di Paolo Castellano
Un documento d’inchiesta del ministero degli Esteri israeliano ha scoperto che migliaia di musulmani cinesi stanno combattendo in Siria tra le fila delle organizzazioni jihadiste che si oppongono al regime di Assad. La Cina è molto preoccupata per il loro possibile ritorno in patria e i timori si allargano anche sulla sicurezza dei suoi cittadini e sui propri interessi internazionali (per questo recentemente ha incrementato il suo coinvolgimento in Siria stabilendo dei contatti con il regime di Assad).
Il 28 marzo il sito d’informazione Ynet News ha riportato che tradizionalmente la Cina ha sempre attribuito una piccola importanza alla Siria, ma le recenti circostanze hanno cambiando il suo paradigma geopolitico. L’indagine prodotta da uno dei tre corpi israeliani d’intelligence , insieme all’intelligence Militare e al Mossad, ha segnalato che “l’imminente rientro di decine di migliaia di cittadini cinesi che combattono e vivono in Siria fa emergere il bisogno di monitorarli. La Cina è estremamente interessata ai dati e alle informazioni su di loro. Il nostro convincimento è che sia meglio respingerli sul suolo siriano con l’obiettivo di prevenire il loro ritorno nella regione d’origine”.
Per raggiungere questi obiettivi, la Cina dovrà essere assistita da coloro che sono attivi sul terreno di battaglia e con i quali ha dei rapporti di amicizia: parliamo quindi di Russia, Iran e il regime di Assad.
I cinesi che combattono in Siria sono membri del gruppo musulmano Uyghur, una minoranza sunnita che parla in un dialetto turco e principalmente risiede nel nord-ovest di Xinjiang.
Il Presidente Assad ha detto recentemente che i servizi segreti siriani e cinesi stanno lavorando insieme per combattere gli uighuri in Siria che sono entrati nella regione dalla Turchia accusando il governo turco della crisi.
Un portavoce del ministero degli esteri cinese ha detto che la Cina è pronta a cooperare con le parti interessate, inclusa la Siria, per combattere le attività di frontiera degli uighuri.
Inoltre la Cina è interessata a prendere parte alla ricostruzione della Siria quando questa sarà possibile. Assad stesso ha infatti detto che molti esperti cinesi sono già in Siria per velocizzare la riedificazione.
Secondo il documento israeliano, la Cina ha fatto grandissimi sforzi per porre fine alle partenze illegali degli uighuri dal paese, ma nonostante il blocco della strada più breve che attraversa il Pakistan, decine di migliaia di uighuri sono fuoriusciti dal confine meridionale e hanno attraversato una via tortuosa per raggiungere la Turchia.
Per intraprendere il viaggio, le famiglie Uyghur hanno dovuto vendere i loro possedimenti a Xinjiang. Grazie alle loro origine turche, la Turchia aiuta coloro che vogliono raggiungere il suo territorio e ciò crea una forte tensione tra Ankara e Pechino.
Nel giugno del 2013, il TIP (Partito islamico turco) ha incominciato a diffondere dei video dei suoi combattenti in Siria, chiamati per la jihad. Il TIP è un’organizzazione uighure che opera principalmente fuori dai confini della Cina, e negli ultimi tre anni i suoi video di propaganda hanno prodotto un significativo incremento dei combattenti uighuri.
Secondo il rapporto israeliano, 3mila uighuri stanno combattendo nei ranghi di Jabhat Fateh al-Sham, filiale di al-Qaeda in Siria (precedentemente conosciuta come Fronte al-Nursa), e in diverse fazioni armate dell’ISIS. La Cina poi ritiene che il numero dei combattenti sia intorno ai 5mila. Diverse famiglie uighure si sono insediate nei villaggi siriani rendendo i combattenti uighuri più determinati nel difendere l’area.
Negli ultimi anni, la Cina ha deciso di non schierarsi nel conflitto siriano, ma a metà del 2015 c’è stato un evidente cambio di direzione. Delle delegazioni cinesi, incluse le delegazioni militari, hanno visitato Damasco per offrire aiuto alla Siria. Il ministro cinese alla Difesa ha annunciato che in aggiunta agli aiuti umanitari la Cina potrebbe trasferire sul territorio alcuni addestratori militari.
“Il coinvolgimento dell’esercito russo in supporto al regime di Assad ha portato un cambiamento nel bilanciamento della sfera d’influenza regionale della Cina che ora tenderebbe a riconoscere la sopravvivenza del regime assumendo un ruolo primario nello scenario post-bellico. Ma ci sono anche guadagni personali: il regime di Assad ha rifornito la Cina di significative informazioni sui cittadini cinesi che combattono dentro ai suoi territori”, ha riportato il documento.