di Nathan Greppi
Un futuro fondato su “amicizia, solidarietà e verità”: questo è ciò che chiede una lettera diretta alle autorità polacche e israeliane e firmata da 50 polacchi che, durante la Seconda Guerra Mondiale, salvarono degli ebrei. In essa, si chiede ai due paesi di superare la crisi diplomatica sorta a causa della nuova legge che impedisce di accusare i polacchi di aver preso parte alla Shoah.
Secondo il quotidiano Israel Hayom, la lettera è stata letta dalla Giusta Anna Stupnicka-Bando di fronte al Primo Ministro Mateusz Morawiecki a Varsavia (insieme nella foto), durante una cerimonia alla quale hanno partecipato altri 5 firmatari.
I 50 firmatari della lettera affermano di essere gli ultimi ancora vivi tra i 6.700 polacchi che lo Yad Vashem ha riconosciuto come “Giusti tra le Nazioni”, in quanto hanno rischiato le loro vite e quelle dei loro familiari per nascondere degli ebrei in fuga dai nazisti. La maggior parte di quelli rimasti all’epoca erano ragazzi, che però aiutarono i genitori nel nascondere chi chiedeva aiuto.
Nella lettera, essi dichiarano di non accettare che ebrei e polacchi siano divisi. Il Primo Ministro Morawiecki ha elogiato i Giusti, affermando che essi “hanno servito l’umanità e la Polonia”, e li ha ringraziati per chiedere una riconciliazione “in questo momento difficile, quando la Polonia sta combattendo per la verità dopo molti anni di negligenza.”
Le legge che sta al centro di tutto rende illegale affermare che i polacchi hanno aiutato i nazisti nel deportare gli ebrei nei campi di concentramento, cosa che ha suscitato l’indignazione sia di Israele che dei superstiti della Shoah in tutto il mondo.
Sempre lunedì Ronald Lauder, Presidente del Congresso Ebraico Mondiale, ha pubblicato sul New York Times una lettera aperta in cui ha dichiarato che la nuova legge “ha provocato una tempesta di furore,” e ha chiesto al governo polacco di riaprire il dialogo con i rappresentanti del mondo ebraico. “
Jacek Chodorowicz, Ambasciatore Polacco in Israele, nel corso di un incontro alla Knesset lunedì ha promesso che la legge non verrà applicata finché i negoziati tra i due paesi non saranno conclusi. I parlamentari israeliani presenti hanno affermato che né la Knesset né lo Stato d’Israele accetteranno mai che la storia venga riscritta.