di Michael Soncin
“Sostenibilità e responsabilità sono le nuove parole d’ordine”, afferma Suzy Menkes, iconica e celebre penna del mondo delle passerelle: perché quella della moda è tra le industrie più inquinanti del globo.
Un numero storico di Vogue Italia dedicato all’ambiente
“Sostenibilità e responsabilità sono le nuove parole d’ordine”, afferma Suzy Menkes, iconica e celebre penna del mondo delle passerelle, parole pronunciate già nel 2009 che oggi tornano prepotentemente alla ribalta, perché quella della moda è tra le industrie più inquinanti del globo.
Dobbiamo quindi rinunciare a tanta bellezza? Nient’affatto, basta solo rivederne l’iter creativo e soprattutto produttivo.
Piccoli e grandi gruppi stanno già operando in questa direzione; per citarne uno, c’è il caso di Lvmh, colosso del lusso francese, che possiede più di 70 marchi prestigiosi. La sua attenzione verso l’ambiente è uno dei principi portanti, già a partire da quando venne fondato. Tra i diversi marchi c’è Dior, che da diversi anni ha tra le ambasciatrici principali l’attrice israeliana Natalie Portman, che mette specifici paletti vegan e ambientalisti alle sue campagne.
“No photoshoot production was required in the making of this issue” recita il titolo di copertina di Vogue Italia nel numero di gennaio 2020, che per la prima volta decide di non scattare foto, per dare spazio a disegni e illustrazioni. “Tutte le copertine, – scrive il direttore di Vogue Italia Emanuele Farneti – e i servizi, sono infatti prodotte da artisti che hanno rinunciato a viaggiare, spedire, inquinare”.
Uno tra i creativi coinvolti nel progetto è il famoso artista americano David Salle, nato da genitori ebrei russi, che ha illustrato una delle cover del numero dedicato all’ambiente. Alcuni dipinti di Salle, realizzati per Vogue, sono in mostra dal 25 gennaio alla Galleria Ropac di Parigi. Un numero, destinato a passare alla storia, dove la giornalista canadese di origini ebraiche Naomi Klein, nell’intervista dal titolo “La moda è in fiamme” parla senza filtri e afferma: «La sfida del futuro è diventata la sfida del presente, e dobbiamo capire che la nuova rivoluzione verde funzionerà solo se la leghiamo a una rivoluzione sulle disuguaglianze».
Suzy Menkes, la prima a parlare di sostenibilità nel mondo della moda
Premiata da Pierpaolo Piccioli, designer di Valentino, con il The Visionary Award, durante i Green Carpet Fashion Award, presso La Scala di Milano nel 2018, è stata la giornalista ebrea Suzy Menkes. “Interprete della moda dotata di abilità strabilianti, – si legge su Vogue – è stata la prima a parlare di sostenibilità nel campo del lusso e in questo è stata una vera visionaria”.
Dopo aver collaborato, per numerosi anni come reporter di moda per l’edizione internazionale del New York Times, oggi è International Vogue Editor di Condé Nast International, un nuovo ruolo all’interno del gruppo creato ad hoc per lei da Anna Wintour.
Dalla fisica ai filati
Nei passaggi previsti durante la lavorazione di un tessuto, da materia prima a prodotto finito, vengono utilizzate nelle diverse fasi grandi quantità d’acqua e agenti chimici.
A che punto è la sostenibilità dei processi produttivi? Da Israele la startup Sonovia ha ideato Sono-finishing, una soluzione hi-tech, proveniente dal mondo della fisica, che permette attraverso una tecnologia agli ultrasuoni dai costi competitivi il finissaggio dei tessuti, rendendoli senza odori, più morbidi e resistenti fino a 100 lavaggi a 75 gradi centigradi, il tutto utilizzando ben il 50% in meno di sostanze chimiche.
Ilana Efrati: «La creatività è legata al toccare, al profumo, ai sensi»
Un life-style responsabile, attento al futuro del pianeta, deve diventare una presa di coscienza collettiva
Per Ilana Efrati, nota fashion designer israeliana, il concetto di “moda eco-sostenibile” è uno dei tratti distintivi, presente sin dai suoi esordi in questo magico mondo, nel 1985, quando fondò il suo marchio di moda indipendente.
«Spero che l’interesse verso un life style più responsabile e sostenibile, i cui si parla molto oggi, non sia solo un fenomeno passeggero – racconta la stilista a Bet Magazine – ma che diventi una presa di coscienza, che ci accompagni durante gli anni a venire».
Dal 2005 Ilana Efrati vive tra Tel Aviv e l’Italia, con la quale ha stretto un forte legame, soprattutto in Umbria, costruendo un ponte tra i due paesi, evidente anche nelle sue creazioni. Proprio per questo forte sodalizio culturale ed economico tra Italia e Israele, nel 2016 è stata insignita dell’onorificenza di “Cavaliere dell’Ordine della Stella d’Italia”.
Come nascono le sue creazioni? Ci racconta che tutto inizia da una forte vicinanza con la natura, dalle passeggiate nei boschi dell’Umbria, dove crea dei pattern con foglie, fiori e frutti messi in posa sui tessuti. Rilasciando il loro colore naturale, diventano i prototipi per i suoi abiti, stampati digitalmente in Italia, con un metodo che non inquina, utilizzando esclusivamente materie prime naturali come il lino, la seta e il cotone.
Oltre alle collezioni di moda e di design tessile, Ilana Efrati esprime la sua creatività anche attraverso la video arte e la ceramica. Orto, il suo libro (disponibile nell’edizione bilingue, inglese ed ebraico, sul sito masaot.com), è un’ode alla natura, in cui emerge il suo tratto distintivo.
«Il trend e il design possono coesistere senza il bisogno di cambiare per forza sempre tutto; ciò che conta è possedere un guardaroba smart, perché il design non può non essere eticamente responsabile».
(http://www.ilanaefrati.com/)
Da Israele, nuovi materiali e lavorazioni d’avanguardia
Il marchio israeliano Tesler + Mendelovitch si distingue per la produzione di eleganti clutch in legno, lavorato come se fosse pelle, dall’aspetto elegante e sofisticato, in cui ogni pezzo, realizzato individualmente a mano, è unico nella sua creazione.
Sempre da Israele, l’azienda Alga Apparel, vincitrice del Global Change Award nel 2018, ha sviluppato una tecnica in grado di produrre biofibre partendo dalle alghe, che grazie a tinture ecologiche sono amiche della pelle e dell’ambiente.