La missione medica israeliana in Ucraina: un ospedale da campo a Mostyska

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L’ospedale da campo allestito da Israele in Ucraina, nella città di Mostyska ( foto Sheba Medical Center)

 

di Luciano Bassani

Dal 1948, anno della sua dichiarazione di indipendenza, lo Stato d’Israele ben conosce la drammatica situazione di vivere assediato e minacciato da Nazioni lontane e vicine che hanno nel loro statuto la sua distruzione; ma proprio perché ben conosce questa realtà, ha dato il via a una missione umanitaria “Stella splendente” diretta verso l’Ucraina occidentale.

L’operazione, guidata dal Ministero della Salute e dal Ministero degli Affari Esteri,  ha portato alla installazione in Ucraina di un ospedale da campo gestito dallo Sheba Medical Center, insieme allo Schneider Children’s Medical Center del Clalit Health Fund. Il team della delegazione di oltre sessanta membri è composto da personale medico e infermieristico proveniente dall’intero sistema sanitario israeliano. Il personale medico proviene da vari ospedali in Israele e in particolare da Tel Hashomer. Il costo per la creazione e la gestione dell’ospedale da campo per un periodo stimato fino a metà aprile è di circa 21 milioni di NIS (shekel) pari a 6,5 milioni di dollari, finanziati dall’Ufficio del Primo Ministro, dal Ministero degli Esteri, dal Ministero della Salute, con l’assistenza della Schusterman Family Foundation, che contribuisce a progetti nazionali e sociali in Israele e dal Joint (American Jewish Joint Distribution Committee).

L’ospedale da campo ha già iniziato a fornire cure ai rifugiati in fuga nell’Ucraina occidentale (nella città di Mostyska) e include  Emergency/Triage, un reparto di maternità e dipartimenti per la cura di uomini, donne e bambini. L’ospedale da campo mette a disposizione le strutture di imaging e laboratorio, nonché una farmacia. L’ospedale virtuale dello Sheba Medical Center, SHEBA BEYOND, porta una miriade di tecnologie all’avanguardia per la telemedicina (remote) che vanno da TytoCare per i controlli dei singoli pazienti a HeraMed, una soluzione di monitoraggio della gravidanza. La dottoressa Galia Barkai, Direttore Generale di Sheba Beyond, è alla guida dell’operazione di telemedicina virtuale a Mostyska.

La missione “Shining Star” prende il nome dall’ex primo ministro Golda Meir z”l, nata in Ucraina e fondatrice di Mashav, l’agenzia dello Stato di Israele per la cooperazione internazionale allo sviluppo, una divisione del ministero degli Affari Esteri. Yitshak Kreiss, Direttore generale di Sheba Medical Center, ha dichiarato che non è facile lasciare la sicurezza della propria casa ed entrare in una zona di conflitto ma gli israeliani lo fanno. Yoel Har-Even, Direttore di Sheba Global e Direttore dell’Israel Field Hospital, ha dichiarato che come molti nella delegazione, è tornato nella terra dei suoi nonni e antenati, dove è nata anche sua madre, per offrire a un popolo che ha un disperato bisogno di aiuto la piccola assistenza che può dare sia come ebreo sia come israeliano e, principalmente, come professionista medico.

Allestire un ospedale da campo non è un compito facile. Ma con agilità, dedizione e professionalità, Israele ha affinato le sue capacità nel fornire il più alto livello di assistenza medica nei luoghi più difficili.

In quella parte di Europa caratterizzata da una storia ebraica così complessa e dolorosa, così piena di talenti e di grandi intellettuali come i poeti Bialik e Naftali Imber, autore del testo dell’inno israeliano “Hatikwa” e lo scrittore Shalom Aleichem e Maestri, pensatori e rabbini di fondamentale importanza, come Rabbi Nachman di Breslov e il Rebbe di Lubavitch, così come piena di sofferenza e persecuzione, Israele fornisce il suo aiuto, come del resto ha sempre fatto, sensibile al dolore di tutti i paesi bisognosi.

Questa è la vera anima dello Stato ebraico sempre pronto a soccorrere chi è in pericolo. Ottant’anni dopo Babij Jar, fossato nei pressi della città ucraina di Kiev e luogo tristemente noto per essere stato un sito di massacri ad opera dei nazisti e collaborazionisti ucraini ai danni della popolazione locale, dove tra il 29 e il 30 settembre 1941 trovarono la morte 33.771 ebrei, gli eredi di quelle vittime sono tornati da volontari per salvare vite umane, perché gli ebrei si ricordano sempre, come è scritto nel Talmud, che chi salva una vita salva l’universo intero.