La Serbia restituisce i beni confiscati agli Ebrei

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di Paolo Castellano

Nikola-Selakovic

Ancora oggi alcuni stati europei non hanno riconsegnato i beni espropriati agli Ebrei durante le persecuzioni della seconda guerra mondiale. Una notizia positiva arriva dal parlamento serbo che lo scorso mese ha approvato una legge per la restituzione delle proprietà confiscate.
Il ministro della giustizia della Serbia, Nikola Selakovic, ha definito questa scelta come un “obbligo morale”. La nuova norma, approvata a febbraio, prevede inoltre un fondo di risarcimento pari a 950 mila euro spalmati in 25 anni per dare un supporto alla comunità ebraica serba.
Gli immobili senza proprietari viventi verranno gestiti dalla European Association of Jewish Communities, lo riporta il The Times of Israel.
Il presidente serbo, Ruben Fuks, inoltre ha sostenuto che la decisione politica sia un forte messaggio per combattere il pregiudizio e preservare la memoria dell’Olocausto.
Aleksander Lebel, un ebreo serbo tra i pochi rimasti, ha accolto con gioia questa norma. La casa della sua famiglia infatti fu confiscata nella primavera del 1942. In quegli anni la persecuzione nazista colpì l’80% degli ebrei serbi e 33 mila di loro vennero uccisi dal fanatismo hitleriano.
«Dopo la guerra le autorità hanno deciso di restituire i beni immobili, ma sono state uccise parecchie persone e non c’era più nessuno a cui restituire molte di esse», ha ricordato l’anziano Lebel. Infatti non tutti gli edifici sono stati restituiti. Alcune di queste 3 mila proprietà situate nei pressi di Belgrado, nella Serbia centrale e nella parte settentrionale di Vojvodina, col tempo sono state privatizzate o trasformate nelle sedi di istituzioni pubbliche.
Prima che la crudeltà e la violenza di Hitler si abbattesse sulla Serbia, nel paese era presente una solida comunità ebraica. Le radici erano antichissime: erano presenti gruppi di ebrei fin dall’epoca romana. Il numero in seguito aumentò considerevolmente ai tempi dell’Inquisizione spagnola e portoghese. Nel XIX secolo gli Ebrei combatterono a fianco dei loro compagni serbi contro gli Ottomani sia nella guerra d’indipendenza che durante la prima guerra mondiale.
«Questa legge permette ai sopravvissuti dell’Olocausto – ha dichiarato Fuks – di vivere con meno preoccupazioni negli ultimi anni della loro vita dopo le esperienze orribili che hanno vissuto».