di Redazione
In questi giorni di luglio in cui cade l’80 anniversario della Rafle du vel d’Hiv, la retata in cui fra il 15 e il 16 luglio 1942 vennero arrestati a Parigi e nella sua periferia interna e rinchiusi nel Velodromo d’Inverno 13.152 ebrei, inclusi più di 4.000 bambini, molte sono le azioni di commemorazione organizzate in Francia: oltre all’esposizione di fotografie dei sopravvissuti ai Jardins du Luxembourg, organizzata dal Crif e promossa dal Senato della Repubblica, si stanno moltiplicando le iniziative dedicate al triste anniversario, da quelle più istituzionali – come quella del 17 luglio al Velodrome con il Primo Ministro Elisabeth Borne – a quelle più culturali. Qui ne riportiamo solo alcune.
Macron: “Dobbiamo raddoppiare la vigilanza contro l’antisemitismo ancora più ardente”
Il 16 e 17 luglio 1942 “migliaia di famiglie caddero in un incubo, semplicemente perché erano ebree”. Emmanuel Macron ha commemorato, domenica 17 luglio, l’80° anniversario della retata del Vél d’Hiv inaugurando un nuovo luogo della memoria nella vecchia stazione di Pithiviers (Loiret), da cui partivano otto convogli per il campo di concentramento e lo sterminio di Auschwitz – Birkenau. Fu attraverso la stazione di Pithiviers che passarono alcuni dei 13.000 ebrei – di cui 4.115 bambini -, arrestati a Parigi e nella periferia il 16 luglio 1942 e nei giorni seguenti, da 9.000 funzionari francesi, su richiesta dei tedeschi.
Come riporta Le Monde, “molto commosso”, il Presidente della Repubblica ha evocato le “ore nere” che “sporcano la nostra storia” e ha sottolineato “la responsabilità della Francia” in questo evento. “In questa anticamera dei campi, (…) le famiglie francesi sussurravano parole in yiddish per rassicurarsi dicendosi che la Francia non l’avrebbe mai fatto (…). Ma l’ha fatto la Francia”, ha dichiarato il Capo dello Stato che ha voluto “riprendere qui le parole del presidente Chirac”: “Quel giorno la Francia ha compiuto l’irreparabile. Questo “riconoscimento” è stato poi “costantemente confermato da tutti i suoi successori”, ha sottolineato Emmanuel Macron.
“Nessun soldato della Germania nazista ha preso parte alla retata del 16 e 17 luglio 1942. Tutto questo nasceva da una volontà e da una politica afflitta dall’antisemitismo, iniziata nel luglio 1940″, momento in cui si sta muovendo il governo francese a Vichy, ha ripetuto domenica Emmanuel Macron. Dopo la retata del Vél d’Hiv, “lo stato francese ha insistito con la consegna alla Germania nazista (…) di 10.000 ebrei stranieri dalla zona franca”, ha ribadito il presidente.
“Otto decenni fa, la Francia di Vichy ha tradito i suoi figli consegnandone migliaia ai carnefici. È dovere della Francia, essere fedele a se stessa, riconoscerlo e non cedere a questa lotta contemporanea contro l’antisemitismo”, ha insistito il capo dello Stato.
Emmanuel Macron ha poi invitato “le forze repubblicane” a “raddoppiare la loro vigilanza” di fronte a un antisemitismo “ancora più ardente” e “strisciante di quanto non fosse nel 1995 nel nostro Paese”. Quasi trent’anni dopo, l’antisemitismo “può assumere altri volti, avvolgersi in altre parole, altre caricature”, ha detto. “Cavalcava ancora vivo”, ha proseguito, riferendosi a sua volta a “barbarie terroristiche”, “assassini e delitti”, risorgive sui “social network” o “profanazione di tombe”.
Quando gli ebrei (e non solo) scrivevano al maresciallo Petain
Molto interessante è il film Les suppliques (Le suppliche) di Jérôme Prieur, scritto con Laurent Joly – Extrait, andata in onda l’11 luglio sul canale francese France 3, che ricostruisce alcune delle 3000 lettere scritte in quei terribili giorni a Pétain, o a Xavier Vallat, primo capo della Commissione Generale per le Questioni Ebraiche (CGQJ) conservate negli Archivi Nazionali. Lo storico Laurent Joly, che ha appena pubblicato un libro sulla retata del Vél’ d’Hiv, edito da Grasset, le aveva scoperte durante la sua tesi sul CGQJ, nel 2004. Il regista Jérôme Prieur, ne ha lette quasi 200 prima di conservarne circa trenta. Sono lettere di ebrei, figli che cercano i genitori, donne rimaste senza marito con cinque figli a cui è stata annullata la licenza commerciale. Ma anche di un ingegnere delle che spiega che fra gli arrestati ci sono « dei veri francesi » o addirittura, dei Dipendenti del Jersey de Paris che firmano una petizione per il rilascio del loro capo, Alois Stern, senza il quale l’azienda rischia il fallimento, e di un intero villaggio che reclama “la liberazione della famiglia (ebrea, ndr) più onesta che ci sia”.
Tutto è stato conservato, gli invii e le risposte delle amministrazioni destinatarie. “Fai la solita risposta”, si può decifrare su una busta. La solita risposta, secca, che teneva in poche righe, per richiamare la legge, le nuove leggi antiebraiche di Vichy, e l’impossibilità di derogarvi, di tollerare la minima eccezione. L’impossibilità quindi di soddisfare le richieste avanzate.
Testimonianze fondamentali che raccontano le angosce degli ebrei in quei giorni convulsi e l’impulso di molti ebrei a chiedere la salvezza alle più alte autorità, ma anche i gesti di solidarietà di francesi non ebrei che, a loro rischio e pericolo, cercarono di fare salvare i loro concittadini.