“Chiedo a Israele di proteggerci dai massacri”. Questa l’accorata richiesta, uscita sul sito Times of Israel, di Abu Wisam, iracheno di etnia Yazidi, recentemente massacrata dalle truppe dell’esercito islamico in Iraq. Nel paese si stanno consumando persecuzioni a danno delle minoranze religiose, come i cristiani e gli Yazidi e ora Wisam, che si trova a Gerusalemme da giugno assieme a uno dei suoi figli, invoca la protezione dello Stato ebraico e del Governo Nethanyahu per salvare il suo popolo dalla fame e dalle persecuzioni.
Wisam è seriamente preoccupato per le sorti dei suoi famigliari e della propria popolazione di origine curda e di religione zoroastriana che ora è braccata dall’ISIS.
Sfollati dalle loro abitazioni, perseguitati, minacciati di morte o convertiti a forza all’Islam in 200mila Yazidi vivono asserragliati sulle montagne, senza acqua e cure mediche mentre tanti altri sono stati uccisi dalle truppe irachene. Da tutto questo e dal rischio di morte, Abu Wisam è riuscito a mettersi in salvo, arrivando a giugno a Gerusalemme, per curare suo figlio vincendo ogni pregiudizio. “Prego tutte le persone di buon cuore di aiutarci” ha detto l’uomo al sito Times of Israel accolto e ospitato dai membri dell’associazione cristiana “Sheve achim” che ha dato a lui e a suo figlio alloggio e nutrimento.
Dopo questo episodio Wisam si è ricreduto sugli ebrei, liberatosi da quei tremendi resoconti forniti su di loro dai media iracheni e consapevole del fatto che avrebbe perso il lavoro qualora avesse reso nota ai suoi capi la visita in Israele. Wisam è stato letteralmente conquistato dallo Stato ebraico “da come si comporta la gente negli ospedali, non importa di che religione tu sia, la gente qui è libera e gli ebrei mi danno libertà”. A metterlo in contatto con questo ente era stata una Organizzazione Non Governativa Curda e Sheve Achim da anni si occupa di tutelare i bambini malati del mondo musulmano, molti di loro provenienti dalle regioni curde nell’Iraq settentrionale. Attraverso questa organizzazione, i bambini possono ricevere cure negli ospedali, cardiologiche o pediatriche senza alcuna distinzione etnica o religiosa. Come molti israeliani, quest’estate, Abu Wisam ha vissuto la minaccia dei missili e l’angoscia, dovendo correre nei rifugi quando i missili di Hamas volavano sopra la sua testa. “Grazie a Dio i missili sono caduti lontano da qui” ha detto. “Questo è niente a confronto dell’Iraq, sono stato bombardato tante volte”.
La situazione della sua famiglia resta molto critica e una settimana dopo il suo arrivo a Gerusalemme, aveva sentito la notizia che la città di Mosul era stata conquistata dall’esercito islamico. Cinque giorni fa suo fratello l’aveva chiamato per avvertirlo che le forze curde avevano abbandonato la loro città di Sinjar e che venti membri della sua famiglia, che non ha la macchina, si stavano dirigendo verso le montagne. Ora suo fratello, sua moglie, i suoi tre figli e le sue due figlie, sua madre e suo padre e diversi cugini sono circondati dall’esercito. Suo fratello gli ha detto che centinaia di Yazidi sono stati uccisi e molte donne sono state violentate. Duecentocinquanta persone sono state uccise dai militari che stringevano una bandiera “Allahu Akbar”. Le paure di Wisam crescono sempre di più: “spero che Israele e l’Europa ci aiutino. Andrei dal governo Nethanyahu per chiedere aiuto, l’Iraq è una tomba per noi e sarei felice di portare la mia gente in Israele”.
(Traduzione di Roberto Zadik)