di Francesco Paolo La Bionda
L’Associazione delle Comunità Ebraiche del Golfo, in inglese Association of Gulf Jewish Communities (AGJC), nata lo scorso febbraio a seguito degli Accordi di Abramo, ha lanciato un progetto per il restauro e la manutenzione in perpetuo del cimitero ebraico del Bahrein. L’iniziativa è stata lanciata il 16 gennaio, in corrispondenza della festività di Tu B’Shevat.
L’insediamento ebraico contemporaneo in Bahrein è iniziato a fine Ottocento, con l’arrivo di ebrei iracheni in cerca di migliori condizioni di vita e opportunità economiche. Da allora la vita ebraica nel piccolo regno è prosperata e negli anni Trenta del secolo scorso la comunità costruì una sinagoga, oggi la più antica e l’unica ancora funzionale nel Golfo, e un cimitero, anch’esso l’unico utilizzabile nella regione. Il progetto si propone di creare un fondo perpetuo per la manutenzione dello spazio di sepoltura.
“Festeggiando Tu B’Shevat, nella tradizione ebraica, come il Nuovo anno arboreo, stiamo piantando alberi nel cimitero ebraico del Bahrein come a voler riportate in vita coloro che hanno vissuto nella splendida comunità del Bahrein per secoli e lo hanno scelto come luogo di riposo per l’eternità”, ha spiegato il rav dell’AGJC Elie Abadie.
Per l’occasione, Mosaico ha nuovamente intervistato il Presidente dell’associazione, Ebrahim Dawood Nonoo, imprenditore cittadino e nativo del Bahrein, per maggiori dettagli sul progetto e un aggiornamento sullo stato della vita ebraica nel Golfo.
Come stanno procedendo le attività dell’Associazione?
Molto bene, come sapete ci adoperiamo per facilitare e incoraggiare la vita ebraica nel Golfo. Nonostante le limitazioni imposte dalla pandemia, ci sono stati sviluppi positivi: ad esempio, la sinagoga è nuovamente operativa e teniamo funzioni religiose regolari durante il sabato. Abbiamo fatto un buon lavoro anche nell’assicurare la disponibilità di alimenti kasher.
Siamo molto attivi anche sul piano dei rapporti interconfessionali e abbiamo invitato concittadini musulmani a visitare la sinagoga. Abbiamo realizzato una traduzione della Torah in arabo da far leggere loro e quando hanno letto i Dieci Comandamenti sono rimasti stupiti che fossero gli stessi riportati anche nel Corano. In generale, c’è una bella atmosfera di convivenza, molto inclusiva.
Come è nato il progetto per il rinnovamento del cimitero?
È essenziale per la vita ebraica del Golfo e quindi è necessario preservarlo. Prima la comunità era molto piccola, ora che stiamo lavorando per accrescere la vita ebraica non solo qui ma in tutta la regione ci stiamo prendendo più cura dei nostri luoghi sacri. Per il cimitero stiamo partendo con la piantumazione degli alberi e abbiamo l’obiettivo di assicurarci che venga mantenuto operativo e in buone condizioni in perpetuo.
Prevedete altri interventi?
Sicuramente ci saranno, è un cimitero antico e per mantenerlo operativo dobbiamo dedicargli le cure necessarie. Al momento stiamo anche compilando un registro storico degli ebrei vissuti in Bahrein, così da poterlo poi usare per restaurare correttamente le lapidi più antiche.
Assieme al Bahrein, Dubai è l’altro centro della vita ebraica nel Golfo. Riuscite a mantenere frequenti i contatti?
A causa del Covid, molte delle nostre attività congiunte si svolgono virtualmente, soprattutto su Zoom e teniamo dei meeting digitali tutte le settimane e rav Abadi da Dubai celebra anche per noi le funzioni dello shabbat.