di Fiona Diwan
«Se passa la Legge sul reato di negazionismo ne vedremo delle belle, uno dei suoi effetti collaterali, ad esempio, sarà la proliferazione proprio di una schiera di cattivi maestri!, quei maestri cantori del lobbismo che si scateneranno dicendo, “guardate gli ebrei: per difendere il loro patrimonio storico sono persino disposti a svendere il diritto costituzionale della libertà di parola e di opinione!”. Sono molti, del resto, a non essere d’accordo con questa legge e a pensare che il negazionismo sia da combattere con le armi della cultura e dell’istruzione e non con il codice penale alla mano».
Così si esprime Emanuele Fiano, 50 anni, deputato a Montecitorio nelle fila del Partito Democratico, ex presidente della Comunità ebraica di Milano, Segretario della Sinistra per Israele, oggi responsabile nazionale del PD per la sicurezza. Come capogruppo della Commissione della Camera per gli Affari Costituzionali, si dovrà occupare proprio della proposta di legge sul negazionismo.
Una carriera politica spesa anche a difendere le ragioni di Israele tra i ranghi del proprio partito, ogni qualvolta l’antisionismo faceva capolino dietro le parole e le posizioni di questo o quel politico o quando le oltranze di posizioni filopalestinesi sposavano argomentazioni denigratorie o delegittimanti dello Stato d’Israele.
«L’associazione Sinistra per Israele di cui sono Segretario nasce nel 1967, all’indomani della Guerra dei 6 Giorni. È in quel momento che l’Urss e la sinistra comunista abbandonano Israele, perdendo di vista le ragioni storiche della sua nascita e le sue origini socialiste, e soprattutto il fatto che la sua esistenza sia stata l’esito di un percorso di autodeterminazione comune a tutti gli Stati nazionali. Per rispondere a chi, in questi anni, dava contro Israele anche in malafede, ho sempre praticato la via del dialogo e della dialettica, cercando di andare avanti con la schiena diritta, senza mai tacere con chi usava aggettivi non condivisibili».
Come spiegare il negazionismo, il ricorso a conclamati falsi storici come “I protocolli dei savi di Sion”, un odio antiebraico così radicato e esibito in personaggi che sono noti accademici?
«Quando la realtà è sempre più difficile da capire e spiegare, molti preferiscono optare per facili teoremi ideologici che danno risposte pronte a tutto. Spesso, coloro che non sono in grado di affrontare la complessità della realtà in genere si rifugiano nell’ideologia. E poi, credo che di certe cose non ci liberemo mai, ad esempio i falsi messia, gli ideologi deviati… Vattimo mi fa venire in mente chi sostenne la bufala delle Torri gemelle abbattute per volontà di un complotto ebraico! Insomma, come spiegare, ad esempio, la realtà della persistenza dell’antisemitismo in Paesi senza più ebrei come la Lituania, la Polonia, la Spagna? L’Occidente sta attraversando un momento di grande complicazione e incertezza e questo spiega i falsi profeti, o personaggi con atteggiamenti come quelli di Beppe Grillo».
Che parte ha la Rete in tutto questo?
«Enorme. È la tribuna per eccellenza dei cattivi maestri. Proliferano notizie senza base documentale, inattendibili; fatti non verificati e non verificabili, balle conclamate raccontate così bene e in modo così verosimile da diventare vere. Internet sarà anche la democrazia dell’informazione ma è anche la fiera del falso, del pervertimento della realtà. Ecco perché, alla lunga, contro le falsità e i cattivi maestri vince chi ribatte con dovizia di fonti e di particolari, rintuzzando inesattezze e approssimazioni. Anche per questo sono sorte realtà come il FRA, Fundamental Rights Agency, agenzia dell’Unione Europea alla cui conferenza annuale sono appena stato e che si è svolta in Lituania, con incontri dedicati agli Hate Crimes, gli odi di tipo etnico e di genere, ai Denial Crimes, crimini di negazione… Forse è perché il razzismo si sta di nuovo diffondendo in modo significativo, ma in questo momento registro una forte sensibilità delle istituzioni europee nei confronti di tutti i crimini legati a questi temi».
Cosa pensi delle note dichiarazioni di Moni Ovadia?
«Ha opinioni che io non condivido, né su Israele, né sui suoi governanti. Tuttavia non considero Ovadia un nemico di Israele ma solo di alcuni comportamenti dei suoi governi. Personalmente io credo sia utile che nella nostra Comunità si parli con tutti, anche con chi è molto polemico o critico con Israele, senza mettere all’indice nessuno. Ovadia è un oppositore, non un nemico. E la forza di noi ebrei non sta forse, da sempre, nel dibattito interno?»
La Legge sul reato di negazionismo: che ne pensi?
«Finché saranno in vita sopravvissuti come mio padre e il negazionismo della Shoah li colpirà nelle loro cicatrici, utilizzo la loro opinione: la negazione della tragedia va punita. Avendo una storia diversa – aggiunge il figlio di Nedo Fiano, sopravvissuto alla deportazione nazista nel campo di sterminio di Auschwitz, ndr -, ho una posizione più articolata e sono favorevole a sviluppare il dibattito che c’è in Italia, anche con le opinioni degli storici e dell’Unione camere penali. Mi auguro che anche in Parlamento ci sia un confronto costruttivo. Spero tuttavia che coloro che in Italia legittimanente si oppongono con tanta veemenza all’ipotesi di introdurre il reato di negazionismo, abbiano coscienza del fatto che in tutto il mondo occidentale questa esigenza è avvertita. Abbiamo infatti una vasta diffusione di questo reato in Canada, Francia, Germania, Stati Uniti e Austria, solo per citare alcuni Paesi. Non dimentichiamoci che c’è una decisione quadro europea del 2008, la 913, che combatte le forme e le espressioni di razzismo e xenofobia. E nell’articolo 1 chiede agli Stati europei di intervenire contro l’apologia e la negazione dei crimini contro l’umanità».