L’esperto Kobi Michael: Israele è pronta per questo tipo di guerra e sente che può vincerla

Mondo

di Ludovica Iacovacci

Il 31 luglio 2024, verso le 2 di mattina israeliane, si è scritta una notizia destinata a scuotere le sorti della guerra in Medio Oriente: è stato ucciso Ismail Haniyeh, il capo politico di Hamas. La notizia è importante non solo perché gli israeliani (che non hanno rivendicato) sarebbero riusciti a fare fuori la mente politica dell’organizzazione terroristica responsabile del pogrom del 7 ottobre, ma anche perché questa morte è avvenuta a Teheran, nel cuore del territorio del burattinaio mediorientale, l’Idra a più teste che architetta i disordini nella regione: l’Iran.

La sera del 30 giugno, Israele aveva comunicato di aver ucciso Fuad Shukr, il comandante militare più anziano di Hezbollah e il numero due, il braccio destro del leader Hassan Nasrallah, in risposta all’attacco di Majdal Shams che causò la morte di 12 bambini drusi israeliani. Due notizie, l’una a poche ore di distanza dall’altra, che stanno suscitando numerosi interrogativi a cui gli esperti del settore sono pronti nel rispondere.

 

Bet Magazine ha intervistato il professore Kobi Michael, ricercatore senior presso l’Istituto per gli studi di sicurezza nazionale (INSS) e professore in visita presso l’International Centre for Policing and Security University of South Wales UK.

 

Professore, quali sono le implicazioni di queste morti?

Penso che quello che è successo sia molto significativo perché indica le capacità dell’intelligence israeliana nelle operazioni, la determinazione e il senso di fiducia in sé stessi perché coloro che prendono le decisioni hanno considerato l’opzione che l’Iran e Hezbollah possano infangare l’intera regione conducendo una guerra regionale. Israele è pronta per questo tipo di guerra e sente che può vincerla. Eventualmente ciò aggiunge ulteriori deterrenti e credo che Israele abbia scelto, in maniera saggia, il target di Hezbollah perché in tal modo è sicura che gli Stati Uniti rimarranno al nostro fianco. Su questo gli americani non possono avere nulla da dire, perché l’organizzazione libanese è un obiettivo anche americano. Hezbollah ha sulle mani molto sangue americano, [Fuad Shukr] è stato coinvolto nell’uccisione di 241 marines americani a Beirut, è ricercato dall’FBI e la sua testa vale 5 milioni di dollari. Adesso gli americani dovranno pagare questo prezzo agli israeliani. Inoltre il Segretario della Difesa ha detto che l’America sarà con Israele se l’Iran risponderà. Uccidere Ismail Haniyeh è stato importante perché la sua morte ha un impatto simbolico nelle operazioni, lui è il leader di Hamas, l’organizzazione terroristica contro la quale siamo in guerra a seguito del suo barbarico attacco, il 7 ottobre. È un risultato molto significativo quando riesci a prendere le teste dei tuoi nemici. Questo non significa che Hamas sarà circondata o che verrà smantellata, loro saranno in grado di trovare un sostituto per Ismail Haniyeh così come lo hanno trovato per Ahmad Yassin. Non è la prima volta che Israele colpisce il leader di Hamas, è la terza, ma questa volta è stato nel cuore dell’Iran, sotto l’ospitalità iraniana, sotto la loro responsabilità, in un evento davvero molto importante che era l’inaugurazione del nuovo presidente. L’idea che Israele riesca a raggiungere ogni posto in Iran, nel cuore di Teheran, in un’area molto ben controllata e sicura, in un giorno così simbolico, è qualcosa che urta fortemente gli iraniani. È un gran risultato. Dobbiamo prendere in considerazione che aver ucciso questi due target ci conduce verso una guerra più ampia.

 

Quindi da parte di Hamas, Hezbollah o Iran potrebbe venire una risposta più forte di qualunque altra vista fino ad oggi?

Da parte di Hamas no, non è più capace, è quasi smantellata, quantomeno da un punto di vista militare. Dopo l’uccisione di Mohammed Deif, che è molto più importante di quella di Ismail Haniyeh, non credo che Hamas possa fare qualcosa di significativo, sono rimasti con capacità molto marginali. Da parte di Hezbollah, sì, loro possono estendere il loro raggio d’azione, lanciando missili su target sensibili o razzi su aree come Tel Aviv. Se loro dovessero decidere di attaccare in maniera aggressiva, non conterranno la loro azione. A quel punto ci troveremo di fronte a una guerra più grande contro Hezbollah. Da parte iraniana, credo che loro saranno molto coscienti. Loro sanno che se si muovono in maniera aggressiva, come hanno fatto il 13 aprile, allora non dovranno solo fronteggiare Israele, ma anche con gli Stati Uniti d’America. Credo che questa volta gli USA reagiranno militarmente verso l’Iran e Israele sarà molto più aggressiva rispetto agli eventi di aprile.

 

Si discute molto sul fatto se Hamas possa essere definitivamente distrutta, lei che ne pensa?

Distinguendo Hamas da un punto di vista ideologico e da uno militare e prendendo in considerazione Hamas come movimento religioso e ideologico, non puoi togliere una credenza ideologica e religiosa dalle menti e dai cuori delle persone attraverso misure coercitive. È qualcosa che richiede altri strumenti e richiede molto tempo, come la denazificazione della Germania dopo la Seconda Guerra Mondiale. L’idea di smantellare Hamas da un punto di vista militare e governativo è qualcosa che è già compiuto. Hamas non è più capace di operare per quanto concerne le informazioni militari, abbiamo distrutto la maggior parte della loro capacità militare, le unità, le brigate, leader politici e militari, capacità produttive e industriali militari, le armi. Li abbiamo disconnessi dal Corridoio di Philadelphia, nel valico di Rafah, affinché non potessero più permettersi di rifornirsi con armi. Quel corridoio era la loro fonte di ossigeno. Come attività ed efficienza, Hamas non esiste più e quando prova a ricrearsi noi invadiamo la Striscia di Gaza ancora e ancora, come abbiamo fatto nella parte di est di Khan Yunis pochi giorni fa, affinché sia smantellato la loro opera di ricreazione. Da questo punto di vista, Israele è riuscita a distruggere Hamas.