28 gennaio (se non sarà prima cancellato) al teatro Franco Parenti di Milano, e già sono in corso pesanti polemiche attorno all’opera Sul concetto di volto del Figlio di Dio per la regia di Romeo Castellucci. Lo stesso accadde lo scorso anno a Parigi, quando gruppi di oltranzisti cattolici arrivarono ad incatenarsi al cancello del Théatre de la Ville, per bloccare lo spettacolo, accusato di blasfemia.
I gruppi cattolici estremisti italiani, come Militia Christi e i movimenti per la vita, giudicano inaccettabile una scena, che però nella versione proposta da Castellucci è stata integralmente tagliata: alcuni ragazzi lanciano contro l’immensa immagine del volto di Cristo, realizzato da Antonello da Messina, sassi e finte granate, che hanno tutto l’aspetto di escrementi. Sull’immagine del volto di Gesù intanto appare la scritta: «You are not my shepard». Tu non sei il mio pastore.

La direttrice del Teatro Andrèe Ruth Shammah denuncia il clima di forte tensione che si è creato intorno a questo spettacolo “anche se — assicura — non c’è assolutamente nulla di blasfemo nell’opera”. La Shammah mostra al proposito le molte decine di messaggi arrivati in teatro in questi giorni.  Email piene di insulti nelle quali si chiede la cancellazione dello spettacolo, con avvertimenti espliciti: «Ne riparliamo se rimarrete vivi». «I cristiani sapranno reagire con veemenza per evitare un ritorno alle catacombe». Al teatro sono giunte anche telefonate di contenuto inequivocabile: «Voi ebrei non vi preoccupate di offendere Cristo”.

Sulla vicenda è intervenuto nei giorni scorsi anche lo storico dell’arte Philippe Daverio: «Sono convinto che l’opera vada ritirata. E che il ritiro debba diventare l’occasione per una grande discussione, da fare in teatro, sulla tolleranza in una città come Milano. Anche se le contestazioni arrivano da minoranze cattoliche, non bisogna sottovalutare il pericolo di un nuovo clima oscurantista. Vorrei tanto che sulla vicenda si esprimessero il cardinale Angelo Scola, il sindaco Giuliano Pisapia e il governatore Roberto Formigoni”.

All’appello di Daverio per ora ha risposto la Curia di Milano. Con un comunicato ufficiale, approvato da monsignor Angelo Scola, l’Ufficio comunicazioni sociali chiede esplicitamente alla direzione del teatro Franco Parenti “una maggiore attenzione al momento della programmazione degli spettacoli”. Non viene chiesta la sospensione dello spettacolo di Castellucci, ma viene severamente condannata la scelta culturale operata  dal Teatro diretto dalla Shammah.  La Curia chiede “che sia riconosciuta e rispettata la sensibilità di quanti cittadini milanesi, e non sono certo pochi, vedono nel volto di Cristo l’incarnazione di Dio, la pienezza dell’umano e la ragione della propria esistenza”. Chiede che si eviti che “un’esaltazione unilaterale della dimensione individuale della libertà di espressione conduca a un ‘tutti contro tutti’ ideologico difficilmente governabile”.

La Shammah risponde a sua volta alle richieste della Curia di Milano con una lettera aperta, pubblicata sul sito del Teatro Parenti, e che riproponiamo qui nella sua integrità:

“Chiediamo alle Autorità religiose e civili della città di intervenire, in modo pacato, ma autorevole, per riportare serenità e pacatezza nell’acceso di battito che si è scatenato negli ultimi giorni attorno allo spettacolo ‘Sul concetto del volto del Figlio di Dio’, che dovrà approdare a Milano nelle prossime settimane. Il nostro teatro è da qualche settimana oggetto di lettere, comunicazioni, messaggi e-mail, che si schierano contro la messa in scena dello spettacolo, tacciandolo di blasfemia, sulla base di informazioni errate o male interpretate. Le dimensioni della protesta aumentano di giorno in giorno, anche in violenza espressiva e intimidazione, minacciando la sicurezza di questo luogo, di chi ci lavora, quasi ricercando l’offesa personale, e chi ne usufruisce come luogo della cultura. Questo atteggiamento ci disorienta.

Chiediamo un intervento deciso che riconduca il dibattito a toni e forme più consoni alla grande tradizione civile e culturale di Milano. Una città che ha sempre rappresentato il pensiero illuminato, la religiosità alta, il dialogo e l’apertura.

Il nostro Teatro non ha mai voluto essere offensivo. Non cerchiamo la polemica, semmai, sempre, il dialogo costruttivo, nel rispetto reciproco. Siamo territorio della cultura e dello scambio, non della violenza. Non ci spaventa il dibattito, il confronto anche animato, che è un elemento sano, naturale e prezioso di una civiltà che cresce. A condizione che non si sconfini nella minaccia, nell’ingiustificata aggressione. Chiediamo che chi guida questa città, nello spirito e nelle azioni, intervenga per allentare le inutili e pericolose tensioni e riportare la discussione nella dimensione più appropriata di quello che è uno spettacolo teatrale, che, semplicemente, può essere visto o non visto, piacere o non piacere, fare discutere o meno. In modo totalmente disarmato”.